Tensione Israele-Hezbollah. Onu: il Libano non sia una nuova Gaza
Roberta Barbi – Città del Vaticano
Israele non può permettersi che Hezbollah continui ad attaccare i suoi territori e presto prenderà le decisioni “necessarie”: questo l’avvertimento del ministro degli Esteri Israel Katz, dopo l’approvazione, nei giorni scorsi, da parte delle forze speciali di un piano d’attacco che sembrerebbe imminente. È la minaccia di una guerra totale che fa paura: “La regione e il mondo non possono permettersi che il Libano diventi un’altra Gaza - ha detto il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres – il rischio che il conflitto in Medio Oriente si allarghi è reale e va evitato”, ha concluso invocando ancora una volta una soluzione diplomatica.
Negoziati in stallo
Appare lontanissima la possibilità che la soluzione diplomatica invocata dall’Onu sia vicina, anche se il Qatar ha fatto sapere che qualche progresso sul cessate il fuoco ci sarebbe stato. In un’intervista a un portale americano, intanto, il premier israeliano Benjamin Netanjahu ha annunciato il suo piano post guerra per Gaza: una smilitarizzazione sostenuta per evitare qualunque “ripresa del terrorismo” e un governo civile appoggiato dai Paesi arabi, ma ha parlato anche di predisporre una “de-radicalizzazione” per i palestinesi.
Stati Uniti e Iran
Sull’ipotesi di un’escalation del conflitto, gli Stati Uniti hanno rivelato di temere per la tenuta del sistema di difesa israeliano nel nord del Paese: i miliziani sciiti, infatti, sostenuti dall’Iran, potrebbero sopraffare con droni e missili le difese aeree israeliane, compreso l’Iron Dome. E a proposito di Iran, la missione iraniana presso le Nazioni Unite ha messo in guardia Israele dalle conseguenze di una guerra totale contro il gruppo libanese Hezbollah, sottolineando che Israele sarebbe “l’unico perdente finale” di tale conflitto.
Ancora morti a Gaza
Nel sud della Striscia, solo nelle ultime ore, secondo il Ministero della Sanità di Gaza, si contano almeno 25 morti e 50 feriti in un raid israeliano sulla tendopoli di Al-Masawi nei pressi di Rafah, mentre un’altra decina di morti si registrerebbe a Gaza City in un attacco aereo. Un bombardamento con proiettili di grosso calibro sarebbe avvenuto, infine, nelle vicinanze dell’Ufficio del Comitato internazionale della Croce Rossa a Gaza, uccidendo 22 persone e ferendone almeno 45. Lo ha reso noto sui social la stessa Cri: “Sparare così pericolosamente vicino alle strutture umanitarie mette a rischio la vita di civili e operatori”, ha scritto.
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