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A sinistra Mamadou Kouassi, assieme a Seydou Sarr e Moustapha Fall, protagonisti del film "io Capitano" (foto di archivio, in occasione della proiezione nella Filmoteca vaticana - 14 settembre 2023) A sinistra Mamadou Kouassi, assieme a Seydou Sarr e Moustapha Fall, protagonisti del film "io Capitano" (foto di archivio, in occasione della proiezione nella Filmoteca vaticana - 14 settembre 2023)

Rondine 2024, Kouassi: "Dico grazie al Papa, non siamo numeri ma persone"

Partito dalla Costa d'Avorio, Mamadou Kouassi - a cui è ispirata la pellicola di Matteo Garrone "Io capitano" che ha vinto il David di Donatello 2024 come miglior film - è oggi un simbolo della battaglia per una migrazione equa e rispettosa dei diritti dell'uomo. Ospite dello YouTopic Fest 2024, ai media vaticani sottolinea l'importanza degli appelli del Papa e spiega il valore della testimonianza

Andrea De Angelis - Rondine (Arezzo)

"Umanizzare le persone migranti che partono in cerca di un futuro migliore". Mamadou Kouassi, colui che ha ispirato il film "Io capitano" di Matteo Garrone, lo ribadisce nell'intervista ai media vaticani. Kouassi è intervenuto nella serata di venerdì 31 maggio allo YouTopic Fest 2024 nel panel intitolato "Come in un film. Il cinema specchio dei conflitti della società". Il cinema dunque come uno specchio dei tempi e dei suoi conflitti che permette di riflettere, di dialogare e di comprendere alcune emozioni e sentimenti dell'essere umano che non conoscono, letteralmente, confini. Come quelli che gli hanno insegnato i genitori, "a cui oggi - spiega - mi sento di dire grazie". Rondine diventa allora "un esempio, un modello da cui imparare per vivere insieme, in armonia". 

Ascolta l'intervista a Mamadou Kouassi

Spesso nei tuoi interventi affermi di parlare "a nome di tutti coloro che non ce l'hanno fatta". Nel tuo cuore porti le ferite di questi fratelli?

Sì, è così. Per me è stato un privilegio raccontare grazie al regista Matteo Garrone la mia storia, l'attraversamento del deserto, la prigione, il Mediterraneo. Vedendo il film rivivo le mie sofferenze, ma anche quelle di chi non ha avuto la voce per poterle gridare, raccontare. Ricordarli è tanto importante quanto prezioso perché sia raccontata la verità. 

Una verità che non è scritta sempre allo stesso modo. Secondo te è razzismo, c'è indifferenza?

Certamente la xenofobia esiste ed è legata al fenomeno migratorio, purtroppo c'è la paura dell'altro. Penso che la sofferenza di chi arriva in Europa si moltiplica a causa del razzismo. Dobbiamo e possiamo lottare contro il razzismo perché è davvero una piaga della società. 

A Rondine Cittadella della Pace anche quest'anno si parla del conflitto, con decine di giovani che studiano assieme pur arrivando da Paesi in guerra tra loro. Cos'è Rondine?

Dovrebbe essere un modello a cui attingere, passo dopo passo per cambiare le mentalità e arrivare alla convivenza in un mondo multiculturale. Credo sia importante imparare a convivere insieme, dunque Rondine Cittadella della Pace è un esempio da cui imparare per vivere in armonia. 

Il film "Io Capitano" ha vinto sette David di Donatello, tu sul palco hai voluto dedicare il successo a chi non c'è più. Ma se dovessi spiegare ad un bambino cosa si prova ad essere ispiratori di un film, come faresti? 

Io continuo ogni giorno ad incontrare i giovanissimi nelle scuole, a raccontare il mio viaggio. Questa condivisione è fondamentale, i ragazzini devono sapere cosa significa attraversare il deserto e il mare. Desidero scuotere i loro cuori, questo mondo ha bisogno di giustizia ed equità. Dunque, per rispondere alla tua domanda, direi loro che solo insieme possiamo provare a cambiare il mondo, rendendolo più umano. Il film è un megafono in tal senso, ciò che conta è arrivare alle coscienze. 

Questo film ci ricorda, in particolare, che quando parliamo delle persone migranti non dobbiamo pensare solo alla barca con cui viene attraversato il mare che separa l'Africa dall'Europa, ma anche il deserto. Un punto, questo, spesso taciuto. 

Certo, io in prima persona ho viaggiato con bambini, donne, anziani in cerca di un futuro migliore. Di solito le persone vedono l'arrivo della barca sulle coste, ma non sanno la storia dietro ogni persona. La sofferenza è nell'addio, nel deserto, nei lager in Libia e in Tunisia. Io sono stato fortunato ad essere stato salvato, ma non tutti hanno avuto la mia fortuna. L'angoscia, la sofferenza deve essere conosciuta per cambiare non solo la mentalità, ma anche le leggi che riguardano l'accoglienza. Parliamo di diritti, di visti, questo contribuisce a ridurre la criminalità. 

In più occasioni Papa Francesco ha ricordato che i migranti sono persone, non numeri...

Io ringrazio il Papa che ogni giorno parla di accoglienza, di pace, di umanità. Troppo spesso si legge degli sbarchi e dei relativi numeri, ma è importante ancora una volta ripetere che sono persone in fuga dalle guerre, dalla carestia. Questo film mi ha aiutato a trasmettere un messaggio universale: umanizzare le persone migranti che partono in cerca di un futuro migliore. 

Oggi il quarantenne Mamadou a chi si sente di dire grazie?

Mi sento di ringraziare i miei genitori perché mi hanno insegnato i valori della vita, i valori umani che io ho raccontato in questo film. Un'umanità che fa parte della mia cultura, condivisa. L'uomo può e deve trovare l'umanità, questo è possibile ovunque nel mondo. 

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01 giugno 2024, 10:00