Metti una sera in scena otto detenuti e un magistrato
Roberta Barbi – Città del Vaticano
La potenza del teatro e la grandezza del linguaggio shakespeariano sono rivissuti per una serata davvero speciale nella storica sala del San Ferdinando di Napoli grazie ai detenuti-attori di Arienzo che condividono la compagnia e anche un po’ tutta la loro vita con il magistrato di sorveglianza Marco Puglia, un passato da attore professionista che evidentemente non si è mai sopito: “Il teatro è fondamentale come attività trattamentale in carcere – racconta a Radio Vaticana Vatican News – soprattutto grazie alle sue regole rigide che devono essere condivise da tutti all’interno della compagnia. E poi a chi ha sbagliato ed è ora privato della libertà, dona la possibilità di rivalsa, la soddisfazione indescrivibile di mostrare agli altri qualcosa di davvero bello che si è riusciti a fare”.
Un’esperienza che ha messo tutti alla prova
Il magistrato di sorveglianza ha il compito di vigilare sulla vita negli istituti di pena e prende decisioni anche in merito alle vite dei singoli ospiti che li abitano. “Mi sono rapportato con i detenuti con molta serietà, mantenendo fortemente distinti i due ruoli di magistrato e attore della compagnia – prosegue Puglia – è stata un’esperienza umana importante in cui tutti ci siamo messi alla prova: io, come giudice, mi sono posto con loro in una relazione dialettica diversa e loro hanno dovuto condividere con un magistrato un progetto, imparando a confrontarsi e a portare avanti un’idea con sincerità, passo fondamentale per chi vuole riprendere in mano e rielaborare la propria vita dopo gli errori commessi”.
La fragilità che non ti aspetti
Puglia ricorda in particolare un episodio: “C’era questo detenuto che è dentro per rapina e ha un fine pena ancora molto lontano, prima di andare sul palco ha avuto una sorta di attacco di panico, a quel punto gli ho chiesto: ma come? Lei che non ha mai avuto paura di puntare la pistola contro qualcuno, ora ha paura di recitare? Proprio adesso che sta per fare una cosa bella, grande, importante come mai avrebbe pensato di fare? Ed è stato allora che si è commosso”. Il magistrato testimonia così la fragilità inaspettata di questi uomini, che emerge dopo essere stata cancellata, ma solo temporaneamente, dal reato commesso.
Tutta una questione di organizzazione
Lo spettacolo al San Ferdinando di Napoli è stato per i detenuti, il debutto da attori all’esterno dell’istituto di pena: “Abbiamo iniziato le prove in carcere, poi abbiamo avuto bisogno di uno spazio più grande e anche di provare con le scenografie – spiega ancora Puglia – così abbiamo spostato tutto nei sotterranei dell’ufficio di sorveglianza di Santa Maria Capua Vetere dove si è trasferita anche la sartoria, perché tra i ristretti impegnati in questo progetto c’è anche un nigeriano che già nel suo Paese lavorava come sarto e ha realizzato tutti i costumi per il nostro Macbeth”.
Un grande successo di pubblico
E poi è venuto il gran giorno, con l’emozione che si può immaginare di esibirsi davanti alle proprie famiglie, agli amici, ad altri magistrati, un successo di pubblico oltre ogni aspettativa. “Lo spettacolo è andato in overbooking in pochissimo tempo – rivela il magistrato – ci siamo chiesti cosa ci fosse dietro a questo successo, certamente anche la curiosità di veder recitare insieme dei detenuti e un giudice, ma la cosa per noi più importante e che ci ha dato la maggiore soddisfazione è stata offrire al pubblico un pacchetto teatrale professionale, di qualità. Quanto a noi, sappiamo che il segreto del nostro successo è stato l’impegno e la serietà nella relazione umana, libera da qualsiasi altro profilo istituzionale”.
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