Ancora nulla di fatto sulla tregua a Gaza. All'Onu la proposta Usa
Paola Simonetti – Città del Vaticano
Le fragili speranze per la fine della guerra nella Striscia di Gaza si infrangono ancora una volta sulle modalità con cui attuare la tregua: Hamas insiste che non firmerà nessun accordo che non preveda la fine totale dell’offensiva israeliana, accusando Israele di essere il vero ostacolo per un’intesa stabile. In particolare, il rappresentante del gruppo islamico, Osama Hamdan, ha fatto sapere che "la proposta di Israele non risponde alla fine della guerra e al ritiro da Gaza, e non è coerente con i principi stabiliti da Biden".
La posizione di Israele
La risposta di Hamas forse basterà al Qatar, Paese mediatore nella negoziazione, che attendeva conferme concrete sul piano statunitense in tre fasi per far tacere le armi nella Striscia. Israele resta fermo sulla possibilità di una pace temporanea utile alla liberazione di tutti gli ostaggi ancora nelle mani dei miliziani islamici. Il Gabinetto di guerra israeliano, riunitosi ieri sera, martedì 4 giugno, avrebbe peraltro deciso di "esigere" dagli Stati Uniti, che potrà andare avanti nella sua guerra contro Hamas qualora il gruppo palestinese dovesse violare l'accordo di cessate il fuoco e tregua in cambio della liberazione degli ostaggi. Un capitolo, quello dei sequestrati, che resta molto caldo anche sul fronte interno: manifestazioni sono in corso in molte località di Israele. Gruppi di dimostranti hanno bloccato strade di accesso a Tel Aviv, a Raanana e a Karkur, nel centro del Paese, con la richiesta al governo di raggiungere un accordo per liberare subito le persone sequestrate.
Escalation di tensioni con il Libano
Il governo israeliano, nel frattempo, annuncia di essere pronto ad allargare il conflitto fino in Libano. L'intenzione è confermata anche dai media libanesi vicini agli Hezbollah, riferendo che Londra ha avvisato Beirut che Israele lancerà a metà giugno un'offensiva su larga scala in Libano. Tensioni, queste, che il Dipartimento di Stato americano, ha giudicato “estremamente pericolose".
Le dichiarazioni di Biden
Gli Stati Uniti intanto hanno presentato all'Onu una bozza di sostegno all'intesa, ma, a complicare lo scenario, ci sono le parole del presidente americano, Biden, che al Time ha dichiarato: “Ci sono ragioni di ritenere che il premier israeliano Netanyahu stia prolungando il conflitto per la sua sopravvivenza politica”.
Lo Stato di Palestina
Si allarga il fronte europeo che riconosce lo Stato di Palestina: dopo Spagna, Norvegia e Irlanda, oggi è stata la Slovenia ad approvare il provvedimento con 52 voti a favore, superando il tentativo dell'opposizione di ritardare la misura fino allo svolgimento di un referendum nazionale.
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