“Leave space for God”, l’eredità musicale del maestro Quincy Jones
Fabio Colagrande – Città del Vaticano
"Leave space for God to walk through the room" (Lascia sempre un po’ di spazio a Dio, perché possa entrare nella stanza). La frase, secondo una leggenda, appariva su un cartello appeso in uno studio di registrazione. A scriverla, uno dei più grandi musicisti, compositori, arrangiatori e produttori musicali del XX secolo, Quincy Delight Jones Jr., morto il 3 novembre 2024, a 91 anni a Los Angeles. Con questo monito Quincy, artista che in settant’anni di carriera ha attraversato tutta la storia della black music - dal blues, al jazz, al R&B al pop, fino al rap - si riferiva al fatto che se Dio è convinto che il brano che stai incidendo funzioni allora entrerà in punta di piedi e ti darà un aiuto invisibile. Non certo la dichiarazione di un credente praticante, ma una concezione poetica, quasi spirituale, dell’ispirazione artistica che, nel suo caso, si accompagnava a un talento, una preparazione tecnica e una capacità di lavoro fuori dalla norma.
L’uomo che nel ‘900 ha prodotto l’album più venduto nella storia della musica, “Thriller” di Michael Jackson (1982), più di 100 milioni di copie vendute, e quindi, da afroamericano, ha trasformato il pop in un business globale, era convinto che chi fa musica solo per interesse, seguendo ricette preconfezionate, non produrrà mai niente di buono. In un’intervista del 2018, in cui sparò a zero sulla musica pop moderna - “solo loop, beat, rime e ganci” - l’artista che aveva arrangiato musica per Count Basie, Ray Charles, Ella Fitzgerald, Frank Sinatra, Aretha Franklin e Miles Davis, registrando 2.900 canzoni e più di 3.000 album e componendo la colonna sonora di quasi 40 film, affermò di non aver mai fatto musica per i soldi o per la fama: “Non c’è modo, Dio esce dalla stanza quando stai pensando ai soldi”.
Primo nero a imporsi negli anni ’60 nell’industria discografica americana, a lui si deve la contaminazione del pop statunitense degli anni ’80 con le radici più colte del blues e del bebop. L’originalità e la qualità delle sue produzioni hanno dimostrato come i dischi di musica leggera possono diventare dei classici senza tempo e come anche per produrre una hit di qualità serva una profonda cultura musicale. Pur avendo ricevuto 28 Grammy (su 80 nomination) e una stella col suo nome sulla "Hollywood Walk of Fame", Quincy Jones era ben consapevole del rischio nascosto dietro la fama e il successo. Sapeva che per fare buona musica serviva “lasciare un po’ di spazio a Dio” ma anche saper fare un passo indietro. Nel documentario “We Are the World: la notte che ha cambiato il pop”, che racconta il dietro le quinte della registrazione del singolo inciso nel gennaio 1985 a scopo di beneficenza da un supergruppo di cantanti statunitensi, si narra che avesse affisso un altro cartello sulla porta della sala di registrazione: “Check your ego at the door” (Lascia il tuo ego fuori dalla porta). Un bel consiglio di vita per i musicisti del XXI secolo.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui