In Siria nuovi violenti scontri fra ribelli ed esercito governativo
Paola Simonetti – Città del Vaticano
Lo scontro tra il gruppo Hayat Tahrir al Sham (HTS) e i militari fedeli al presidente Bashar Al Assad ha ripreso vigore ieri, giovedì 28 novembre, con una controffensiva dei ribelli nati da una costola di Al Qaeda. A scatenare la violenta reazione del gruppo islamista è stata l'iniziativa militare di Damasco intenzionata a riprendere il controllo dell'area di Idlib, stabilizzata dalle forze armate della Turchia nel tentativo di fermare l'intenso afflusso di profughi verso il territorio turco.
La battaglia per Aleppo
I ribelli ora avrebbero guadagnato terreno su una vasta area che sfiora le porte di Aleppo, cruciale città del Paese. Nelle ultime ore, secondo quanto riferito da un funzionario della sicurezza del governo di Damasco, sono giunti rinforzi per l'esercito di Bashar al-Assad per fermare l'avanzata dei miliziani jihadisti e impedire che possano raggiungere la città. Il bilancio provvisorio dell'Osservatorio siriano per i diritti umani è di almeno 242 vittime e circa diecimila profughi in fuga, mentre decine di militari siriani e membri delle milizie sciite filo iraniane, alleate di Damasco, sarebbero stati catturati dai ribelli. Una recrudescenza che sembra gettare il Paese in una nuova situazione di incertezza, dopo che nel 2018 l'intervento delle truppe russe aveva consentito al governo siriano di Bashar Al Assad di riprendere il controllo dell’area.
L’allerta della Turchia
L’escalation di scontri ha messo in allarme la confinante Turchia, che già nel 2020 aveva segnalato di aver perso sul campo 36 militari a seguito degli attacchi di Damasco nella zona. Tuttavia, fonti della difesa turca, citate da Middle East Eye, hanno garantito che i gruppi paramilitari sostenuti dalla Turchia non hanno preso parte all'operazione di ieri e, secondo quando riferito, i militari turchi avrebbero cercato di dissuadere i miliziani di HTS dal lanciare l'offensiva, vista come un nuovo fattore di tensione nella regione. Un rischio confermato dagli attacchi messi a segno dall'aviazione militare russa che è tornata a bombardare le postazioni dei ribelli nella località di Khan al Asal, alla periferia occidentale di Aleppo.
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