Taiwan, la costa orientale devastata da un violento terremoto
L'Osservatore Romano
Una prima scossa di magnitudo 7.4, seguita da altre cento di assestamento, delle quali almeno due superiori alla magnitudo 6: il violento sisma che ha colpito stamani la costa orientale di Taiwan ha avuto queste caratteristiche. L’epicentro, afferma l’Istituto geofisico statunitense Usgs, è stato localizzato a 18 km a sud-est di Hualien City, a circa 155 km a sud della capitale, Taipei, e a una profondità di 34,8 km.
Al momento, il bilancio vede 9 vittime e più di 800 feriti. Ma si tratta di stime destinate a salire, poiché il crollo di circa 97 edifici ha travolto molte persone, tanto che per ora si contano 127 dispersi sotto le macerie. Le operazioni di soccorso proseguono, in particolare nella contea di Hualien intorno al palazzo Uranus, alto nove piani e pericolosamente inclinato sulla destra, dopo che l’intero piano terra è andato distrutto. Ma gran parte della zona è rimasta tagliata fuori dall’isola: strade, ponti e tunnel sono stati gravemente danneggiati ed è difficile per i soccorritori arrivarci, tanto che è stato mobilitato l’esercito per gli interventi più urgenti.
A destare preoccupazione, inoltre, è il fatto che quest’area ospita una delle più grandi basi militari di Taiwan. Il ministero della Difesa sta dunque verificando la struttura, mentre l’aeronautica militare locale riferisce che sei aerei da combattimento F-16 sono stati «leggermente danneggiat».
Tra la popolazione, più di 87 mila persone sono rimaste senza elettricità, mentre un’enorme frana sul pendio di Chongde ha provocato il crollo di un’ampia zona dell’autostrada Suhua. A cadere è stato anche l’intero ponte Qingshui sul lato nord del tunnel di Daqingshui.
A causa del violento sisma, la Taiwan Semiconductor Manufacturing Co, il più grande produttore mondiale di chip avanzati, ha fermato i macchinari ed ha evacuato il personale. Anche l’azienda più piccola locale, la United Microelectronics, ha dato lo stop alla produzione in alcuni stabilimenti, evacuando alcune strutture nei suoi hub di Hsinchu e Tainan.
Secondo il direttore del Centro sismologico di Taipei, Wu Chien-fu, questo terremoto è stato «il più forte degli ultimi 25 anni», ovvero dal sisma del settembre 1999 che, con una magnitudo di 7.6, uccise 2.400 persone. Le odierne scosse sismiche sono state infatti avvertite anche nei Paesi vicini, come Cina e Filippine. Tre allarmi tsunami sono stati emessi dopo la prima, violenta scossa, non solo per Taiwan, ma anche per il Giappone e le Filippine. L’allerta è rientrata dopo qualche ora, ma nel frattempo Manila ha chiesto l’evacuazione di 23 province costiere filippine.
Nel frattempo, la macchina della solidarietà si è attivata: la Cina si è detta «disposta a fornire assistenza» a Taiwan, così come il Giappone, pronto a ricambiare — scrive sul social X il premier Fumio Kishida — «il commovente sostegno» ricevuto da Taipei sia durante il grande sisma dell’11 marzo 2011, sia in tempi recenti, a gennaio 2024, quando ad essere colpita è stata la penisola di Noto. Anche l’Unione europea dimostra la sua solidarietà: il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, ribadisce che l’Ue è «pronta a fornire tutta l’assistenza necessaria». Da Taipei, il presidente Tsai Ing-wen si dice «profondamente grata» per il sostegno ricevuto «da tutto il mondo», mentre il ministero degli Esteri ringrazia «alleati e amici», sottolineando come il loro aiuto «rafforzi la determinazione» di Taiwan a superare il dramma.
Infine, i vescovi locali invitano alla preghiera per le vittime e informano che nessun edificio della diocesi di Hualien è stato danneggiato dal terremoto.
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