India. Il matrimonio forzato, un abuso che tocca oltre 200 milioni di minorenni
di Matteo Frascadore
Hanno tra gli 11 e i 17 anni, guardano la televisione mentre danzano, non tutte e dieci però, una di loro resta seduta, con lo sguardo basso e assente. Ha 14 anni e come altre sue coetanee è stata costretta a subire il matrimonio con uno sconosciuto e più grande di lei. Siamo nello Stato federato indiano Tamil Nadu, a un paio di ore di macchina da Pondycherry, in una delle case di Terre des Hommes con cui l’organizzazione non governativa si impegna a riabilitare ragazze e ragazzine che subiscono violenze di ogni tipo. Gli ultimi attimi di vita fuori dalla casa della quattordicenne sono rappresentati dal probabile forzato abbandono della scuola, da una segregazione in casa e da un’unica ingannevole uscita per andare al tempio. “Abbiamo un vestito nuovo per te”, questa la frase per attrarla e per costringerla ad indossare la collana che segna l’avvenuto matrimonio. Il marito è un uomo di 26 anni, mai incontrato prima e al quale viene affidata la sua vita, nonostante il suo dissenso già espresso alla propria famiglia.
Questo è ciò che accade alle minori che sono costrette a un matrimonio forzato. A raccontare ai media vaticani la storia è Anna Agus di Terre des Hommes, ong che ultimamente ha pubblicato il dossier Indifesa 2024 nel quale viene trattato anche tale argomento. Il fenomeno delle spose bambine, nel corso degli ultimi venti anni, ha vissuto un calo importante nel mondo, ancora però risulta essere un problema presente. Se ne contano, solo in India, oltre 200 milioni, quasi un terzo delle minorenni costrette al matrimonio in tutto il mondo. Si stima che, entro il 2030, il numero di vittime potrebbe crescere di altri 9.000.000. Qui subentra l’importanza delle azioni delle ong e della sensibilizzazione in merito. Si tratta di una storia che, nel suo dramma, dona comunque un filo di speranza. La ragazza quattordicenne di cui abbiamo raccontato, si è infatti mossa in prima persona per trovare una soluzione alla sua condizione chiamando il numero antiviolenza con il cellulare del marito. Un numero telefonico che in India sta circolando sempre di più anche nelle scuole, grazie a una campagna di prevenzione ampia per salvare la vita di queste ragazze.
Il motivo principale per cui le famiglie si trovano spesso a dover spingere a un matrimonio le loro figlie ancora minorenni, è economico: una bocca in meno da sfamare in casa. Questo è considerato un fattore importante con una crisi che lascia sempre meno respiro in India. Le famiglie ricorrono, così, a una soluzione che si tramuta in imposizione piuttosto che in richiesta. La sensibilizzazione in merito e l’azione di varie ong, tra cui proprio Terre des Hommes, stanno, sebbene faticosamente, fronteggiando una questione culturale e considerata la normalità in India.
Un altro fattore da non sottovalutare è quello legato a questioni di eredità. Per questo molte ragazze sono costrette a sposare i propri parenti, spesso cugini, nonostante non siano ancora maggiorenni, anche questa è usanza ormai radicata nella cultura e che ha visto generazioni su generazioni subire questo trattamento. I rischi sono enormi, a partire dalla salute. Moltissimi matrimoni imposti a bambine e ragazze si tramutano, nel giro di poco tempo, in una maternità prematura che mette in pericolo la vita della minorenne con dirette conseguenze anche per il feto. Si è parlato anche di bimbe di undici anni già in stato di gravidanza.
Da non sottovalutare un’altra sofferenza che negli ultimi anni si è ritagliata uno spazio sempre più ampio: quella psicologica, dovuta a quella che può essere definita una riduzione in schiavitù di queste minori. Un danno invisibile che si riflette sempre più sul loro corpo e che le condiziona in fase di crescita e a livello culturale, incidendo sull’evoluzione della società indiana.
Si tratta di dinamiche che privano milioni di bambine e ragazze, future donne, del senso del vivere. Milioni di loro perdono il loro diritto all’indipendenza, costrette a vivere chiuse nella casa di famiglia o, una volta sposate, del marito, occupandosi solo di un lavoro di cura, rinunciando ai propri sogni e ambizioni.
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