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Secondo giorno di lavori per il G7 Inclusione e disabilità Secondo giorno di lavori per il G7 Inclusione e disabilità  (ANSA)

Il G7 "Inclusione e Disabilità" tra confronto e ascolto

Dopo Assisi, il vertice che vede la partecipazione anche dell’Unione Europea e dei ministri di Tunisia, Kenya, Sud Africa, Vietnam, si è spostato al Castello di Solfagnano per sei panel incentrati sui temi dell’accoglienza e dei diritti

Benedetta Capelli – Città del Vaticano

Entra nel vivo il primo G7 Inclusione e Disabilità che ieri, 14 ottobre, si è aperto ad Assisi. Le delegazioni ministeriali e i rappresentanti del mondo associativo italiano e internazionale sono a confronto nel Castello di Solfagnano, non lontano da Perugia, per discutere e rilanciare buone pratiche da attuare nei propri Paesi ma anche per mettere a punto la Carta di Solfagnano che domani sarà sottoscritta dai presenti e poi presentata giovedì mattina a Papa Francesco.

 

Sono sei i panel previsti: “L’inclusione come priorità dell’agenda di tutti i Paesi”; “Accessibilità universale e prevenzione e gestione delle emergenze”; “Vita indipendente e inclusione lavorativa”; “Il diritto di tutti alla piena partecipazione alla vita civile, sociale e politica”; “Intelligenza Artificiale” e infine “Sport e servizi per tutti”. Per l’occasione oltre 20 associazioni che impiegano ragazzi con disabilità lavoreranno all’interno del Castello garantendo diversi servizi.

I ragazzi di N'Arancina Speciale
I ragazzi di N'Arancina Speciale

Il lavoro che cura

Davanti la Basilica inferiore di san Francesco, ieri numerosi food truck erano espressione dell’abilità di tanti ragazzi affetti da autismo o da altre patologie che, attraverso la manualità hanno lavato via dalla testa e dal cuore l’idea di essere diversi e inutili agli occhi del mondo. Dall’entroterra siciliano arriva la storia di N’Arancina Speciale, “un modello di inclusione” racconta Fabio Ruvolo responsabile della cooperativa Etnos di Caltanissetta e promotore di questa iniziativa, che “parte dall’idea che il lavoro cura”. Accanto a lui ci sono i suoi collaboratori diretti come Francesco, Marco, Filippo e Andrea. La ristorazione inclusiva, sottolinea Fabio, permette ai ragazzi di essere visti nelle capacità che hanno acquisito, dimostrando che “si possono distinguere non perché disabili ma abili”. “Si tratta di una vera rivoluzione culturale perché in alcune parti della Sicilia - aggiunge - la disabilità viene vista come limite e anche come castigo e invece la risposta sta nel loro sorriso e che questo modello nuovo di inclusione ci porta ad uscire dai nostri confini e girare in tutta Italia”. Accanto a N’Arancina Speciale si è aggiunto anche Aut Cafè più specializzato nella preparazione di dolci, “puntiamo sulla qualità dei prodotti, - sottolinea Fabio - noi non vogliamo compassione ma il riconoscimento di quello che siamo e produciamo”.

Ascolta l'intervista a Fabio Ruvolo

I biscotti della felicità

Un draghetto verde è il simbolo del microbiscottificio Frolla, presente al G7 con il Frollabus dove sono esposti biscotti e non solo. Vengono da Osimo, in provincia di Ancona, offrono lavoro a 25 ragazzi e ragazze con varie tipologie di disabilità: sindrome di Down, autismo, ritardi cognitivi, disabilità motorie. Jacopo Corona è uno dei due fondatori di questa realtà nata attraverso una campagna di crowdfunding il 12 maggio 2018. “In sei anni – racconta - abbiamo ampliato le nostre idee, oggi abbiamo un bar, un laboratorio di produzione e l’e-commerce. Vogliamo anche essere da sprone alle imprese per includere i ragazzi con disabilità”. “La nostra esperienza nelle Marche è stata accolta bene – aggiunge Jacopo – la più grande soddisfazione è che i nostri clienti conoscono per nome i ragazzi che lavorano da noi, è un segno dell’andare oltre la disabilità, non più come emarginazione ma come inclusione”.

La testimonianza di Jacopo Corona

Il riconoscimento di una cittadinanza piena

Maria Rosaria Duraccio, è un’attivista dell’Osservatorio Nazionale sulla condizione delle persone con disabilità. “Sono prima di tutto una donna, - racconta - una madre di due ragazzi ma sono felice di essere qui perché questa giornata è la conclusione di un lavoro lungo affinché i principi della Carta Onu sulla disabilità possano trovare piena applicazione”. La lotta di Maria Rosaria è anche per le donne con disabilità perché siano visibili, “siamo doppiamente discriminate, nel tempo ci siamo sentite messe da parte, incapaci di progettare il futuro mentre abbiamo il diritto di essere mamme e mogli come tutte”.

I lavori del G7 al castello di Solfagnano
I lavori del G7 al castello di Solfagnano

L’autismo, una crescita di casi in Italia

Accanto a queste esperienze vive di inclusione, al G7 ci sono esperti e studiosi. Maria Luisa Scattoni, coordinatrice dell’Osservatorio Nazionale Autismo dell’Istituto Superiore di Sanità, spiega che oggi nella fascia dai 7 ai 9 anni un bambino su 77 è affetto da una forma di autismo. Lo studio da lei realizzato ha permesso il varo di linee guide sull’autismo. “La ricerca – sottolinea – ha messo in luce delle carenze legate ad aspetti burocratici, amministrativi e operativi. C’è bisogno di formazione, di un cambiamento culturale e di mentalità, prima si settavano gli interventi ora la persona è più al centro rispetto al passato e questo è già un cambiamento importante”.

Ascolta l'intervista a Maria Luisa Scattoni

Serafino Corti, coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico dell’Osservatorio Nazionale sulla condizione delle persone con Disabilità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, guarda al G7 come “un’occasione estremamente importante”, ribadisce che è necessario lavorare insieme per evitare che le promesse restino sulla carta. “Il rischio è presente – afferma - ma ci sono degli antidoti come l’impegno della presidenza italiana del G7 che guarda ai diritti delle persone con disabilità e poi le persone che sono qui, sono coloro che possono stimolare costantemente a fare meglio, a fare il massimo”.

L'intervista a Serafino Corti

La famiglia, chiave di svolta

“Ci vorrebbe più attenzione dal mondo della comunicazione e dai cosiddetti ‘normali’ che fanno fatica a vederci. C’è un termine francese che è ‘regarder’ che vuol dire ‘guarda’ ma anche ‘mi riguarda’, la strada è in salita”. A dirlo è Fulvio De Nigris, fondatore venti anni fa a Bologna con la moglie Maria Vaccari de “La Casa dei Risvegli Luca De Nigris”. Luca era il loro figlio, morto a 16 anni dopo un periodo tra coma e stato vegetativo durato ben 240 giorni e un'operazione che sembrava essere riuscita. Oggi questa realtà è riconosciuta come un modello all’avanguardia nella neuroriabilitazione e ricerca per persone con esiti di coma e gravi cerebrolesioni acquisite, ed è basato su un approccio che valorizza il coinvolgimento dei familiari. “Parliamo sempre di famiglia curante – afferma De Nigris - mettendola come risorsa e non come un problema. Possiamo essere imprese sociali nella cura dei nostri cari ma dobbiamo far sentire la nostra voce”. Oggi ancora con più forza.

La testimonianza di Fulvio De Nigris

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15 ottobre 2024, 14:38