L'insicurezza alimentare colpisce 343 milioni di persone. Il rapporto del Wfp
Stefano Leszczynski - Città del Vaticano
Salvare dalla fame almeno 123milioni di persone. E’ questo l’obiettivo che il Programma alimentare mondiale – World food programme - intende conseguire nel 2025. A fare il punto sulle emergenze umanitarie che continuano ad aggravarsi e ad aumentare di numero in tutto il pianeta è il Global Outlook 2025 appena pubblicato da questa agenzia specializzata delle Nazioni Unite.
Un circolo vizioso
“Il 2025 sarà un anno di grandi sfide in campo umanitario.” – scrive il direttore esecutivo del Wfp, Cindy McCain – “Le guerre, i cambiamenti climatici e le crisi economiche rappresentano fattori di crescita costante per quanto riguarda i bisogni delle comunità colpite da malnutrizione e fame”. Alcuni esempi eclatanti del deterioramento della situazione a livello mondiale sono rappresentati dai quasi due milioni di persone ridotte alla fame nella regione del Darfur in Sudan, e dai milioni di persone che lottano quotidianamente per la sopravvivenza a gaza, ad Haiti, nella Repubblica Democratica del Congo, in Myanmar, in Nigeria e in tanti altri paesi.
L'impegno del Pam
“Raddoppieremo gli sforzi per aiutare queste persone” – ribadisce Cindy McCain – “nonostante le crescenti difficoltà per gli operatori umanitari ad accedere alle aree di crisi e le costanti minacce e pericoli che devono affrontare”. Nei 74 paesi in cui è attivo, il Pam stima che le persone in condizioni di insicurezza alimentare siano 343milioni. Mentre il numero di coloro che si trovano in una situazione di pericolo alimentare grave è cresciuto di circa 200milioni rispetto al livello pre-pandemico e 44,5 milioni di persone hanno vitale bisogno di assistenza. Senza adeguati mezzi finanziari che permettano di intervenire efficacemente – si legge nel rapporto – questa situazione è destinata a peggiorare.
L'ignavia della politica
Se le guerre sono uno dei fattori determinanti per l’insicurezza alimentare, è nelle minacce dirette alla sicurezza degli operatori umanitari che mostrano il loro volto più disumano. L’ignavia politica, le pastoie e gli ostacoli burocratici impediscono sempre più spesso agli aiuti umanitari di raggiungere le comunità più fragili. E se questo non bastasse, è la stessa economia globale a rappresentare un carico aggiuntivo per chi già soffre. Negli ultimi quattro anni i prezzi dei generi alimentari sono più che raddoppiati in 26 dei paesi più poveri e già fortemente indebitati.
Il nodo delle risorse finanziarie
Il divario tra le necessità alimentari e le risorse disponibili per farvi fronte è enorme. Al mese di novembre 2024 - si legge nel rapporto – le risorse finanziarie erano solo il 38% di quelle promesse dagli Stati donatori. Una situazione che, nota amaramente il rapporto, danneggia l’intero sistema umanitario e provoca una contrazione degli interventi in favore di chi soffre. Il piano strategico per il 2025 elaborato dal Programma alimentare mondiale richiede uno sforzo finanziario di quasi 17 miliardi di dollari per sviluppare progetti diretti a contrastare la fame e le sue cause nei paesi di sei regioni: Africa occidentale ed orientale, Asia e Pacifico, America latina e Caraibi, Africa meridionale, Medio oriente e Europa orientale. Tre quarti delle risorse finanziarie previste saranno utilizzate per fornire aiuto umanitario diretto alle comunità più vulnerabili, mentre il resto verrà investito in progetti di resilienza e di contrasto alle cause strutturali dell’insicurezza alimentare.
La strategia contro la fame
Al primo posto – spiega il rapporto – rimangono gli interventi d’emergenza. L’impegno prioritario ribadisce l’agenzia onusiana è quello di salvare vite. Ma in tutti gli altri settori d’intervento i soggetti chiave sono le donne e i bambini. Sono 103 i governi che aderiscono alla Coalizione per la qualità delle mense scolastiche e il Programma alimentare mondiale è determinato a far sì che oltre 27 milioni di bambini vulnerabili in 83 diversi paesi possano avere accesso ad alimenti sani e sostenibili. Gli interventi del Pam puntano sulla centralità della persona ed è per questo che nel 2025 la più grande organizzazione umanitaria al mondo ha deciso di investire ancora di più sullo sviluppo delle comunità locali contrastando le diseguaglianze di genere e favorendo l’inclusione e la tutela della componente femminile nei differenti contesti sociali.
Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui