Medio Oriente, stallo nelle trattative tra Israele e Hamas
Roberta Barbi – Città del Vaticano
“La posizione sull'attuale documento negoziale è negativa”: a dirlo in un’intervista a una tv locale è Osama Hamdan, alto rappresentante di Hamas in Libano. Il gruppo ha poi precisato che questo "non vuol dire che i negoziati si siano fermati”. “Una trappola” aveva definito l’accordo proposto da Israele, secondo quanto riferito dalla tv israeliana, anche Yahya Sinwar, leader di Hamas, in quanto non garantirebbe la fine della guerra: “Non è una proposta egiziana, ma una proposta israeliana sotto mentite spoglie”, ha detto.
Blinken di nuovo in Israele
Intanto il segretario di Stato americano Antony Blinken, di nuovo in viaggio in Israele, dopo aver incontrato il premier Benjamin Netanyahu ha dichiarato di aver suggerito al Paese “altre soluzioni” al posto dell’invasione di Rafah, la città del sud della Striscia dove si trova circa un milione di sfollati: “Ci sono altri modi e a nostro giudizio migliori – ha dichiarato – che non richiedono una grande operazione militare”. Contemporaneamente, Blinken avrebbe invitato Hamas ad accettare l’intesa, perché in caso contrario mostrerebbe che non gli importa nulla del destino dei palestinesi.
La Colombia rompe le relazioni con Israele
Sul fronte diplomatico si registra anche la rottura delle relazioni con Israele da parte della Colombia, annunciata dal presidente Gustavo Petro durante un discorso ai propri sostenitori a Bogotà, notizia che Hamas ha definito “una vittoria”.
Israele e la Corte dell’Aja
Israele, inoltre, ha annunciato che se la Corte penale internazionale con sede all’Aja dovesse emettere mandati d’arresto contro il premier Netanyahu o contro altri leader israeliani, ci saranno ritorsioni contro l’Autorità nazionale palestinese “causandone il collasso”. Sul terreno, intanto, Israele ha riparto il valico Erez con il nord della Striscia di Gaza, richiesta avanzata dagli Usa affinché arrivassero più aiuti umanitari alla popolazione.
Le proteste nelle università americane
Oltre 300 studenti sono stati arrestati nelle varie manifestazioni contro la guerra a Gaza negli atenei americani, dal Texas alla California, proteste si sono verificate anche al Massachusetts Institute of Technology. In particolare, ieri pomeriggio, proiettili di gomma e al peperoncino sono stati sparati dalla polizia all’università dell’Arizona, mentre resta tesa la situazione alla Columbia di New York. Proseguono gli sgomberi, mentre molti studenti testimoniano: “Siamo stati aggrediti brutalmente dalla polizia”.
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