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Alcuini dei 64 profughi siriani arrivati in Italia con i corridoi umanitari Alcuini dei 64 profughi siriani arrivati in Italia con i corridoi umanitari

Sant’Egidio, in fuga dal Libano con i corridoi umanitari. Oltre 50 rifugiati arrivati in Italia

Giunto a Fiumicino, proveniente da Beirut, un volo con a bordo famiglie di siriani. Daniela Pompei: “Scappavano da una guerra e si sono ritrovati in un’altra. Le vie sicure hanno dimostrato che il percorso di integrazione è più veloce”

Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano

La loro felicità è in una bolla di sapone, non effimera, ma brillante come può esserlo un soffio della libertà. Loro, i più piccoli, una volta messi i piedini sul territorio italiano, in sosta all’aeroporto di Fiumicino, delle bolle di sapone hanno fatto un gioco, in attesa del disbrigo delle pratiche che alle famiglie permetteranno di vivere libere dalla paura della guerra. 

In fuga dalle guerre

Sono 51 i siriani, tra genitori e bambini, arrivati oggi a Roma con un volo di linea dal Libano, da Beirut, grazie ai corridoi umanitari promossi dalla Comunità di Sant’Egidio, dalla Federazione delle Chiese evangeliche in Italia e Tavola valdese, in accordo con i ministeri dell’interno e degli Esteri. Vivevano da rifugiati, scampati alla guerra in Siria, a Beirut e a Saida, nel sud del Libano, e nei campi profughi della Valle della Bekaa. “Sono contentissimi di essere arrivati, fuggivano da una guerra e si sono ritrovati in un’altra”, racconta Daniela Pompei, responsabile della Comunità di Sant’Egidio per i servizi agli immigrati. “Alcuni di loro, appena sono scesi dall’aereo ci hanno raccontato che per arrivare in aeroporto a Beirut sono dovuti passare in mezzo alle bombe”. 

Ascolta l'intervista con Daniela Pompei

Il percorso di integrazione

Sullo stesso volo hanno viaggiato altri 42 profughi, sempre siriani, in transito perché diretti in Francia con altri voli, sempre organizzati dalla Comunità di Sant’Egidio. Una parte di coloro che sono arrivati in Italia resteranno a Roma, altri andranno a Reggio Calabria, altri a Genova, altri a Lucca. “I bambini – spiega Pompei – verranno iscritti a scuola, i genitori cominceranno a studiare l’italiano, e così inizierà il processo di integrazione”. “I corridoi umanitari – prosegue – hanno dimostrato in questi anni che far arrivare in sicurezza delle persone delle quali già si da dove vivranno e cosa faranno, rende più veloce tutto il percorso di integrazione, quindi, in genere, in un anno e mezzo, circa, e poi dipende se sono nuclei familiari o se sono sole, le persone trovano lavoro e piano piano si rendono autonome. Oggi poi la bellezza è stata quella dei ricongiungimenti familiari, c’era un papà che era qui da qualche mese ed è arrivata la moglie con tre bambini”. “Avere delle vie legali e sicure – ha chiarito Marco Impagliazzo, presidente di Sant’Egidio – significa avere uno strumento per combattere i trafficanti che speculano sulle vite umani. I corridoi umanitari sono una politica umana e non un gesto caritatevole"

Altri rifugiati in arrivo nei prossimi mesi

Finora in Europa, dal 2016, con i corridoi umanitari, sono arrivati oltre 7.700 rifugiati. Prossimamente dovrebbero arrivarne dai campi di Cipro e anche dal Corno d’Africa, “per il dramma che sudanesi e somali stanno vivendo in Etiopia”, aggiunge Pompei. “Verso dicembre probabilmente un corridoio dovrebbe arrivare dal Pakistan per gli afghani e ne è in preparazione anche un altro che arriverà dalla Libia”. E non è escluso che se ne organizzino per i libanesi stessi, poiché, conclude Pompei, “cominciamo a ricevere varie richieste dai libanesi, anche dai cittadini libanesi già ben inseriti in Italia, che vorrebbero far venire le loro famiglie per salvarle”.

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15 ottobre 2024, 15:00