Preti rapiti in Nigeria, una suora: "Fatti di poca umanità, accanimento contro la Chiesa"
Lavinia Sdoga - Città del Vaticano
“Preghiamo per il rilascio dei nostri due fratelli che sono stati catturati questa mattina mentre tornavano dalla messa”. Con questa dichiarazione il cancelliere Lawrence Nwankwo, della diocesi di Ekwulobia, annunciava il 16 giugno scorso la notizia del sequestro di padre Christian Ike, ennesimo sacerdote rapito in Nigeria nell’arco di pochi giorni. “Sono fatti davvero brutti e di poca umanità”, commenta a Radio Vaticana - Vatican News suor Keni Oluwa, paolina che vive a Lagos, nel sud ovest della Nigeria
I rapimenti degli ultimi mesi
La religiosa parla al plurale perché sono numerosi gli episodi di rapimenti che, tra la fine del mese di maggio e l’inizio di giugno, si sono verificati nei confronti di sacerdoti e uomini di Chiesa, in diverse città della Nigeria. Il primo, lo scorso 15 maggio, ha riguardato padre Basil Gbuzuo, nello Stato di Anambra; il presbitero è stato poi stato liberato, fortunatamente in buone condizioni, il 23 maggio. Dopo di lui, è toccato a Oliver Buba, sacerdote della parrocchia di Santa Rita, nella città di Yola, rilasciato anch’esso il successivo giovedì 30 maggio. Pochi giorni fa, invece – dopo la notizia della liberazione di Gabriel Ukeh, reverendo della parrocchia di San Tommaso, a Zaman Dabo, che era stato rapito il 9 giugno – c’è stato un nuovo sequestro, quello di padre Christian. Un’ondata di violenza nei confronti della Chiesa che sta dunque continuando a crescere, destando sempre più preoccupazione tra la popolazione nigeriana.
Le ragioni dei sequestri
"Questo forte accanimento nei confronti della Chiesa è un qualcosa che, a oggi, non riusciamo ancora a spiegarci", afferma suor Keni. "Sebbene il Governo dica di lavorare molto per la sicurezza delle persone, fatti del genere si stanno verificando sempre più spesso”. Secondo la suora, alla base di questi sequestri, messi in atto da piccoli gruppi criminali, spesso correlati alle fazioni jihadiste, ci sarebbero motivazioni economiche. “I terroristi lo fanno per autofinanziarsi – spiega –. Per loro, questi sequestri sono un vero e proprio business. Rapiscono per guadagnare, perché credono che la Chiesa Cattolica abbia molti soldi”.
Come fermare l’ondata di violenza
La maggior parte di coloro che stanno mettendo in atto queste azioni terroristiche in Nigeria sono quasi tutti giovani. “Per fermare la scia di violenze occorre, innanzitutto, esortare i politici a togliere le mani da questo male – dice la suora –. Sono loro che, per arricchirsi, ordinano a questi ragazzi di rapire suore o sacerdoti”. A essere necessaria sarebbe dunque una maggiore (e diversa) educazione, specialmente per le giovani generazioni. “I nostri ragazzi dovrebbero apprendere un altro modo di vivere e acquisire una mentalità differente. Purtroppo, sono spinti a pensare che sia questo il modo corretto di agire, ma non è così: sta a noi fargliene conoscere uno più giusto”.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui