Mandela Day, evento di sensibilizzazione con e per i detenuti di Brescia
Roberta Barbi – Città del Vaticano
A Brescia gli istituti di pena sono due – la casa circondariale di Canton Mombello e la casa di reclusione di Verziano – e soffrono le stesse carenze di quelli nel resto d’Italia: sovraffollamento con conseguente tensione alle stelle, scarsità di igiene ed esposizione alle malattie, solo per citarne alcune. Ed ecco l’estate che arriva a complicare tutto, con le sue temperature che rendono la convivenza in cella impossibile, il tempo che viene svuotato delle attività trattamentali, con la solitudine e la lontananza che tornano a bussare alla porta. Infine il dramma dei suicidi - la prima voce in assoluto di questo tristissimo elenco - che, a poco più di metà anno, hanno già raggiunto quota 60 e oltre.
Per ricordare tutto questo o farlo conoscere alla popolazione libera, nell’ottica di gettare quel ponte tra dentro e fuori che è tanto caro anche a Papa Francesco, il Volontariato penitenziario della città ha organizzato una iniziativa di sensibilizzazione verso le persone in esecuzione penale, in occasione del Mandela Day, l'iniziativa delle Nazioni Unite, giunta alla nona edizione, che ricorre ogni 18 luglio, data del compleanno del Premio Nobel per la Pace sudafricano che trascorse 27 anni in carcere per la sua lotta alla segregazione razziale. All'evento hanno collaborato le cooperative e le associazioni attive negli istituti di pena della città. “Vogliamo sottolineare la gravità della situazione in cui vivono i detenuti, ma anche la difficoltà, probabilmente meno nota, delle persone in esecuzione penale esterna, che faticano a trovare un lavoro e un alloggio – racconta a Radio Vaticana - Vatican News la garante comunale dei diritti delle persone private della libertà personale, Luisa Ravagnani – così abbiamo deciso di aderire al Mandela Day”.
“I detenuti contano”
“I detenuti contano perché hanno famiglia, i detenuti contano non solo quando si tolgono la vita, i detenuti contano perché sono persone”: è il filo conduttore della campagna di quest’anno, che a Brescia hanno voluto abbracciare proponendo agli stessi ristretti di mettere nero su bianco le proprie testimonianze, le quali verranno lette questa sera in un apposito spazio dell’iniziativa. Ma non è stato fatto solo questo: “Abbiamo scritto una lettera assieme ai detenuti, che è stata poi inviata alle autorità politiche, al Presidente della Repubblica e al Santo Padre – prosegue la garante – è stato uno sforzo di costruzione della verità interna molto importante. Ci siamo focalizzati sull’estate, che è un periodo sempre molto delicato: fa caldo ma si sta quasi sempre chiusi in cella, perché le attività e i corsi si interrompono, senza contare comunque quei detenuti che a queste attività non partecipano perché psichiatrici o tossicodipendenti e il sovraffollamento pesa”. E a proposito del caldo: l’acquisto dei ventilatori in carcere non è competenza dell’amministrazione penitenziaria, perciò bisogna aspettare che agisca la Chiesa o qualche associazione benefica.
Mandela: un esempio di resistenza pacifica
Con i suoi 27 anni di detenzione, Nelson Mandela può insegnare molto ai detenuti di oggi: “Sicuramente è una figura che trasmette la forza e il desiderio di non mollare – conclude Ravagnani – ma soprattutto la necessità di trovare sempre forme di dialogo e confronto anche nelle situazioni più difficili e sempre nel totale rifiuto della violenza. I detenuti di Brescia, come immagino molti altri in diversi istituti d’Italia, ci stanno provando davvero”.
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