Nigeria, allarme sicurezza nelle scuole a dieci anni dal rapimento delle studentesse
Marco Guerra – Città del Vaticano
L’Unicef ha pubblicato oggi, martedì 16 aprile, il Rapporto di monitoraggio sugli standard minimi per scuole sicure in Nigeria, in occasione del decennale del rapimento di 276 studentesse, dai dodici ai diciassette anni, compiuto a Chibok, nello Stato del Borno, dal gruppo Islamista di Boko Haram. Nonostante l'accaduto colpì fortemente l’opinione pubblica mondiale, poco è cambiato nel Paese africano. In questi 10 anni, secondo il report dell’agenzia per l’infanzia delle Nazioni Unite, 180 bambini sono morti in attacchi alle scuole e 1680 sono stati rapiti mentre erano a scuola o altrove. In questo decennio sono morti anche 14 membri del personale scolastico e circa 60 sono stati rapiti.
Scuole prive di sistemi di allarme
L’Unicef evidenzia che la minaccia di rapimento degli studenti incide pesantemente sull'apprendimento dei bambini. Nel 2021, oltre un milione di bambini aveva paura di tornare a scuola e nel 2020 circa 11.500 scuole sono state chiuse a causa di attacchi, secondo Policy Weekly di Nextier. In particolare, il rapporto evidenzia che solo il 37% delle scuole di 10 Stati nigeriani dispone di sistemi di allarme rapido per identificare le minacce, come eventuali attacchi. "Il rapimento delle ragazze di Chibok è stato un campanello d'allarme sui gravi rischi che corrono i nostri bambini nel perseguire la loro istruzione", dichiara Cristian Munduate, Rappresentante dell'Unicef in Nigeria, "l'istruzione è un diritto fondamentale e un percorso cruciale per uscire dalla povertà. Eppure, per troppi bambini nigeriani, rimane un sogno irraggiungibile".
Istituiti comitati di sicurezza
L'Unicef informa che sta collaborando con il governo allo scopo di garantire che ogni bambino possa accedere ad ambienti di apprendimento sicuri. In questa cornice, sono stati istituiti dei comitati direttivi statali per le scuole sicure e la stesura di piani di implementazione per le scuole sicure in 13 Stati. L’Unicef fornisce, inoltre, sovvenzioni per le scuole, kit di sicurezza, formazione e sensibilizzazione per accelerare l'attuazione degli standard minimi per le scuole sicure.
Spinelli (Africa Rivista): Rapimento studentesse scosse il mondo
Andrea Spinelli Barrile, co-fondatore di Slow News, collaboratore della rivista Africa ed esperto del continente africano, intervistato da Radio Vaticana-Vatican News, ricorda che il rapimento delle studentesse di Chibok scioccò il mondo e si creò una delle prima campagne social della storia, ovvero #bringbackourgirls. “57 ragazze - spiega - riuscirono a scappare subito, mentre tra il 2016 e il 2017 un altro centinaio furono liberate, ma almeno 82 sono ancora nelle mani dei rapitori, non è chiaro dove e con chi siano, visto che non è nemmeno certo che esista ancora Boko Haram e, in caso, quale sia il suo peso all’interno del Paese”.
Boko Haram indebolita
Il giornalista esperto di Africa afferma poi che colpire i giovani è anche un modo per i gruppi estremisti e criminali di affermare la loro egemonia. “Si è un po' placata la dimensione dello scontro religioso - prosegue - ma il problema della sicurezza si è acuito con il proliferare delle bande armate che usano i sequestri per autofinanziarsi”. Il terrorismo islamista si è ridotto, restano gruppi che operano a livello transnazionale come nella zona del lago Ciad dove, fino ad un decennio fa, spadroneggiava Boko Haram che però,dopo la morte del suo leader, ha perso molta della sua capacità d’azione.
Lo Stato centrale non controlla il territorio
Spinelli riferisce che a fine marzo ci sono stati altri rapimenti di centinaia di studenti e cittadini, molti sono già tornati a casa ma dietro pagamento di un riscatto. “Lo Stato centrale non riesce a garantire la sicurezza – sottolinea - uno dei problemi è che non si riesce a creare un corpo di polizia nazionale”. I gruppi armati sono dediti a sequestri e estorsioni, occupano i campi, chiedono il “pizzo” ai contadini. Secondo Spinelli, le bande armate sono centinaia e sparse in tutti i 32 Stati della Nigeria, le forze armate compiono azioni, anche con droni e aeronautica, per contrastarle, ma questo aumenta l’insicurezza, perché l’esercito non controlla questi territori e fare raid in zone che non si conoscono diventa difficile, dunque “le notizie di civili uccisi sono quotidiane”. “La Nigeria racchiude tutti i paradossi e contraddizioni del continente africano – conclude Spinelli - insieme a numeri macroeconomici incredibili, troviamo una situazione sociale sul campo con enormi criticità, le due narrazioni vanno confrontate per avere una fotografia attendibile”.
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