Da Israele ordine di evacuazione su Khan Younis. Non si fermano i raid
Paola Simonetti – Città del Vaticano
Clima di allarme dopo l’ordine di evacuazione di massa lanciato dall’esercito israeliano sulla zona di Khan Younis, nel sud di Gaza, che lascia presagire un nuovo assalto di terra. Immediata la reazione del segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, secondo il quale questo nuovo ordine di sgombero "dimostra ancora una volta che nessun posto è sicuro a Gaza" per i civili palestinesi. Occorre, ha aggiunto, "un immediato cessate il fuoco". Il ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, sembra voler correre ai ripari, approvando lavori per il riavvio di un impianto di desalinizzazione dell'acqua che soddisfi, dice “i bisogni umanitari fondamentali".
I raid aerei e la fuga dei civili
Ma intanto nell’area proprio la popolazione civile continua a morire sotto decine di attacchi aerei israeliani: almeno 9 le vittime, fra cui donne e bambini, più di 30 i feriti, mentre i sopravvissuti fuggono con i pochi mezzi a disposizione. Fonti locali parlano di persone che scappano fra le rovine a piedi o ammassate su roulotte. Secondo le Nazioni Unite, negli ultimi giorni tra le 60.000 e le 80.000 persone sono fuggite dall'est e dal nord-est di Gaza City. Le forze israeliane precisano che le operazioni militari hanno permesso l’eliminazione di una ventina di terroristi.
Israele intensifica gli attacchi
L’annunciata operazione di terra a Rafah del 7 maggio scorso doveva essere la fase finale del conflitto, spingendo un milione di palestinesi alla fuga. Ma l’esercito israeliano è tornato ad intensificare gli attacchi in diverse regioni che affermava di controllare, in particolare nel nord, mentre l'offensiva continua a Rafah. Nel nord, i soldati israeliani hanno continuato ieri le operazioni avviate il 27 giugno a Shujaiya, un quartiere a est di Gaza City.
Bufera per la liberazione del direttore dello Shifa
Intanto, c'è turbolenza politica in Israele dopo il rilascio dal carcere di Mohammad Abu-Salmiya, direttore dell'ospedale Al-Shifa di Gaza, insieme ad altri 54 detenuti palestinesi. Un provvedimento che ha scatenato scambi di accuse tra i vertici dei sistemi di sicurezza e i politici e ha spinto il premier israeliano, Benyamin Netanyahu ad aprire un'indagine dopo aver definito la scarcerazione "un grande errore e un fallimento etico". "Quest'uomo, sotto la cui responsabilità sono stati tenuti e assassinati i nostri ostaggi, appartiene alla prigione", ha ribadito il primo ministro. Dal canto suo, Abu-Salmiya, ha denunciato torture perpetrate sui detenuti da parte delle forze israeliane e dei sanitari: "Medici e infermieri israeliani - ha dichiarato - picchiano e torturano i prigionieri palestinesi e trattano i loro corpi come se fossero oggetti inanimati".
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