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Venezia, un momento del convegno delle Fabbricerie d’Italia Venezia, un momento del convegno delle Fabbricerie d’Italia 

Detassare i ricavi dei biglietti per finanziare i restauri di chiese e monumenti

Al convegno promosso a Venezia dall’Associazione delle Fabbricerie d’Italia, che cura numerosi beni in tutto il Paese, è intervenuto anche il patriarca Moraglia per parlare della salvaguardia della basilica di San Marco e della città: risultati importanti, ora portiamo le opere a funzionare a pieno regime. Il sindaco Brugnaro: abbiamo collaudato il Mose che ha salvato Venezia dall’acqua alta e continuiamo i lavoro per tutelare centro storico e isole

Alvise Sperandio - Venezia

Custodi di tesori senza tempo. Di un patrimonio culturale di incommensurabile bellezza: monumenti, opere d’arte, musei. Sono le cosiddette Fabbricerie, istituzioni di origini medievale nate per edificare e conservare gli edifici sacri. Attualmente, in tutto, sono 16, radunate nell’Associazione delle Fabbricerie d’Italia (Afi) che sabato scorso ha organizzato a Venezia il convegno nazionale: “Il valore della bellezza. Dialoghi delle Fabbricerie con il paese”, nella bellissima cornice della Sala dello Scrutinio di Palazzo Ducale in piazza San Marco. Evento che è stato ospitato dalla Procuratoria di San Marco (che è la Fabbriceria di Venezia), con l’obiettivo di fare il punto sulle modalità di tutela e fruizione di luoghi di culto simbolo dell’Italia come la stessa basilica di San Marco a Venezia, le basiliche di Santa Croce e Santa Maria del Fiore a Firenze, il Duomo di Milano e quello di Milano e altri siti in cui arte, storia e fede convivono da centinaia di anni.

Maestrelli: “Favorire la formazione dei restauratori”

L’occasione è stata utile anche per evidenziare il ruolo delle Fabbricerie in relazione alla difesa del loro patrimonio artistico e architettonico, nelle relazioni con la Chiesa, con lo Stato italiano e con la società civile. In una fase storica in cui le norme che disciplinano il settore non sono ancora chiare, la principale preoccupazione è stata messa in rilievo da Andrea Maestrelli, presidente dell’Opera primaziale di Pisa nonché di Afi: “E’ necessario che sia mantenuta la detassazione dei proventi delle bigliettazioni per poter destinare tutte le risorse ai restauri e alle manutenzioni dei beni affidati alle Fabbricerie. Speriamo in norme più precise, a partire dalla legge di bilancio: l’auspicio è di entrare a tutti gli effetti nell’alveo del Codice del Terzo settore”. L’altro problema è la mancanza di maestranze: “Al momento si formano in due istituti: all’Opificio Pietre dure di Firenze o all’Istituto superiore di restauro di Roma – ha spiegato Maestrelli –. Sarebbe opportuno cominciare a selezionare i giovani talenti già nelle scuole e prevedere corsi professionalizzanti di modo da permettere ai restauratori di applicarsi già su un’opera in concreto, anche durante gli studi. A Pisa, per esempio, vorremmo creare per ogni bottega, cioè per ogni cantiere di lavoro, un laboratorio di trasmissione dei saperi, delle tradizioni e di avviamento al mestiere”. Si fa grande fatica a trovare i giovani, forse perché il lavoro manuale non è più così apprezzato: “Nella nostra esperienza. non c’è personale perché la gente non si avvicina al lavoro, ma il lavoro c’è. Dobbiamo tornare a creare una coscienza: siamo depositari di capacità enormi da conservare e tramandare”. Sul versante lavori, Maestrelli ha indicato, inoltre, la prospettiva della “conservazione programmata dei beni delle Fabbricerie: significa che quando è previsto uno stanziamento per restaurare qualcosa, devo fissare le priorità su cui intervenire, poi man mano prevede e completo tutto il resto”.

Turismo di massa e il caso Venezia

Il convegno di Venezia, moderato dal direttore del Gazzettino Roberto Papetti, ha permesso di centrare l’attenzione anche su un’altra situazione molto attuale: la notevole pressione turistica dei luoghi di grande valore monumentale, sicuramente in crescita negli anni a venire, obbliga a riflessioni importanti poiché costituisce insieme un'opportunità e un rischio. Se da un lato, infatti, genera un impatto economico di sicuro rilievo e di grande aiuto per gli interventi di salvaguardia, dall’altro impone l’urgenza di pensare a una “fruizione sostenibile” di tale patrimonio che lo renda godibile anche per le generazioni future in un suo rinnovato messaggio culturale e spirituale, in un mondo radicalmente cambiato e che si appresta ad affrontare sfide globali. “A Venezia, in basilica a San Marco non ci sarà alcun numero chiuso. Stiamo lavorando molto bene, sul versante della bigliettazione, con le prenotazioni e continueremo a seguire questa strada”, ha dichiarato Amerigo Restucci, primo procuratore di San Marco vicario da poco subentrato a Carlo Alberto Tesserin che ha rassegnato le dimissioni dopo un lungo e onorato servizio per motivi d’età. Immediato, nel capoluogo lagunare, il riferimento al problema delle acque alte e della tutela di una della città più belle al mondo. Ne ha parlato, nel suo intervento, il patriarca monsignor Francesco Moragli: “La basilica di San Marco – ha affermato – è un grande tesoro affidato alle nostre mani e alla nostra responsabilità; un tesoro fragilissimo, poiché, accanto alle normali usure del tempo e ai grandi eventi “esterni” (come la pandemia iniziata nel 2020), a Venezia deve confrontarsi con questioni “peculiari”, in primis, il fenomeno dell’acqua alta che, in passato e sempre più frequentemente, in tempi recenti (penso agli eventi del novembre 2019), ha causato varie ferite alla basilica marciana e a molte altre nostre chiese oltreché ad attività e alla normale vita dei residenti in questa città dalla bellezza unica ma anche fragilissima”. Moraglia ha proseguito sottolineando che “oggi, dopo tante attese e preoccupazioni, vediamo i positivi riscontri ed effetti che stanno dando le opere per la salvaguardia della città, la cosiddetta insula marciana e la specifica area della nostra “basilica d’oro”. Nel seguire queste delicate fasi è stata determinante l’azione concreta della Procuratoria, si tratta di risultati fondamentali per coordinare, seguire, valutare, verificare e far progredire ogni passaggio delicato, nell’indispensabile coordinamento e sinergia con gli altri enti coinvolti e le altre istituzioni interessate”. L’auspicio del patriarca “è che adesso vi siano puntuali e adeguati processi e virtuosi automatismi di gestione (sia sul piano istituzionale-tecnico che economico-finanziario) in grado di permettere alle differenti opere - che hanno richiesto un ingente impegno finanziario pubblico - di essere funzionanti a pieno regime, in modo rispondente alle necessità del territorio veneziano con tutte le sue specificità”.

Moraglia: “Contribuito fondamentale alla vita della civitas”

Moraglia ha ricordato che il lavoro della Procuratoria di San Marco va oltre la cura materiale dei beni, per far crescere il bene comune, la giustizia, la solidarietà e il senso di responsabilità nelle nostre città e nel nostro Paese. “Si tratta, piuttosto, di un contributo prezioso e indispensabile per rafforzare, far crescere, riscoprire, (a volte anche) ricostruire e rigenerare il senso di “civitas”, ossia l’insieme delle relazioni che costituiscono una città a far memoria di una storia segnata fino a oggi dalla presenza operosa e concreta e da valori propri di una comunità cristiana, ossia, che si rifà a Cristo riconoscendolo e facendo ergere il senso di appartenenza anche spirituale ad una comunità che, con i suoi tesori custodisce ed offre, ogni giorno ai suoi residenti, ai turisti e ai visitatori di ogni sorta. È questa, in fondo – ha annotato il patriarca di Venezia – la bellezza che può salvare il mondo, per dirla con Fëdor Dostoevskij. Ma qui s’intende la bellezza che riconduce al bene profondo e alla “vita buona” che fa parte già della nostra storia e del nostro cuore, è la bellezza che sa parlare anche al turista più distratto, riportando alle domande e alle ragioni fondamentali del vivere (e del morire), è la bellezza che fa riscoprire e ritrovare anche un senso di fraternità e di comunità in un mondo dilaniato da odio, pregiudizi, guerre”. Moraglia ha fatto riferimento alle parole di Papa Francesco in visita a Venezia lo scorso 27 aprile, nell’omelia della messa celebrata in piazza San Marco, osservando i frutti che il Vangelo di Cristo sa generare e può continuare a produrre “dentro la realtà che abitiamo: frutti di giustizia e di pace, frutti di solidarietà e di cura vicendevole; scelte di attenzione per la salvaguardia del patrimonio ambientale ma anche di quello umano: non dimentichiamo il patrimonio umano, la grande umanità nostra, quella che ha preso Dio per camminare con noi; abbiamo bisogno che le nostre comunità cristiane, i nostri quartieri, le città, diventino luoghi ospitali, accoglienti, inclusivi. E Venezia, che da sempre è luogo di incontro e di scambio culturale, è chiamata ad essere segno di bellezza accessibile a tutti, a partire dagli ultimi, segno di fraternità e di cura per la nostra casa comune. Venezia, terra che fa fratelli”.

Brugnaro: “Avanti con la difesa della città”

Sulla salvaguardia di Venezia si è soffermato anche il sindaco Luigi Brugnaro che ha fatto il punto sul Mose (acronimo di Modulo sperimentale elettromeccanico), il sistema delle paratie mobili alle bocche di porto, tra il mare e la laguna, per difendere la città dalle mareggiate, messo in funzione dopo la terribile “Acqua granda” del 2019, la seconda più alta della storia. “Il Mose è finito ma non ancora consegnato, è un cantiere. Dopo quello che è successo, ho preteso che fosse collaudato durante i lavori, altrimenti la città sarebbe andata ancora sotto tante altre volte, come abbiamo poi visto. A tutela della cattedrale marciana sono arrivate le barriere, che sono provvisorie anche se sappiamo che in Italia non c’è nulla di più definitivo del provvisorio. Tutta la piazza San Marco è un cantiere aperto e possono esserci dei disagi per i cittadini, bisogna avere un po’ di pazienza – ha sottolineato il primo cittadino –. È normale che mentre si lavora ci sia qualcosa da sistemare o da correggere. Sono 50 anni che si parla di difendere Venezia e noi finalmente abbiamo fatto e stiamo facendo per tutelare luoghi estremamente delicati”.

Relatori e temi del convegno

Dopo i saluti istituzionali, durante il convegno, che si è protratto per tutto il pomeriggio, sono intervenuti: l’architetto Gisella Capponi, già direttore dell’Istituto superiore per la conservazione e il restauro sul tema: “Fabbricerie e il mondo della conservazione con particolare riferimento alle Sovrintendenze”; il professor Alessandro Tortorella, direttore centrale degli Affari dei culti del Viminale su: “Fabbricerie e il rapporto con lo Stato e in particolare con il ministero dell’Interno”; il vescovo monsignor Andrea Ripa, segretario del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, su: “Le Fabbricerie e la Chiesa”; il professor Amerigo Restucci, primo procuratore vicario di San Marco su: “Le Fabbricerie e la società civile”.

Schede di approfondimento (in collaborazione con l’ufficio stampa di Afi e Procuratoria di San Marco)

L’Associazione delle Fabbricerie d’Italia

L'AFI riunisce gli enti che gestiscono una grossa e fondamentale fetta del patrimonio artistico italiano, se si considera che nella maggior parte dei casi ai monumenti è annesso un museo di rilevanza internazionale. Le più importanti Fabbricerie d'Italia attraverso l’AFI possono contare quindi su un coordinamento, finalizzato a rappresentare gli interessi di questi storici enti, favorirne la crescita e il progresso mediante l'approfondimento delle reciproche tematiche generali, organizzando e trovando risoluzioni comuni.

Le Fabbricerie che fanno parte dell’associazione sono: Opera Laicale della Cattedrale di Chiusi, Opera di Santa Croce di Firenze, Opera Santa Maria del Fiore di Firenze, Chiesa Parrocchiale Monumentale di Santa Maria Assunta di Carignano in Genova, Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano, Opera del Duomo di Orvieto, Fabbriceria della Basilica Cattedrale di Parma, Fabbriceria della Chiesa Cattedrale Monumentale di S. Stefano Martire in Pavia, Fabbriceria della Chiesa Cattedrale di Pienza, Opera della Primaziale Pisana, Opera del Duomo di Prato della Chiesa Cattedrale Monumentale di S. Stefano, Opera della Metropolitana di Siena, Fabbriceria della Sagrestia della Cattedrale di Todi, Procuratoria di San Marco di Venezia, Opere Ecclesiastiche Riunite di Montepulciano, Fabbriceria del Duomo di Monreale, l’Opera Medicea Laurenziana Firenze.

Le attività svolte in questi anni dall'Associazione delle Fabbricerie Italiane sono state di vario tipo. A cominciare dalla realizzazione di un contratto nazionale di lavoro unico per tutti i dipendenti delle Fabbricerie associate stipulato tra le Fabbricerie e le sigle sindacali di CGIL-CISL-UIL il 6 luglio del 2007 e rinnovato in questi anni sia nelle parti giuridiche che in quelle economiche. In questo senso, escluso il contratto ministeriale e quello di Federcultura, è l'unica esperienza contrattuale specifica per il mondo dei Beni Culturali. Sono stati, inoltre, fatti interventi finanziari a favore delle “piccole” Fabbricerie per attività di restauro e di manutenzione straordinaria tra cui da segnalare: il portone ligneo della Cattedrale di Pienza, il restauro dell’antica vetrata policroma del Tempio di San Biagio a Montepulciano, parte del restauro delle Cappelle Gentilizie della Cattedrale di Pavia, la manutenzione straordinaria della Torre di San Secondiano a Chiusi, parte del pulpito della Cattedrale di Santo Stefano a Prato, la manutenzione straordinaria dell’impianto della Cattedrale di Todi, controlli strumentali effettuati sulle strutture in acciaio presenti nel percorso di visita al Museo della Cattedrale, al labirinto del Porsenna e della Torre Campanaria della Cattedrale di Chiusi, il restauro dell’antico organo posto nella canonica del Tempio di San Biagio a Montepulciano, interventi in quota per infiltrazioni sulla copertura in rame alla sommità del tiburio della cupola di Parma, opere di manutenzione dell’area esterna posta sul lato sud della Cattedrale di Pavia.

E’ stato realizzato un tavolo tecnico di lavoro, composto da ingegneri e architetti delle singole Fabbricerie, con la specifica finalità d’intraprendere un percorso comune e impostare un calendario di incontri per mettere a sistema le esperienze e le specifiche operatività nel campo del restauro e degli interventi conservativi. Al momento, un fondamentale e ambizioso obiettivo raggiunto dal tavolo tecnico, sulla spinta del tragico incidente che nella Fabbriceria di Santa Croce costò la vita ad un turista nel 2017, è stato quello di arrivare a definire una linea guida per la determinazione di criteri e modalità operative d’ispezione e verifica di tutti gli elementi in quota che caratterizzano ciascuna fabbrica monumentale, il cui degrado può costituire pericolo per la sicurezza e l’incolumità pubblica e privata. Inoltre le attività inerenti la manutenzione straordinaria delle Fabbricerie sono state promosse anche attraverso appositi convegni internazionali che hanno messo a confronto i rappresentanti delle più importanti Cattedrali europee, ogni anno su una tematica diversa. Molti gli argomenti affrontati tra cui la conservazione programmata, la conservazione delle opere pittoriche, la conservazione delle opere materiche, la conservazione delle vetrate, l’utilizzo delle nuove tecnologie, la musealizzazione di opere d’arte. Esiste, infine, un rapporto costante di collaborazione tra le presidenze e segreterie delle Fabbricerie associate su problemi di natura varia relativi alla complessa attività dei beni monumentali chiamati a gestire.

La Procuratoria di San Marco

La basilica di San Marco è senza dubbio l’edificio più rappresentativo di Venezia. Dalle origini e fino alla fine del XVIII secolo San Marco è stata cappella ducale ed è perciò segnata dalla secolare storia civile e religiosa della Serenissima. Solo dal 1807, per volere di Napoleone Bonaparte, fu passata dallo Stato alla Chiesa, divenendo Cattedrale della diocesi veneziana. 

Essa è un organismo vivente, in continuo mutamento lungo i secoli della sua storia: nella sua forma attuale fu innalzata a partire dal 1063 e fu consacrata l’8 ottobre 1094, quando il corpo dell’Evangelista – nell’828 trasportato a Venezia da Alessandria D’Egitto – venne definitivamente deposto in un’arca marmorea collocata nella cripta, in corrispondenza all’altare maggiore. Nei primi decenni del XIII secolo l’immagine della Basilica subì modifiche sostanziali: le facciate furono interamente ricoperte di marmi policromi e le cinque cupole furono sormontate da cupole lignee rivestite di piombo. Anche ogni periodo successivo lasciò importanti segni, che contribuiscono a creare una summa singolarissima di preziosi e straordinari elementi artistici.

La Basilica di San Marco è stata realizzata e conservata dai procuratori di San Marco, la più alta magistratura della Repubblica Serenissima, che gestiva tutte le proprietà del Doge. Dopo la caduta della Repubblica Serenissima (1797) e la parentesi napoleonica, sotto il governo austriaco (1815-1866), la conservazione fu gestita da una Imperial Regia Commissione, che fu direttrice dei lavori fino al 1853, quando il ruolo fu affidato all’ingegner Giovanbattista Meduna, che lo mantenne fino alla morte nel 1887. 

Nel concordato tra Stato italiano e Chiesa cattolica del 1929 vengono definite le Fabbricerie, organi di gestione i cui componenti sono nominati dal Ministro dell’Interno (5) e dal Vescovo (2) per un numero limitato di Chiese di particolare valore storico-artistico e con un particolare rapporto con le città che le ospitano. Si tratta di Enti autonomi, come definiti dall'art. 15 legge 27/05/1929 n. 848, regolate dall'art. 72 legge 20/05/1985 n. 222 e D.P.R. 13/02/1987 n. 33 e successive integrazioni e modifiche. Molte di queste fabbricerie, tra cui quella di S. Marco, si sono costituite successivamente come ONLUS. Per regio decreto, la fabbriceria che gestisce la Basilica di San Marco assume il nome antico di Procuratoria ed i componenti del Consiglio sono chiamati Procuratori. Essi svolgono il loro mandato triennale (rinnovabile), non retribuito, come volontari ed in assenza di conflitti di interesse. La Procuratoria è l’ente cui compete la tutela, la manutenzione ed il restauro della Basilica. Essa persegue inoltre, senza ingerenza nei servizi di culto, finalità di promozione e valorizzazione della basilica cattedrale di San Marco. Il proto è l'architetto responsabile della tutela e del restauro della basilica ed è anche il direttore del suo museo. Attuale proto di San Marco è il professor Mario Piana e proto emerito l’architetto Ettore Vio. Il consiglio di Procuratoria nomina annualmente due revisori dei conti.

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08 ottobre 2024, 12:12