Un momento del concerto dei King’s Singers. Un momento del concerto dei King’s Singers.  

Il Natale musicale dei King’s Singers

Un concerto a Roma per la stagione da camera dell’Accademia di Santa Cecilia conferma lo straordinario appeal di uno dei più importanti gruppi vocali al mondo

Carla Di Lena - Città del Vaticano

Sono sui palcoscenici di tutto il mondo dal 1968, con 150 album incisi e circa 200 concerti l’anno. Ci si può chiedere quali siano gli ingredienti dello straordinario successo dei King’s Singers. È la perfezione tecnica, la vastità e la varietà del repertorio, un marketing ben fatto. Ma c’è qualcosa in più. A questo pensavamo ascoltando i King’s Singer alla Sala Sinopoli a Roma per la stagione da camera dell’Accademia di Santa Cecilia il 4 dicembre scorso, mentre il pubblico in sala manifestava l’attesa dei grandi eventi e una vivacità più vicina ai fan dei divi pop che a quelli dei blasonati gruppi classici. I sei giovani uomini entrano cantando e si posizionano sul palco compatti, con la loro miracolosa emissione che già da sola è un’emozione. In abito scuro ma con T-shirt bianca al posto della camicia, si alternano nel presentare i pezzi che stanno per cantare in un italiano puntuale e volenteroso.

Dal nord del mondo a Disney

Il programma costruito sul tempo di Natale, fortunata coincidenza temporale, è diviso in sezioni tematiche. Gli inni natalizi, le luci del nord (Northern Lights, titolo del meraviglioso pezzo del compositore contemporaneo Ola Gjello), la musica del Nuovo Mondo (intendendo il mondo ispanico del Sud America da Tomas Luis de Victoria a Ariel Ramirez), la Sérénade d’hiver di Camille Saint-Saëns, e poi un omaggio ai 100 anni di Disney. In questa sequenza in cui la polifonia antica si accosta al canto tradizionale, in cui le terre desolate del nord si alternano al colore e alla ritmica della musica sudamericana, in cui la più rigorosa scrittura contrappuntistica figura al fianco della confortevole armonizzazione dei Comedian harmonist americani, il vero elemento unificatore è la bravura dei sei vocalist e la loro comunicativa.

Ricordi dall'infanzia

Insieme ad un bilanciamento mirabile dei diversi ingredienti musicali, il racconto di piccoli episodi o il più toccante riferimento alla tregua del Natale 1914, in cui Stille Nacht sorge dal nulla intonato a commento di un testo toccante recitato dal basso Jonathan Howard – tutto questo porta al pubblico umanità, emozione, empatia. Attenti a non rischiare mai la routine, confezionano programmi volutamente diversi in cui lasciano ogni volta una sezione libera, da decidere all’ultimo momento, per mantenere quella freschezza nell’interpretazione che è uno degli elementi del loro successo. Qualche sorpresa quindi nella sezione Disney, dove, oltre a When you wish upon a star da Pinocchio, hanno cantato musiche tratte da Dumbo, per tornare infine alle musiche natalizie dei classici americani. Tra bis richiestissimi e battute di inappuntabile humor inglese, la serata giungeva al termine dandoci la sensazione che i King’s Singers, un po' come il Concerto di Capodanno, appartengono alle categorie degli evergreen. Possono colorare la nostra serata di quel mix di sensazioni in cui riaffiorano l’infanzia, la tradizione, il sacro, la trasgressione impertinente, la avvolgente armonizzazione delle colonne sonore delle commedie americane.

E tutto questo entra nel cuore di chi ascolta.

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07 dicembre 2024, 13:18