Il memoriale a Kyiv delle vittime della guerra Il memoriale a Kyiv delle vittime della guerra

Mille giorni di guerra in Ucraina, la speranza nel buio delle bombe

Il 24 febbraio 2022 iniziava l’invasione russa in territorio ucraino. Oggi, i missili continuano a martoriare una popolazione stremata da un conflitto che, secondo le stime, ha provocato finora centinaia di migliaia di morti. Ma la preghiera e l’impegno delle associazioni a supporto dei civili mantengono vivo il desiderio di pace

Gianmarco Murroni - Città del Vaticano

Mille giorni fa iniziava quella che la Russia definì “un’operazione speciale” in Ucraina, una invasione che mostrò alla popolazione ucraina l’orrore della guerra: centinaia di migliaia sono le vittime stimate dall’inizio del conflitto, quasi undici milioni gli sfollati. Ma fin da subito la luce della carità, della solidarietà e del bene ha prevalso sul buio. Una luce che brilla attraverso il lavoro di associazioni e volontari che ogni giorno si impegnano per proteggere i tanti civili in fuga dalla guerra. “È stata una notte terribile, io sono stato svegliato dai miei parenti che sentivano le bombe esplodere dietro le loro case. Per noi era impossibile capire cosa fosse la guerra: immaginare una città bombardata nel XXI secolo sembrava una cosa lontana”. Yuriy Lifanse, responsabile della Comunità di Sant'Egidio a Leopoli, in Ucraina, ricorda così le ore successive ai primi attacchi russi. “In quella stessa notte la comunità di Sant’Egidio si riunì per pregare e da allora non abbiamo mai smesso di pregare per la pace in Ucraina”.

Ascolta l'intervista a Yuriy Lifanse

Speranza di pace

Da Leopoli, Lifanse racconta di una situazione drammatica, in cui ogni giorno la popolazione ucraina vive con il timore di bombardamenti improvvisi. “Solo ieri, a Odessa, un palazzo in cui abitavano varie famiglie è stato distrutto e questo accade in tutte le città. Quando leggiamo che una città è stata occupata, significa che non esiste più. Questa è la situazione che viviamo oggi: piena di lacrime”. Nonostante ciò, la Comunità di Sant’Egidio continua a lavorare per portare il proprio supporto alle persone in difficoltà: “Dopo mille giorni di guerra, la povertà è aumentata, si è aggravata, ma noi proseguiamo con il nostro lavoro fino a quando ne avremo la possibilità”. Lifanse sottolinea come la guerra in Ucraina duri in realtà “ormai da 10 anni. Mia figlia maggiore ha 15 anni, quando ha iniziato a capire il mondo, sull’orizzonte già c’era la guerra. I bambini non hanno mai conosciuto una realtà senza la guerra, ma sanno quanto sia preziosa la pace. Quello che si deve fare oggi è proprio lavorare per la pace e difendere questa speranza, affinché questi stessi bambini, un giorno, possano vivere in un mondo senza bombe”.

Necessità di un confronto diplomatico

Le diplomazie di tutto il mondo sono al lavoro per arrivare a un cessate il fuoco in Ucraina che possa poi aprire a dialoghi per la pace, ma per Ettore Greco, vicepresidente vicario Istituto Affari Internazionali, il quadro è ancora molto incerto: “Negli ultimi giorni non abbiamo assistito a un rallentamento del confronto militare, bensì a un suo intensificarsi. Gli attacchi russi sono diventati più massicci e più estesi, questo indica che Mosca intende mettersi in una posizione di forza in vista di eventuali negoziati. Proprio le prospettive diplomatiche sono l’altra grande incertezza: negli ultimi giorni si è parlato della telefonata di apertura tra il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il presidente russo Vladimir Putin, ma sembra essere un’iniziativa isolata all’interno della Nato. Il fatto che aggiunge gravità alla situazione, inoltre, è che Putin ha deciso di internazionalizzare il conflitto coinvolgendo truppe nordcoreane: questo apre una prospettiva molto preoccupante.” L’augurio, per Greco, è che l’escalation del conflitto si interrompa al più presto e che “qualora ci fosse sul tavolo una reale proposta di cessate il fuoco, si possa poi arrivare a un vero confronto diplomatico”.

Ascolta l'intervista a Ettore Greco

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20 novembre 2024, 16:40