Lotta a diseguaglianze e povertà in Venezuela
Roberto Paglialonga - Città del Vaticano
La speranza nel Venezuela di oggi non si può costruire se non «vivendo intensamente il reale». Alejandro Marius, fondatore dell’associazione no-profit “Trabajo y Persona”, che opera nel Paese dal 2009, cita don Luigi Giussani nell’offrire la testimonianza di ciò che si vive nella sua terra, attanagliata da una situazione politica di grande incertezza, in particolare dopo le elezioni politiche del 28 luglio scorso — che hanno visto contrapposti il leader Nicolás Maduro e il candidato dell’opposizione Edmundo González Urrutia —, e di crisi economico-sociale.
Alla ricerca della dignità
Dopo la contestata riconferma del primo, le proteste nelle strade e nelle piazze hanno rischiato di sfociare in una guerra civile. «E il reale ci sta mettendo davanti a difficoltà di sopravvivenza per la popolazione che oggi superano anche la voglia di mettersi a fare battaglie ideologiche», spiega in un incontro organizzato a Roma dall’associazione “Amici del Venezuela”, che dall’Italia sostiene le attività della ong di Caracas, e ospitato presso il Centro internazionale di Comunione e Liberazione. «Ciò che la gente desidera di più è la possibilità di avere i mezzi per sostenere le proprie famiglie, con un lavoro e uno stipendio dignitosi. In fondo, è soprattutto per questo che si va via». Si calcola che siano quasi 8 milioni i migranti usciti dal Paese, di cui 2 milioni in Colombia.
Le molte povertà
Se la crescita economica viene data in lieve ripresa, con l’inflazione però ancora intorno al 150%, i problemi rimangono pressanti: accanto ai fenomeni della prostituzione e del narcotraffico, le persone sperimentano varie forme di povertà (quella estrema colpisce circa il 50% della popolazione), l’assenza di medicinali e di una assistenza sanitaria adeguata, così come la scarsità nell’approvvigionamento di acqua e nella fornitura di elettricità, che in diverse città è disponibile solo per poche ore al giorno; oltre che la mancanza di alcuni generi alimentari. «Voglio fare un esempio che aiuti a comprendere, dice ancora: un insegnante da noi guadagna circa 10 dollari al mese, cioè il costo di una pizza qui a Trastevere, proprio come da noi in Venezuela». Ma il salario minimo è fermo da anni a una media intorno ai 4 dollari. «Inevitabile che in una situazione del genere le disuguaglianze, già presenti, si accentuino ancora di più».
La nascita di Trabajo y Persona
A un certo momento della sua vita, Marius si è chiesto cosa potesse fare per essere felice e dare felicità anche alle persone che gli stavano accanto. Per trovare le risposte a quello che era il cuore inquieto di un allora affermato manager d’azienda. Dopo un lungo discernimento — grazie anche all’aiuto di madre Cristiana Piccardo, per 24 anni badessa del monastero di Vitorchiano, e successivamente di quello di Nostra Signora di Coromoto in Humocaro, proprio in Venezuela — nel 2009 fonda Trabajo y Persona, prendendo come riferimento San Benedetto. «Ho e abbiamo capito che il lavoro dà dignità. L’assistenzialismo non funziona. Il lavoro è una vocazione ed è terapeutico, aiuta le persone a ripartire, e le rende protagoniste del bene comune: anche in questa situazione drammatica, se lavori senti che stai partecipando alla creazione». Oggi per l’associazione lavorano 30 persone in 15 regioni del Paese, collaborando in progetti di sviluppo con diocesi locali, congregazioni ed enti religiosi, organizzazioni internazionali, aziende: «Facciamo formazione a giovani, adulti e, in particolare, donne, per esempio nelle zone di frontiera come quella con Trinidad e Tobago. Lì molte vengono tolte letteralmente dal traffico della prostituzione e la Caritas ce le manda perché le avviamo al lavoro. Anche con il supporto di enti ecclesiali europei stiamo realizzando progetti per la formazione di badanti per l’assistenza domiciliare agli anziani, pasticcere esperte nella lavorazione del cioccolato, parrucchiere, e poi idraulici e meccanici».
Imparare dai più poveri
Da queste esperienze sono nate anche piccole realtà imprenditoriali. Il lavoro cambia la vita. Lo sa bene un gruppo di parrucchiere venezuelane ospitate nel 2016 a Cesena per un progetto organizzato assieme all’associazione “Orizzonti” e alla Confartigianato locale. Dopo aver beneficiato dei fondi e della formazione acquisita in quella occasione, queste donne tornano a casa, «e nel 2023 apprendono dell’alluvione che aveva devastato la Romagna. Subito si attivano: attraverso una delle nostre formatrici, Gloria, raccolgono loro stesse dei soldi da inviare alle colleghe italiane — racconta Marius commuovendosi —: una cifra piccola in senso assoluto, ma grandissima per loro. Grazie a questi gesti nasce un’amicizia forte, tanto che proprio a Cesena si apre un negozio di parrucchieri dedicato a Gloria. Due cose ho compreso allora: dentro un’intensità di vita come questa è impossibile non pensare che tutto ciò non lo faccia accadere Dio; secondo, impariamo dai più bisognosi e dai più poveri”. Del resto, lo diceva Madre Teresa, «ciò che conta non è fare molto, ma mettere molto amore in ciò che si fa».
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