Venezuela, anche bambini tra gli arrestati per le proteste post elettorali
L'Osservatore Romano
Ci sono anche 158 bambini tra le 2.200 persone arrestate in Venezuela durante le proteste seguite alle contestate presidenziali del 28 luglio scorso e ancora detenute. È uno dei dati che emerge dall’ultimo rapporto della Missione internazionale indipendente di accertamento dei fatti nel Paese latinoamericano, incaricata dall’Onu. Il documento, presentato ufficialmente ieri al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite e anticipato nei giorni scorsi, ha confermato la detenzione di 158 minori, alcuni dei quali accusati di reati gravi come terrorismo o incitamento all’odio. La presidente della Missione, Marta Valiñas, intervenuta presso l’organismo di Ginevra, ha specificato che «le violazioni documentate rappresentano solo un campione di un universo molto più ampio».
Crimini contro l’umanità
Tali violazioni, si legge nel rapporto, «sono il risultato di un piano progettato per mettere a tacere l’opposizione politica a Maduro» e «alcune di esse rappresentano crimini contro l’umanità». Documentate inoltre centinaia di detenzioni arbitrarie e decine di casi di sparizione forzata. Identificati anche «metodi di tortura utilizzati dalle forze di sicurezza o dai servizi di intelligence», tra cui pugni, percosse, scosse elettriche, soffocamento con sacchetti di plastica. Immediata la reazione del governo di Nicolás Maduro. Il capo della diplomazia di Caracas, Yván Gil Pinto, ha respinto il rapporto, criticando le Nazioni Unite e definendo la missione internazionale «illegittima ed ideologizzata» con «l’unico obiettivo — ha dichiarato il ministro degli Esteri — di eseguire gli ordini di Washington» a danno del Venezuela.
La preoccupazione dell’Onu
Proprio ieri, da New York, il segretario generale dell’Onu, António Guterres, aveva espresso la propria «preoccupazione» per la situazione in Venezuela, nel corso di una telefonata con lo stesso Maduro. In particolare Guterres si era soffermato sulle notizie di «violenza post-elettorale» e sulle «violazioni dei diritti umani», sottolineando «la necessità di risolvere pacificamente qualsiasi controversia politica, attraverso un dialogo genuino e inclusivo», secondo quanto comunicato dal suo portavoce, Stéphane Dujarric. Al Senato degli Stati Uniti, intanto, il presidente della Commissione per le relazioni estere, il democratico Ben Cardin, ha annunciato che presenterà una proposta di legge che mira a riconoscere il leader dell’opposizione venezuelana, Edmundo González Urrutia, riparato in Spagna l’8 settembre per chiedere asilo politico, come legittimo vincitore delle presidenziali.
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