La guida islamica Al Zeqri: in carcere offriamo rieducazione e dignità
Roberta Barbi – Città del Vaticano
È arrivato in Italia grazie a un accordo di cooperazione sanitaria internazionale. Già mentre si trova ricoverato in ospedale, a Firenze, tocca con mano la principale difficoltà che condividono le persone straniere come lui - non capire una parola - così decide immediatamente di studiare per diventare mediatore culturale e linguistico per la sua gente: “Non volevo che nessun altro vivesse quello che avevo vissuto io - racconta a Radio Vaticana Vatican News Hamdan Al Zeqri - la difficoltà di capire cosa mi veniva detto e di essere capito”.
In Italia un terzo dei detenuti è straniero
Stando ai dati, dei circa 60 mila detenuti rinchiusi negli istituti di pena d’Italia, circa un terzo è costituito da stranieri, e tra questi la metà si dichiara di fede musulmana: perciò nel 2015 un accordo tra il Dap - Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria - il Ministero dell’Interno e l’Unione delle Comunità islamiche d’Italia (Ucoii) ha introdotto la figura della guida spirituale islamica per i detenuti. Così Hamdan diventa la guida di quelli di Sollicciano: “Già prima - spiega - c’era una stretta collaborazione tra l’imam e il cappellano, almeno nel nostro contesto. Quello che facciamo non è solo curare l’aspetto spirituale per migliorare la vita al detenuto, ma ci occupiamo di lui anche da un punto di vista materiale, spesso, e comunitario: cerchiamo di essere ponte con la società, senza sostituirci allo Stato, naturalmente, ma aiutandone l’operato”.
Il lavoro dell’Ucoii per il carcere
Questo perché la realtà dei detenuti stranieri in Italia è fatta sovente di disperazione e povertà: “Spesso sono senza documenti, oltre che senza famiglia e senza legami, uno scarto della società - racconta commosso - e quando non hanno un’identità è particolarmente difficile avviarli a un percorso di reinserimento”. Molto importante è anche l’attività di rieducazione che l’Ucoii attua in carcere: “Dobbiamo migliorare la loro vita, prevenire drammi come l’autolesionismo o il suicidio, ma anche pratiche come la radicalizzazione, soprattutto quella che viene dalla disperazione che è la più difficile da combattere”. Al Zeqri è stato nominato anche consigliere responsabile nazionale per l’Ucoii per l’assistenza alle persone detenute: “Le maggiori difficoltà che incontrano questi detenuti, sono quelle di tutti i detenuti, al di là della fede e cultura: i problemi ci sono per tutti, perché prima di ogni altra differenza sono persone”.
Con il cappellano di Firenze: più che amicizia fratellanza
Oggi l’Ucoii è riuscita a inserire una guida spirituale islamica fissa in circa 22-23 istituti di pena italiani: “Cerchiamo di ampliare questo servizio, naturalmente, ma ci sono delle criticità: ad esempio il fatto che siamo tutti volontari e utilizziamo il nostro tempo, i nostri permessi dal lavoro, per aiutare queste persone”, spiega ancora Al Zeqri. Fondamentale, quindi, la collaborazione con altre figure analoghe come quella del cappellano, che fino a poco tempo fa a Sollicciano era don Gherardo Gambelli, prossimo arcivescovo di Firenze: “Con lui non c’è solo un’amicizia, è qualcosa di più, una fratellanza, è una collaborazione continua, concreta e proficua dal punto di vista sociale e pastorale oltre che umano: abbiamo fatto tesoro di quello che ci accomuna e lo abbiamo messo in pratica. È capitato a volte che, impossibilitato ad andare in carcere, don Gherardo mi ha sostituito per un colloquio con un detenuto: loro conoscono il rapporto di fiducia che c’è tra noi e questo trasmette tranquillità e benessere. Credo - conclude l'imam - che da un punto di vista umano, non teologico naturalmente, saprà davvero essere il vescovo di tutti i ristretti”.
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