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Donne in Pakistan Donne in Pakistan  (AFP or licensors)

Pakistan, cristiana colpevole di blasfemia per un messaggio WhatsApp

Per i giudici Shagufta Kiran ha condiviso un testo offensivo nei confronti dell'islam. La donna, in carcere a Rawalpindi, è stata condannata a morte alla fine di un processo durato tre anni

Vatican News

Shagufta Kiran, donna cristiana pakistana di 40 anni, è stata ritenuta colpevole di blasfemia e condannata a morte, ai sensi dell'articolo 295-C del Codice penale, per vilipendio al profeta Maometto compiuto con un messaggio sul social media WhatsApp. Come riferisce l’Agenzia Fides, l'avvocato della donna, Rana Abdul Hameed ha affermato che un giudice di primo grado del tribunale speciale di Islamabad, che applica la legge di prevenzione dei crimini elettronici (Prevention of Electronic Crimes Act, PECA), ha anche comminato una multa di 300.000 rupie (circa mille dollari Usa), a conclusione di un processo durato circa tre anni. La difesa ha spiegato che “Kiran non era l'autrice di quel contenuto e che lo aveva semplicemente inoltrato in una chat, senza leggerlo” ma ciò non è bastato a evitare la condanna.

Detenuta a Rawalpindi

La donna, che ha marito e quattro figli, era stata arrestata dalla Federal Investigation Agency (FIA) il 29 luglio 2021 a Islamabad per aver condiviso contenuti blasfemi in un gruppo WhatsApp nel settembre 2020 e attualmente è detenuta nella prigione di Central Adyalaa a Rawalpindi, dove continuerà a scontare la pena fino all'esecuzione della sentenza.

Vulnerabile in quanto cristiana

L'avvocato difensore ha reso noto che presenterà ricorso presso l'Alta corte di Islamabad, il secondo grado di giudizio. Secondo il legale, “la persona che ha scritto il messaggio incriminato è a piede libero; colei che ha solo espresso un'opinione, nemmeno approvandolo, è condannata", è dunque convinzione che "Shagufta sia stata accusata perché cristiana, è un bersaglio facile ed è vulnerabile”. In Pakistan è in corso una stretta vigilanza sul possibile reato di blasfemia, sul web e sui social media, ritenuto da organizzazioni islamiche "una crescente minaccia, da punire con massima severità". A operare è il Cyber Crime Wing della Federal Investigation Agency, che monitora e denuncia alla polizia quanti postano in rete contenuti blasfemi.

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20 settembre 2024, 15:45