Il Gen Rosso in Camerun e in Madagascar per costruire con i giovani il futuro
Adriana Masotti - Città del Vaticano
Due mesi, aprile e maggio, in Africa per il Gen Rosso, che nel continente ha intrapreso una tournée a carattere sociale e culturale in particolare nel Camerun e in Madagascar. Per il gruppo musicale e artistico internazionale che ha sede a Loppiano, cittadella del Movimento dei Focolari in Toscana, la musica infatti è anche strumento di conoscenza, di condivisione e di fraternità.
Un progetto pilota in Camerun
A portare il Gen Rosso in Camerun è stato il desiderio di realizzare un progetto pilota nato da una costante ricerca di azioni in favore dei giovani locali, perché possano scoprire talenti e aspirazioni, rafforzare l'autostima personale, il senso di responsabilità e il coraggio di prendere iniziative, in un clima di partecipazione e di gioia. Non solo concerti, dunque, che si sono tenuti a Douala, nella regione sudoccidentale del Paese, ma laboratori ed eventi in cui i giovani sono protagonisti. Insieme ai membri della band, ragazzi e ragazze hanno esplorato diverse arti dello spettacolo: dalle skill coreografiche e musicali alla Broadway, al popolarissimo hip-hop, alle percussioni sostituite da oggetti riciclati, come bottiglie e altro materiale di plastica, per acuire la consapevolezza collettiva dell’emergenza ambientale. I partecipanti hanno anche condiviso testimonianze significative della loro vita personale, in un’esperienza di dono reciproco.
La musica come potente strumento di fraternità
E' la volta poi del Madagascar per la seconda parte del tour del Gen Rosso in Africa che si concluderà il 19 maggio. Concerti in 8 date e in 7 città diverse: Antsirinala, Moramanga, Antsirabe, Tulear, Fianarantsoa, Ambatobe e Antananarivo. Nuove occasioni per costruire ponti attraverso la musica. E' la terza volta che il gruppo si esibisce in Madagascar. "Qui abbiamo ancora una volta compreso la potenza dell'arte e in particolare del ritmo, del ballo, del canto e della musica come strumenti di evangelizzazione e di fraternità", raccontano Jean Paul Wasukundi, Juan Francisco Villalba e Valerio Gentile coinvolti in una lunga intervista per Vatican News, insieme all'addetto stampa, Tomek Mikusinski. Da loro vogliamo sapere che esperienza stanno facendo a contatto con i giovani di un continente che guarda al futuro:
A volte noi consideriamo l’Africa come un'unica realtà e generalizziamo problemi e situazioni. Ma quanto sono diversi e quanto hanno in comune Camerun e Madagascar per quanto avete potuto capire in questo tempo?
E' vero, le diversità sono tante, ma ciò che accomuna questi Paesi è l'apertura e l'accoglienza verso gli stranieri e il rispetto per gli anziani. Se parla un anziano, viene ascoltato con attenzione, in Madagascar e in Camerun l'atto di mangiare o bere può iniziare solo quando l'anziano lo fa. Però le dinamiche familiari differiscono: in Madagascar, la donna ha un ruolo predominante nella gestione della vita familiare, mentre in Camerun è l'uomo a dettar legge. La religione gioca un ruolo significativo nella vita quotidiana di entrambi i Paesi dove le credenze tradizionali e islamiche convivono con il cristianesimo. Purtroppo il Camerun vive periodi d'instabilità politica, soprattutto nelle regioni anglofone del nordovest e sudovest, dove è in atto un conflitto armato tra le forze regolari camerunesi e gruppi indipendentisti.
La vostra tournée è cominciata nel Camerun dove avete portato avanti un preciso progetto: come è andata?
La sfida era grande ma la risposta è stata oltre ogni aspettativa sia da parte dei giovani che degli adulti. Abbiamo tenuto 5 giorni di workshop in varie discipline delle arti dello spettacolo e i partecipanti hanno risposto molto vivacemente. Introdotto da alcune canzoni nostre note in Camerun cantate dai GenUnité - un gruppo musicale locale - sabato 6 aprile è arrivato il momento del nostro concerto con la partecipazione, in alcuni momenti, dei giovani dancers, percussionisti e cantanti, alla presenza di famigliari e amici. Fra i presenti c'era anche Patience, un’operatrice sociale che lavora con ragazze in difficoltà che ha voluto lasciarci la sua testimonianza in cui ci ringraziava e ci raccontava del suo lavoro. Ci diceva: "Noi diamo loro vestiti, cibo, educazione di base e questo senz’altro è un valido sostegno… ma quello che hanno vissuto con il Gen Rosso in questi giorni ha portato una felicità nuova in loro. Le ho viste davvero felici, una felicità che non deriva dalle cose materiali, ma dall’anima. Penso che questa esperienza sia un’ottima preparazione per il loro futuro…". A fine tour sentivamo il desiderio di visitare anche altre città del Camerun coinvolgendo scuole e università. E in un incontro conclusivo con gli organizzatori si è deciso: "Sì, il Gen Rosso nel 2025 sarà in 4 città del Camerun!". Di fronte alla realtà di guerra ancora in corso in alcune regioni c'è tanto bisogno di testimoniare la fraternità e si sta facendo strada anche l’idea di creare un grande evento pubblico per la sensibilizzazione della popolazione alla pace.
Siete passati poi nel Madagascar dove il vostro tour sta proseguendo: che cosa significa per voi incontrare i giovani di lì e per loro che esperienza è incontrare il Gen Rosso?
Siamo in Madagascar già da due settimane e abbiamo tenuto 5 concerti e condotto vari workshop in 4 scuole. In Madagascar abbiamo scoperto un altro volto del mondo: un popolo entusiasta e solidale. E abbiamo ancora una volta compreso la potenza dell'arte e in particolare del ritmo, del ballo, del canto e della musica per l'evangelizzazione e la creazione di ponti fraterni. Abbiamo avuto l'opportunità di conoscere centinaia di teenagers e di scoprire il talento che ognuno poteva portare nel costruire il progetto che il Gen Rosso va lanciando: preparare un concerto non "per", ma "con" i giovani sul palco in alcune canzoni e insieme in un grande spettacolo pubblico per tutta la città. I concerti vengono aperti da un gruppo locale – Lay Eny (Quelli del Sì) - nato e sviluppato alle luce delle nostre canzoni. Il ‘progetto’ si è svolto già a Moramanga, Antsirinala, Betafo, Antsirabe e in questi giorni siamo a Tulear una bellissima città sul mare all’estremo sud dell’isola. Ci attende poi ancora la capitale Antananarivo la prossima settimana.
Che cosa significa per noi incontrare questi giovani? La loro energia ci dà ulteriori stimoli e motivi per continuare a utilizzare l'arte come strumento per avvicinare le comunità, per la pace e per la speranza. Anche i giovani sono stati entusiasti di questo incontro, occasione per sentirsi valorizzati e scoprire le proprie potenzialità, superando la paura per comunicare un messaggio forte. Hanno compreso che l'arte può essere un mezzo di coesione anziché di violenza o divisione. Grazie alle giornate di lavoro nei workshop, i giovani sviluppano anche uno spirito di collaborazione tra loro e il desiderio di lavorare insieme e di collaborare come una squadra. Le impressioni che ci lasciano hanno il fil-rouge della gioia e della libertà sperimentate.
Che genere di musica proponete nella vostra tournée in Africa e che temi affrontano le vostre canzoni?
In questo tour il Gen Rosso porta uno stile Pop/Rock moderno, con interventi che vanno dal Hip-Hop ai ritmi latini e africani durante i workshop. I concerti vedono l'utilizzo di strumenti elettrici e sequence ritmiche live che aiutano a trasportare e far arrivare i messaggi delle canzoni in queste terre. Durante i concerti si toccano diversi temi, che vanno dall'amore come motore della vita quotidiana e della solidarietà reciproca alla fratellanza universale, la speranza di pace tra i popoli e la cura della terra che ci nutre e ci accoglie. In Madagascar cantiamo anche una canzone in lingua locale molto conosciuta e che parla dell'amicizia e da tante voci il pubblico diventa un solo canto.
Il Gen Rosso tornerà in Camerun l’anno prossimo. Nella vostra agenda ci saranno poi altri appuntamenti. Che cosa vi sostiene nella vostra attività artistica e umana e che cosa vi spinge a cercare di toccare con mano le sofferenze di tante comunità e il loro desiderio di un futuro migliore?
Ciò che ci motiva a portare il messaggio di speranza e di pace in Africa è il fatto che il continente ha una popolazione così giovane che ha bisogno di essere guidata per una crescita migliore. Crediamo che recandoci in luoghi che sembrano dimenticati, attraverso l'arte possiamo ridare forza e speranza a queste nuove generazioni che affrontano sfide legate a crisi politiche, mancanza di lavoro o scarsa guida. Andiamo verso di loro affinché diventino ambasciatori dei valori positivi e portatori di speranza, promuovendo la pace e vivendo esperienze di fraternità. Inoltre, vogliamo attirare l'attenzione del mondo su queste comunità locali, su questi giovani talentuosi che contribuiscono alla diffusione di valori orientati ad una società integra e unita e che, in un contesto spesso ostile, possono emergere e lasciare un impronta. Da parte nostra ce la mettiamo tutta per affrontare le difficoltà – e non sono poche - per seminare semi di speranza nei cuori delle persone.
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