Israele ritira le truppe dal sud della Striscia
Silvia Giovanrosa - Città del Vaticano
Dopo poche ore dall’annuncio dell’imminente ritiro delle forze di difesa israeliane da Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza, alcuni degli abitanti che erano stati costretti ad evacuare la zona, stanno facendo ritorno alla loro città, ormai ridotta ad un cumulo di macerie. Secondo fonti delle forze di difesa israeliane, si sarebbe aperta la Terza Fase dell’invasione di terra cominciata il 27 ottobre. Sul posto, a mantenere il controllo del territorio, la Brigata Nathal, che dovrà presidiare il corridoio di Netzarim. Il passaggio separa la Striscia orizzontalmente, dal kibbutz Beeri alla fascia costiera di Gaza, dividendo in due parti il territorio dell'enclave palestinese. Il ministro della Difesa Yoav Gallant ha spiegato che la ritirata delle truppe avviene nel momento in cui “Hamas ha cessato di esistere come struttura militare in città”, e per permettere agli sfollati palestinesi di occupare la zona, in vista dell’evacuazione di Rafah, che dovrebbe avvenire in pochi mesi. Anche il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha subito gelato qualsiasi entusiasmo, affermando che non si tratta di una tregua, e che la prerogativa per un cessate il fuoco rimane, inderogabilmente, il rilascio degli ostaggi.
I negoziati al Cairo
Oggi, lunedì 8 aprile, si sono aperti nuovi negoziati in Egitto per tentare di raggiungere l’agognata tregua, che conceda alla popolazione palestinese una pausa dopo sei mesi di guerra. Fonti locali avevano riferito, nelle prime ore della giornata, di una possibile tregua temporanea, da martedì prossimo per i tre giorni successivi della Festa di Eid el- Fitr, che mette fine al mese di Ramadan. Tuttavia, tanto Hamas quanto Israele, spengono ogni speranza dichiarando che sono ben distanti dal raggiungere un accordo. Per il gruppo islamista le richieste rimangono sempre le stesse, ormai da mesi a questa parte: il cessate il fuoco, il ritiro dalla Striscia, l'ingresso di aiuti, il ritorno degli sfollati di Gaza e uno scambio di prigionieri. Netanyahu continua, anche lui, a rispondere che non ci sarà nessun cessate il fuoco se non verranno prima liberati tutti gli ostaggi ancora nelle mani di Hamas. Sul fronte interno, intanto, il premier fa i conti con la crescente pressione delle famiglie degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas, che chiedono un’azione immediata del governo per il ritorno a casa dei loro congiunti. In 50.000 nella serata di ieri hanno manifestai fuori dal palazzo del Knesset.
Il fronte libanese
Mentre al Cairo si continua a discutere, il fronte del conflitto continua ad allargarsi. Israele ha avviato una nuova campagna militare in Libano. Nella mattina di oggi, in un raid aereo condotto ne sud del Paese, sono rimaste uccise tre persone, tra i morti si conta anche un comandante sul campo della forza di elite di Hezbollah, Alì Hamed Hassim. Israele lo considera responsabile degli attacchi alla Ramim Ridge, nel nord del Paese, un'area che è stata oggetto di ripetuti raid con razzi e droni durante la guerra. "Come parte del suo ruolo, era responsabile della pianificazione e dell’esecuzione di attacchi terroristici nell’area di Ramim Ridge contro il fronte interno israeliano", hanno spiegato le forze di difesa israeliane.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui