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Gina e Giampaolo, Azione Cattolica Italiana, ospiti degli studi di Radio Vaticana Gina e Giampaolo, Azione Cattolica Italiana, ospiti degli studi di Radio Vaticana

Giampaolo, Gina e la scelta di aprire il cuore a chi fugge dalla guerra in Ucraina

La coppia di Bassano del Grappa assieme ai tre figli ospita Danil, giovane ucraino che ora vive con loro: “Chi accoglie deve ascoltare per capire, rispettare e dare serenità. Il confronto è allargare l’orizzonte”

Svitlana Dukhovych e Francesca Sabatinelli - Città del Vaticano

“L’italiano dicono sia una lingua molto facile, beh non è proprio così anche se in due mesi già riesco già a parlare un po’”. Danil dell’Italia, oltre alla lingua che piano piano sta imparando, apprezza la mentalità, la gente e gli edifici, “tutto è molto bello qui in Italia”, dice. Questo ragazzo - sorriso gentile e vivace e sguardo curioso scrutatore di tutto ciò che lo circonda - da due mesi è in Italia, arrivato dall’Ucraina, ospitato da una famiglia di Bassano del Grappa, in provincia di Vicenza. Gina e Giampaolo e i loro tre figli, hanno aperto le porte della loro casa a Danil dopo una esperienza vissuta attraverso l’Azione Cattolica di Vicenza, di cui fanno parte, che nei mesi scorsi aveva permesso loro di incontrare 25 ragazzi provenienti appunto dall’Ucraina, mentre altri 25 erano stati ospitati da Azione Cattolica Bologna. Sin dall’inizio, la scelta è stata quella di ospitarli in casa, presso le famiglie. “Una esperienza che per noi è stata un dono - spiega Gina a Radio Vaticana - Vatican News - una grande ricchezza. Abbiamo potuto ascoltare storie difficili, di vite ferite, segnate da un conflitto senza senso e che ci hanno portato a entrare nella storia di questi giovani e capire come la situazione che loro stavano vivendo fosse particolarmente drammatica”.

A ognuno la sua parte

Di qui la scelta di “aprire ancor di più il cuore” a chi si fosse trovato in situazione di bisogno, una decisione presa di comune accordo con i tre figli. “Certamente all’inizio - prosegue il racconto Giampaolo - c’è stato un normale imbarazzo, che però si è sciolto nel momento in cui Danil ha varcato la soglia della nostra casa, ha visto i luoghi e ha conosciuto i nostri figli”. L’aver condiviso la scelta ha messo tutti i membri della famiglia nella condizione di dover fare del proprio meglio per aiutare Danil ad inserirsi, tanto da essere impegnato oggi in attività di volontariato con la Caritas e con altre associazioni, nonché coinvolto da uno dei figli di Gina e Giampaolo nel baskin, sorta di basket giocato da persone normodotate e diversamente abili insieme. “Quando mi sono trasferito dai territori occupati – spiega il giovane ucraino - ho vissuto per sette mesi a Zaporizhzhia, dove c'era la Caritas, e anche lì ho fatto volontariato. Lo faccio perché altri mi aiutano e anch’io voglio dare una mano e aiutare le persone.” “Essendo stata una scelta di famiglia – prosegue Giampaolo - tutti noi ci siamo messi nella condizione di poter aiutare Danil a inserirsi nel nostro contesto sociale. In questo momento con Danil stiamo cercando di vedere un suo ipotetico futuro nel contesto nostro italiano”.

Il confronto e l’apertura

Così come per altre persone fuggite dalla guerra in Ucraina, anche per Danil uno degli aspetti più difficili da gestire è stata la paura generata da bombardamenti ed esplosioni, in questi due mesi però sta riuscendo a superare ciò che ha vissuto nella sua terra. “Quando ci sono rumori forti mi spavento ancora, ma non così tanto come due mesi fa. È dura talvolta ... spesso penso che mia madre è rimasta lì, mio padre è rimasto lì, tutta la famiglia è lì…”. Danil è in contatto costante con la sua famiglia, il che lo tranquillizza, a poco a poco riuscirà a lasciare dietro di sé i condizionamenti e i timori che ogni guerra genera in chi la subisce, allo stesso tempo Gina e Giampaolo, così come i loro figli, avranno avuto la possibilità di conoscere un prossimo diverso per nazionalità, usi, costumi e cultura. Una esperienza che ha soprattutto insegnato ad ascoltare, come spiega Gina, “perché chi accoglie deve ascoltare per capire, ascoltare per rispettare e ascoltare per dare serenità a chi è ospitato. E quindi, la cosa che sto imparando è il confronto anche tra le parole che vengono usate, perché ogni parola è portatrice di un'idea, ogni espressione linguistica è portatrice di un pensiero. E allora con Danil, per quanto è possibile, ci si confronta su questo, perché lui è molto attento alle parole. Quando dobbiamo capirci su qualche argomento, magari lui mi dice: ‘Questa cosa da noi si dice così perché significa questo’. Io allora mi confronto su come noi vediamo quella cosa o quella situazione ed è ogni volta un allargare l'orizzonte”.

Solidarietà per sperare nel futuro

Ad ascoltare la storia di Danil, di Gina e di Giampaolo c’è anche Maria, anche lei dell’Ucraina, che nei giorni scorsi ha preso parte alla XVIII Assemblea nazionale dell’Azione Cattolica Italiana. Anche lei, come Danil, era stata in Italia nel gennaio scorso, invitata da AC. Come Danil, anche lei era stata inserita in una famiglia che oggi è diventata la sua famiglia italiana, “perché loro ci seguono sempre, dopo certi eventi terribili in Ucraina, dopo i bombardamenti, ci scrivono ogni volta, chiedendoci: Siete vivi, state bene? Sono costantemente preoccupati per noi, si prendono cura di noi e dicono: Se avete bisogno di qualcosa, scriveteci, ditecelo!” L’essere stati ospiti di Azione Cattolica, l’aver potuto parlare del loro Paese è stata un’occasione preziosa. “Questa è davvero una tragedia nel centro dell'Europa che non va dimenticata – prosegue Maria - altrimenti il destino dell'Ucraina sarà in dubbio, sarà molto difficile per noi sopravvivere da soli, senza l’appoggio del mondo”. L’essere stati in Italia è stata quindi occasione per ribadire che la speranza è di non venire dimenticati, di poter contare sempre sul sostegno che forse un domani permetterà a questi ragazzi di vivere in un Paese che “consenta di costruire il nostro futuro come vogliamo”. La speranza di Maria, di Danil e di tutti i giovani come loro è quella di poter continuare a contare su quel senso di solidarietà che ha spinto famiglie come quella di Giampaolo e Gina ad accogliere. “Noi – chiarisce Giampaolo - non sappiamo cosa sarà il domani di Daniel. Per il momento stiamo cercando di aiutarlo a inserirsi e a ipotizzare un futuro prossimo, anche dal punto di vista legale, dal punto di vista organizzativo”. “Abbiamo imparato, grazie anche all’Azione Cattolica - a concludere è Gina - a vivere le relazioni e a fare rete con gli altri e questo, unito ad una fede che non viviamo chiusa dentro alle nostre parrocchie, ci porta ad ascoltare le sollecitazioni e le provocazione del mondo”. Tutto ciò che sicuramente occorre per rendere possibili le “aperture” come quelle verso Danil e Maria.

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30 aprile 2024, 15:48