Rovereto "città della pace", nel centenario della Campana dei caduti
Giancarlo La Vella – Rovereto
La campana suona tutti i giorni dopo il tramonto, a Rovereto, e tutte le domeniche accompagna la preghiera dell’Angelus di Papa Francesco. Circondata dalle bandiere dei Paesi che hanno aderito al Memorandum della pace, la Campana dei Caduti di Rovereto è un vero e proprio monumento che vuole celebrare quella fratellanza che oggi manca a causa dell’aggravarsi dei conflitti in Medio Oriente, in Ucraina e di tutte quelle guerre grandi e piccole spesso dimenticate.
Il suono della pace
Superate le polemiche di chi vide nella campana un segno dell’irredentismo del regime fascista, oggi i rintocchi da Rovereto risuonano nelle valli circostanti e vanno verso il mondo intero quale monito, perché ciò che oppone possa diventare invece ciò che unisce, come insegna Maria Dolens, nella quale il bronzo dei cannoni, terribili strumenti di distruzione e offesa, è diventato simbolo di pacifica convivenza.
Cento rintocchi
A Rovereto si celebra, dunque, con varie iniziative il centenario della nascita della Campana dei Caduti. Maria Dolens, questo il nome dato alla Campana, oggi emblema di pace e riconciliazione, che venne fatta suonare per la prima volta il 4 ottobre 1925. E nella giornata odierna eccezionalmente 100 rintocchi sono stati uditi anche dopo le ore 12.
La pace in Mozambico
Nella fondazione dedicata alla Campana tra l'altro oggi è stata celebrata, con una conferenza, la firma della pace in Mozambico. Anche in quel caso era un 4 ottobre, del 1992, quando la diplomazia riuscì a porre fine ad una sanguinosa guerra civile. Dei mediatori facevano parte Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant'Egidio, Matteo Zuppi, oggi cardinale e presidente della Cei, il vescovo Jaime Pedro Gonçalves, e l’onorevole Mario Raffaelli, rappresentante del governo italiano a capo dei negoziati. Oggi Raffaelli ha ricordato a Rovereto quella mediazione.
Nell’intervista a Radio Vaticana-Vatican News, Raffaelli ricorda come per un Paese economicamente e socialmente disastrato, come all’epoca era il Mozambico martoriato da 13 anni di guerra civile, si riuscì a far nascere la pace attraverso il dialogo e l’intelligente azione diplomatica internazionale. Il “metodo Mozambico”, afferma Raffaelli, potrebbe essere replicabile anche oggi alle attuali crisi: il conflitto tra Ucraina e Russia, la guerra a Gaza e, per ultimo, lo scontro che sta avvenendo nell’intero Medio Oriente. Occorrerebbe, però, la precisa volontà dei contendenti – sottolinea il rappresentante del governo italiano – di prevedere il negoziato tra i metodi di soluzione delle controversie armate e l’azione diplomatica univoca da parte della comunità internazionale. Ambedue le condizioni – conclude – non esistono nei conflitti di oggi.
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