La guerra dimenticata in Sudan. Medici Senza Frontiere: aumentano le violenze
Roberta Barbi – Città del Vaticano
I dati sono chiari e lasciano poco all’immaginazione: è una situazione di crisi assoluta quella in cui versa il Sudan, dall’aprile 2023 ripiombato nella guerra civile che vede opporsi le Forze armate sudanesi e le Forze di supporto rapido e i loro sostenitori in tutto il Paese. Ospedali attaccati, mercati bombardati e abitazioni rase al suolo per un totale di 24 milioni di persone coinvolte, di cui la metà sono bambini.
Il rapporto di Medici Senza Frontiere sulla popolazione in guerra
Il nuovo dossier di Medici Senza Frontiere (Msf), dal titolo “A war on people”, mette in evidenza una situazione sanitaria drammatica nel Paese africano, dove solo il 20-30% delle strutture sarebbero funzionanti. Inoltre, un’indagine dell’organizzazione ha rilevato che su 135 donne sopravvissute a violenza, il 90% ha subito nuovamente abusi da parte di persone armate all’interno dei campi profughi. Quello degli sfollati è un problema molto pressante nel Paese: si calcola che l’ultimo conflitto in corso abbia causato circa sette milioni di sfollati interni oltre ai tre milioni di persone che erano già rimaste senza casa per conflitti precedenti. A questi, secondo un rapporto dell’Organizzazione internazionale sulle migrazioni che fa capo all’Onu, vanno aggiunti due milioni e 200mila rifugiati fuggiti nei Paesi vicini, soprattutto Sud Sudan, Ciad, Etiopia, Libia, Egitto e Repubblica Centrafricana.
La situazione in Darfur
Particolarmente preoccupante, secondo Msf, la situazione in Darfur, dove si riscontrano episodi di violenza etnica contro la popolazione: secondo le testimonianze raccolte, nell’estate dello scorso anno a Nyala, le milizie armate hanno saccheggiato case, picchiato e ucciso persone appartenenti ai Masalit e ad altre etnie non arabe. Recente, invece, l’appello lanciato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità sulla situazione nella città di El Fasher, capoluogo del Darfur settentrionale, dove circa 800 mila persone sarebbero bloccate dai combattimenti in corso tra le due fazioni in lotta per il potere. Ancora poche le speranze di una risoluzione a breve termine del conflitto: l’11 e 12 luglio scorso ci sono stati a Ginevra alcuni colloqui a distanza tra le parti, con la mediazione delle Nazioni Unite, ma non sono stati ancora raggiunti risultati concreti sul cessate il fuoco.
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