Pace e ambiente: quando la cura del creato crea occasioni di dialogo
Gianmarco Murroni - Città del Vaticano
Preservare l’ambiente, per raggiungere la pace. È uno dei messaggi lanciati nella seconda giornata del Villaggio della Terra ospitato a Villa Borghese, a Roma. Bambini e adulti sono stati coinvolti in iniziative e dibattiti organizzati da varie associazioni impegnate nella lotta per i diritti umani, con uno sguardo all’importanza dell’ambiente e alla cura del creato.
Il lavoro di Talitha Kum
“Per noi questa giornata dedicata alla terra è molto importante, perché lavoriamo con persone emarginate, costrette a lasciare i loro Paesi a causa del cambiamento climatico”. A parlare è suor Adina Balan, dell’associazione Talitha Kum, che illlustra il progetto Wolking to Dignity: “Noi siamo in tutto il mondo, ma non possiamo essere vicini a tutte le persone. Per fortuna oggi vanno di moda le app nei cellulari, come ad esempio quella che conta i passi: come segno di solidarietà per le persone che sono emarginate e potenzialmente vittime della tratta, abbiamo creato proprio una applicazione che si chiama “Camminando nella dignità”. Ogni mille passi effettuati si riceve un token che si può donare a sostegno di un progetto internazionale contro la tratta, per la prevenzione e il lavoro diretto con le vittime”. Nell’app ci sono anche diverse storie da leggere, ma non si possono “sbloccare” se prima non si raggiungono particolari obiettivi con la camminata. “Questo è anche un metodo per incoraggiare le persone a camminare di più - spiega suor Adina - non tutti sono così invogliate a farlo”. Ma non si può avere cura del creato senza avere cura della dignità delle persone: “Il nostro progetto è un invito a camminare nella dignità e capire cos’è il rispetto verso le altre persone e verso l’ambiente”.
L’arsenale della pace
Riflettere sull’ambiente significa anche riflettere su ciò che abbiamo: “Dobbiamo custodire sia l’umanità che l’ambiente intorno a noi, facendolo senza puntare il dito, ma valorizzando le tante esperienze che stanno cercando, nel grande e nel piccolo, di portare sensibilità e risposte concrete a questi bisogni”. Secondo Elena Gervasoni, dell’associazione Sermig, “preservare l’ambiente offre ambiti e situazioni che permettono alle persone di vivere in pace: dove quello che è necessario per vivere manca, si creano tensioni e le persone sono costrette a scappare dalla loro terra e vivere situazioni di sofferenza, povertà e isolamento”. Per questo il Sermig è impegnato da anni nel progetto Arsenale della Pace, che rappresenta uno slogan, ma anche una realtà: “A Torino, a Porta Palazzo, dagli anni ’80 siamo riusciti a trasformare una vecchia fabbrica di armi. Grazie al lavoro di tanti giovani, venuti da tutta Italia, siamo riusciti a dare una casa alla pace, accogliendo persone in difficoltà ed educandoci al valore del dialogo e della fraternità. Da sempre lavoriamo per sostenere i missionari con questo sogno: la pace del mondo”.
I rifugiati ambientali
Presenti alla manifestazione anche gli operatori di Migrantes, l’organismo pastorale della Cei che si occupa di lascia la propria terra in cerca di una nuova accoglienza. “Siamo al Villaggio della Terra per presentare i nostri progetti, tra cui un fumetto incentrato sui temi della migrazione e una tavola tematica sui rifugiati ambientali”. Cristina Molfetta, dell’associazione Migrantes, illustra una situazione critica: “Se guardiamo alla fine del 2023, le persone che hanno dovuto lasciare la loro casa sono state 114 milioni; di questi, 33 milioni sono rifugiati ambientali. Questo ci dice che ogni anno il numero delle persone che devono lasciare la propria dimora per motivi ambientali stanno aumentando”. Giornate come queste al Villaggio della Terra aiutano le persone a toccare con mano le diverse sfaccettature del problema, soprattutto i giovani: “Loro rappresentano il futuro, noi siamo quelli che gli stiamo consegnando un mondo che non funziona. Non siamo stati capaci di creare degli strumenti stringenti per tutelarlo. È molto importante, quindi, provare a creare degli spazi dove le nuove generazioni potranno fare meglio di noi”.
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