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La presidente della Ce in Albania La presidente della Ce in Albania  (AFP or licensors)

Le aspirazioni europee dei Balcani occidentali

La visita della presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen nella regione rilancia il processo di avvicinamento all’Ue dei Paesi dell’area. Il Piano di crescita per i Balcani ammonta a 6 miliardi di euro. Intervista ad Antonio Stango, analista internazionale e presidente della Federazione Italiana Diritti Umani

Stefano Leszczynski – Città del Vaticano

Districarsi in un’analisi geopolitica della regione dei Balcani occidentali nel suo complesso resta un compito arduo per le tante differenze che caratterizzano i singoli Stati dell’area. Lo spunto per tentare una lettura comune a livello regionale lo offre, tuttavia, il viaggio della presidente della Commissione europea Ursula Von del Leyen che oggi, 27 ottobre, ha concluso il tour che l’ha portata in Albania, nella Repubblica della Macedonia del Nord, in Bosnia-Erzegovina, in Serbia, in Kosovo e infine in Montenegro. Di questi sei Stati solo il Kosovo, indipendente dal 2008, non ha ancora conseguito lo status di Paese candidato all’ingresso nell’Ue.

Le riforme necessarie

Da un punto di vista formale gli ostacoli affrontati e in parte risolti nel processo di allargamento dell’Unione Europea riguardano le riforme degli ordinamenti nazionali in materia di Stato di diritto e di lotta alla corruzione. Molto più complessa, invece, la questione attinente alle differenti posizioni di politica estera e ai delicati equilibri regionali, come spiega parlando con i media vaticani Antonio Stango, analista internazionale e presidente della Federazione Italiana Diritti Umani. “Ci sono ancora molte ferite aperte che rappresentano un ostacolo al percorso di adesione all’Ue da parte di questi Stati. Basti pensare - afferma - al mancato riconoscimento del Kosovo da parte della Serbia o alle istanze separatiste della Republika Srpska della Bosnia-Erzegovina, e alle questioni irrisolte tra la Repubblica della Macedonia del Nord e la Bulgaria in relazione alla tutela costituzionale delle minoranze”.

Ascolta l'intervista a Antonio Stango

I nodi di politica estera

Un'ulteriore chiave di lettura è rappresentata dal nodo della conformità ai principi di politica estera e di sicurezza comune dell’Unione europea, che nell’attuale contesto geopolitico vede il modello Occidentale in piena concorrenza con quello Orientale nella realizzazione di una rete di partenariato strategico nell’area. “Anche in questo ambito le posizioni degli Stati dei Balcani occidentali sono molto diverse, e alcuni – in particolare la Serbia - devono decidere se guardare maggiormente all’Unione europea o a est, verso Mosca o Pechino”. Ci sono poi altri soggetti politici esterni alla regione, conclude Stango, "che possono avere un’influenza particolare, ad esempio in Bosnia-Erzegovina o nel Kosovo”.

L’impegno finanziario Ue

La Commissione europea ha stanziato ben 6 miliardi di euro per il Piano di crescita a favore delle economie dei Paesi candidati e uno degli obiettivi della missione di Ursula Von der Leyen nella regione è stato proprio quello di illustrarne i vantaggi per dare un’accelerata al processo di allargamento. “Il Consiglio europeo ha indicato il 2030 come possibile traguardo per l’adesione dei candidati dell’area balcanica”, ricorda Antonio Stango, che nota però come questa ipotesi possa rivelarsi troppo ottimistica. “Prendiamo il caso dell’Albania, aese che viene spesso lodato per avere istituito una Procura speciale per la lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata, ma che tuttavia non riesce ancora a debellare questi fenomeni”.

Luci ed ombre

Seppure la strada verso un allargamento dell’Unione europea nell’area balcanica resti ancora accidentato e incerto nei tempi, la presidente della Commissione Ursula Von del Leyen si è dimostrata ottimista annunciando che il percorso di adesione dei singoli Stati balcanici resta una priorità ed è in cima all’agenda politica dell’esecutivo. “È un bilancio fatto di luci ed ombre quello che si può fare al momento sugli sviluppi a livello regionale”, chiosa Antonio Stango. “Certamente la luce maggiore riguarda il fatto che in questi ultimi anni non ci siano stati scontri armati, nonostante tensioni mai sopite. Un altro elemento positivo è un certo livello di integrazione, con un dialogo costante e una serie di piattaforme diplomatiche che vedono il coinvolgimento di questi Stati dell’Unione europea e di altri Paesi occidentali”.

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27 ottobre 2024, 13:47