Carceri, Premio Castelli 2024: il domani possibile
Roberta Barbi - Città del Vaticano
La speranza come motore della vita, anche per chi ha perduto, temporaneamente, la libertà personale: è stato questo il filo conduttore della XVII edizione del Premio Castelli, il concorso letterario promosso dal settore Carcere e Devianza della Federazione nazionale italiana della Società San Vincenzo De Paoli e dedicato alla memoria del grande volontario vincenziano, tra i promotori della legge Gozzini sulla riduzione delle pene approvata nel 1986. “Quando, mesi fa, ci siamo riuniti per scegliere il tema - racconta ai media vaticani Paola Da Ros, presidente nazionale della San Vincenzo - i suicidi in carcere erano quasi raddoppiati rispetto all’anno precedente, un fenomeno che non coinvolgere solo i detenuti, ma anche il personale della polizia penitenziaria. La prima e più urgente delle azioni è offrire una prospettiva di futuro”.
Un’edizione piena di emozioni
Come di consuetudine, ai tre migliori elaborati scelti dalla giuria sono andati premi in denaro da condividere con altrettanti progetti facenti capo a un istituto di pena per adulti, a un minorile, e a un’iniziativa inerente all’esecuzione penale esterna, a scelta. Sì, c’è ancora un domani di Massimo Biagini è risultato il primo classificato: un testo in cui tutti, liberi e non, s’interrogano sull’effettiva possibilità o meno di redimersi; al secondo posto Acque tempestose di Giovanni Di Guardo è il racconto di un percorso esemplare di giustizia riparativa e di ricerca di un nuovo ruolo sociale dopo la perdita di tutti i punti di riferimento durante la detenzione; Cecità di Giuseppe Lauretta, terzo classificato, attraverso un’immagine suggestiva che mette in parallelo la cecità fisica del padre e la propria cecità metaforica, parla del percorso che conduce alla criminalità. Oltre a questi, ci sono stati altri dieci testi che hanno ricevuto una menzione speciale di merito dalla giuria e che saranno riuniti nella pubblicazione annuale. “Per il secondo anno consecutivo abbiamo avuto l’opportunità di ascoltare due dei tre vincitori leggere i propri elaborati - ha proseguito la presidente - sentire dare vita alle loro parole con le pause, le sfumature e le emozioni che solo la loro voce poteva trasmettere, ha dato un valore inestimabile al Premio”.
Scrivere per sopravvivere
Dall’esperienza pluriennale della San Vincenzo De Paoli, emerge che per chi vive in condizioni ristrette, la scrittura non è soltanto un atto creativo, ma uno strumento fondamentale di sopravvivenza emotiva, capace di aprire una finestra sull’esterno e di superare i confini della propria solitudine. In pratica, la scrittura è speranza, in coerenza anche con quello che è il motto dei volontari della San Vincenzo, serviens in spe, cioè mettersi al servizio della speranza. Per questo, negli anni, il Premio Castelli ha ricevuto sempre più sostegno dalla società civile e ora gode del patrocinio di Camera, Senato, Ministero della Giustizia; ha ricevuto lo speciale riconoscimento della medaglia del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e ottenuto la media partnership del Dicastero per la Comunicazione, dell’Ucsi - Unione cattolica stampa italiana - Tv 2000, Radio InBlu.
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