Un francobollo delle Poste vaticane e italiane dedicato alla pace
Alvise Sperandio - Città del Vaticano
Un nuovo francobollo congiunto tra Poste italiane e Città del Vaticano, come messaggio universale sulla pace, che girerà per tutto il mondo. E poi un quadro, riprodotto in 100 copie, che raccoglierà alcune frasi simbolo sulla pace, scritte in quattro lingue, pronunciate negli anni da Papa Francesco e dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: le opere saranno consegnate proprio al Pontefice e al Capo dello stato italiano, oltre che ai 42 premi Nobel tuttora viventi. Premi Nobel che saranno poi invitati a partecipare a un incontro, nella prossima primavera, per lanciare dalla città lagunare un forte e corale appello per la pace.
Sono queste alcune delle iniziative per celebrare il 25° anniversario della Fondazione Venezia per la Ricerca sulla Pace, nata il 3 novembre 1999. A presiederla dallo scorso anno è Antonio Silvio Calò, professore di filosofia in un liceo di Treviso che nel suo passato ha una significativa storia familiare di accoglienza di migranti risalente al 2015, quando, dopo un tragico naufragio a Lampedusa, con la moglie e i quattro figli decise di ospitare in casa alcuni giovani migranti. Un tema, questo dell’accoglienza, che gli è rimasto nel cuore e che ora converge in quello più ampio della pace.
L’emissione congiunta del francobollo è stata presentata ufficialmente oggi, giovedì, a Roma, nella sede dell’Associazione Stampa Estera in Italia. L’iniziativa è sostenuta dalla Segreteria di Stato Vaticana e dal ministero del Made in Italy. Il francobollo — viene spiegato dal Servizio Poste e Filatelia della Direzione delle Telecomunicazioni e dei Sistemi Informatici del Vaticano che ha lavorato a stretto contatto con l’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato italiano — riproduce sullo sfondo un’antica mappa della città di Venezia, sulla quale è posto in risalto il logo della Fondazione, una colomba stilizzata. Il suo profilo richiama anche la forma della gondola veneziana con il cosiddetto “ferro di prua”, costituito da sette denti che simboleggiano il cappello del doge e i sestieri in cui è suddivisa Venezia. Il colore amaranto utilizzato è un ulteriore riferimento alla città di Venezia, ispirato al gonfalone di San Marco, la bandiera tradizionale della città.
Una piccola icona, dunque, come un seme per portare buoni frutti da Venezia, città-ponte sul Mediterraneo, crocevia di culture, religioni e tradizioni. E una mostra filatelica itinerante su tutto il territorio nazionale aiuterà a veicolare l’appello alla concordia.
Da 25 anni la Fondazione persegue l'obiettivo di educare e formare uno spirito costruttivo affinché ogni persona possa sentirsi protagonista e testimone della pace, a partire dalla difesa dei diritti individuali e dei popoli. «Il tema della pace oggi è purtroppo “il tema” — sottolinea Calò —. Su un piano storico i tamburi della guerra suonano da tempo in ogni parte del nostro pianeta. Abbiamo pensato di creare anche altre iniziative attorno all’emissione del francobollo capaci di suonare un’altra musica… Ci vuole la forza di una narrazione diversa. C’è bisogno di una “terapia d’urto” per iniziare a fermare il virus della guerra che si sta sempre più impossessando dell’anima dell’uomo. Come tanti scienziati hanno da tempo profetizzato: non ci sarà una quarta guerra mondiale perché con la terza l’umanità rischia di essere estinta. Stiamo tirando la corda, che potrebbe presto spezzarsi».
Ad aprire il calendario degli eventi dell’anniversario è stato il convegno “Pensare e praticare la pace dal Mediterraneo”, il 26 ottobre, in collaborazione con l'Istituto Studi Ecumenici San Bernardino. Lo scorso 6 novembre, invece, il filosofo Massimo Cacciari ha tenuto una lectio magistralis sull’ontologia della pace.
Altre iniziative sono in programma l’anno prossimo. In primavera la presentazione del libro Acqua e cibo, diritti al cuore della Pace, a cura del Comitato scientifico della Fondazione coordinato dalla docente universitaria e presidente onoraria Laura Picchio Forlati. Il 10 dicembre, data storica per la Dichiarazione universale dei diritti umani, si terrà una staffetta simbolica sulle Dolomiti, con i giovani, per chiedere una tregua olimpica alle guerre in vista dei Giochi invernali 2026 di Milano-Cortina.
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