Escalation di violenza ad Haiti. Popolazione in ginocchio anche per il maltempo
Paola Simonetti – Città del Vaticano
Raffiche di colpi di arma da fuoco contro la polizia, case date alle fiamme. Nella capitale haitiana Port-au-Prince le bande armate, che tengono in scacco il Paese da tre anni, sono tornate ad attuare la strategia del terrore dopo l'annuncio di un nuovo premier, trasformando le strade in un Far West. Filmati trasmessi dai media locali mostrano alcuni residenti portarsi dietro ventilatori, stufe, materassi e sacchetti di plastica pieni di vestiti, mentre scappavano a piedi, in moto o in minibus.
La paralisi di un intero Paese
La violenza ha già provocato 4mila morti, 3 mila rapimenti e portato alla paralisi delle infrastrutture. L'aeroporto internazionale è ormai chiuso da oltre due mesi. Centinaia le persone in fuga da un Paese dove le istituzioni si sono rilevate incapaci di ristabilire l’ordine. La speranza ora risiede nella riuscita del faticoso cammino di transizione governativa, contro cui si scagliano le bande criminali.
Violenta ondata di maltempo
Ad aggravare, però, la situazione di una popolazione già allo stremo, impossibilitata anche solo a trovare un riparo, c’è il maltempo: almeno le 13 persone morte nel nord di Haiti dopo due giorni di forti piogge che hanno provocato disastrose frane e smottamenti. Più di 2.200 le case allagate, persi gran parte dei beni di prima necessità.
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