Opera for peace, quando la musica diviene strumento di dialogo e incontro
Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano
“Musica e voce sono un vettore di pace e di dialogo tra le civiltà in questo mondo molto difficile, il che lancia un messaggio di incredibile ottimismo”. Jean-Philippe Thiellay non nasconde l’entusiasmo per i risultati raggiunti dall’Associazione Opera for Peace, di cui è presidente, che da tre anni muove i suoi passi tra Roma e Parigi. L’Associazione no profit a livello mondiale è impegnata attivamente nel sostenere, economicamente e didatticamente, i migliori talenti della lirica e a dar loro la possibilità di crescere professionalmente nell’opera. Eccellenza artistica, impegno a favore della pace e nella crescita dei giovani talenti sono i tre valori sui quali si basa Opera for peace, nata, come spiega Thiellay, “per aiutare cantanti da tutto il mondo ad andare avanti nella carriera. Selezioniamo questi giovani artisti che arrivano dall’Ucraina, dal Medio Oriente, dai Paesi del Sud del mondo che successivamente condividono la loro esperienza con i più giovani. Questi artisti sono una sorta di imprenditori impegnati a diffondere il messaggio di pace con la musica”.
Cantare per la libertà
E le soddisfazioni sono tante, perché riuscire a mettere insieme, dimenticando la guerra, un cantante russo e uno ucraino, “non nascondendo le responsabilità – precisa Thiellay – ma scommettendo sugli individui e poi vederli cantare, è un'emozione”. Così come emozione è ascoltare una giovane nata in un Paese, l’Iran, dove alle donne è proibito cantare e che ora vive la sua carriera alla Scala di Milano. E poi ancora, emozione è accogliere artisti sudafricani, così lontani dalla cultura lirica europea. In tutti i casi, si tratta di giovani provenienti da Paesi in guerra, o estremamente poveri, o da luoghi dove i diritti civili sono negati o schiacciati da conflitti sociali e generazionali.
La lirica, ascensore sociale
Sono centinaia le candidature che arrivano ogni anno all’Associazione, che seleziona i candidati dal punto di vista artistico, ma prestando attenzione, appunto, ai Paesi di provenienza, nel tentativo di aiutare chi resta molto lontano dalla carriera internazionale, cantanti che arrivano dai Paesi dove la musica può diventare un ascensore sociale e occasione di realizzazione. Gli artisti selezionati, e sostenuti da sponsor, trascorrono una settimana a Parigi e una a Roma per lavorare e studiare con importanti maestri dalla fama internazionale che offrono loro masterclass. “Dopo due settimane di lavoro molto intenso – prosegue il presidente – vediamo i progressi che questi giovani riescono ad ottenere, li aiutiamo poi nel corso di tutto l’anno a sostenere audizioni e concorsi, sperando che riescano ad entrare in accademie più istituzionali per poter iniziare la carriera. L’anno successivo poi tornano da noi per condividere la loro esperienza con gli altri candidati”.
La musica, vettore di pace
Dopo tre anni, continua Thiellay, “non è che abbiamo cambiato il mondo, però abbiamo iniziato a cambiare la vita di questi giovani cantanti, che sempre confermano che questa iniziativa ha cambiato il loro percorso di vita. Sono soddisfazioni, anche perché c'è la qualità eccezionale delle voci. Quindi, sì, è vero, si tratta di una opera sociale di pace, attraverso la quale però si riesce anche a dare opportunità altrimenti rare a questi cantanti che un domani saranno famosi”. Il progetto Opera for Peace sancisce “l'universalità della lingua della musica, in questo caso dell'opera, che diviene immediatamente un terreno di dialogo e un vettore enorme di comprensione e di complicità”. Questi giovani cantanti, in soli tre giorni, pur non essendosi mai conosciuti prima, conclude il presidente “riescono a fare miracoli sul piano musicale. Ripeto, non cambiamo il mondo, però dimostriamo che con la musica si va avanti e si e si crea un dialogo possibile. La musica è un vettore di pace e in questo credo assolutamente”.
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