Il premier israeliano Netanyahu al Congresso Usa, mentre si tratta su ostaggi e tregua a Gaza
Marco Guerra – Città del Vaticano
Quattordici tra fazioni e organizzazioni palestinesi, tra cui Hamas e Fatah, hanno firmato ieri a Pechino un accordo per "porre fine alla divisione e rafforzare l'unità palestinese" nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania.
Israele contraria all’accordo
La prospettiva è quella di ''un governo di riconciliazione nazionale'', che dovrebbe diventare esecutivo al termine della guerra con Israele a Gaza. Ora si tratta di vedere se l'accordo avrà applicazione reale, ma Israele già esprime il suo disappunto. "Invece di respingere il terrorismo - ha detto il ministro degli Esteri Katz - Abu Mazen abbraccia gli assassini di Hamas”. “Il governo di Hamas sarà annientato – ha proseguito l’esponente dell’esecutivo israeliano – e la sicurezza resterà in mani israeliane”.
Proteste per la visita di Netanyahu
Secondo i media la sicurezza e la necessità della vittoria su Hamas saranno tra i principali temi al centro di discorso che terrà oggi il premier israeliano Benjamin Netanyahu al Congresso degli Stati Uniti. Domani invece sarà la volta dell’incontro con il presidente Joe Biden e la vice Kamala Harris, mentre venerdì Netanyahu sarà a colloquio con il candidato repubblicano, Donald Trump, a Mar-a-Lago. Intanto circa 200 persone sono state arrestate a Washington per aver manifestato contro la visita del primo ministro israeliano. Infine, sul fronte diplomatico, si segnala la partenza di una delegazione israeliana per Doha, in Qatar, dove giovedì riprenderanno i negoziati per la liberazione degli ostaggi e un cessate il fuoco.
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