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Laviai Nielsen Laviai Nielsen

Olimpiadi, quando cadi sull'ultimo ostacolo (e ti rialzi)

La sclerosi multipla non ferma le gemelle Laviai e Lina Nielsen ai Giochi di Parigi, con tanto di medaglia

di Giampaolo Mattei

«Dieci anni fa la diagnosi della sclerosi multipla mi ha costretto a imparare di nuovo a camminare. Ho lottato ogni giorno con mia sorella gemella Laviai per essere qui alle Olimpiadi: sono caduta sull’ultima barriera dei 400 ostacoli, a pochi passi dalla finale. Purtroppo sono finita a terra, avrei voluto fare il mio record. Non è poco per me: con quella diagnosi mi era stata tolta anche la speranza di essere un’atleta». Lina Nielsen, londinese, 28 anni, a Parigi ieri sera non ha centrato per un soffio la finale olimpica dei 400 metri ostacoli. Quando è caduta era al terzo posto nella semifinale vinta dalla giamaicana Clayton. Lina si è rialzata e ha tagliato il traguardo senza più pensare al cronometro, camminando. Come a dire: non mi fermo, non mi ritiro.

Due anni fa, ai Mondiali in Oregon, con la sorella Laviai ha raccontato la battaglia contro la sclerosi multipla. «Mi è stata diagnostica nel 2013 quando avevo 17 anni - i primi segnali li ho avuti quando ne avevo 13 - ma proprio alla vigilia di quel Mondiale avevo avuto una brutta ricaduta, i sintomi si erano fatti sentire, così abbiamo deciso di condividere con tutti il nostro percorso di vita» dice Lina che, in questi giorni a Parigi, non nasconde di aver temuto «un’altra ricaduta».

Alla sorella Laviai la sclerosi multipla è stata diagnosticata nel 2021, proprio alla vigilia dei Giochi di Tokyo: già ai primi sintomi ha subito avuto la certezza di condividere con la gemella anche la malattia. A Parigi Laviai ha vinto la medaglia di bronzo nella staffetta 4x400 mista. Stasera correrà la semifinale nei 400 metri .

«Siamo ancora in grado di fare ciò che amiamo: correre il più velocemente possibile» fanno presente Lina e Laviai che si sono raccontate su YouTube nel vlog Road to Paris. «Vogliamo mostrare anzitutto a noi stesse ma anche a tutte le persone che praticano sport e vivono l’esperienza di una malattia che, se anche troviamo un ostacolo davanti, si può comunque continuare la strada. Magari su un percorso nuovo, forse con un ritmo diverso, ma si può comunque arrivare allo stesso punto, al traguardo». Ecco, «questo significa poter continuare a fare ciò che si ama».

Le due atlete gemelle parlano con la passione di chi non dà nulla per scontato: «Abbiamo piena consapevolezza che non sarà sempre un percorso facile - nella vita prima ancora che nello sport - ma, una volta accettata questa realtà, è molto più agevole continuare ad andare avanti coi i propri sogni, con le proprie speranze».

Ma c’è di più. «Abbiamo capito di avere una sorta di responsabilità sociale nel raccontare la nostra storia» dicono. Non si tratta, dunque, «semplicemente di presentare il nostro percorso atletico e umano: il punto più importante è avere la coscienza di poter essere, in qualche modo, di ispirazione, di sostegno a tante persone che, non solo nello sport, si trovano alle prese con un ostacolo che sembra insormontabile».

Madre di origine egiziana e sudanese e padre danese, le gemelle rilanciano: «Scaliamo insieme questa montagna, più unite che mai, anche nella diagnosi della malattia» dicono. La sclerosi multipla le colpisce in modo diverso, con Lina avverte maggiormente i sintomi. Insieme imparano giorno per giorno a gestirli, a fare i conti con i “momenti no”.

Sempre insieme, ai Giochi del 2012, nella loro Londra, Lina e Laviai avevano svolto il servizio come volontarie. E, in particolare, come portaborse della campionessa olimpica di eptathlon Jessica Ennis-Hill, star del team britannico. Confidano: «Lì è nata la nostra passione per l’atletica e tornare a quel fuoco iniziale ci aiuta a superare, psicologicamente, la sclerosi multipla. Anche se è dura, perché da atlete vorremmo “il meglio” per il nostro corpo che alleniamo costantemente proprio per raggiungere risultati sportivi sempre più alti». Continueranno a «correre a più non posso» Lina e Laviai. Anche insieme, come ai Mondiali indoor a Glasgow, a marzo, quando - passandosi il testimone l’una con l’altra - hanno vinto la medaglia di bronzo nella staffetta 4x400. Insieme.

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07 agosto 2024, 15:30