"Il talento di Giacomo" vince il Premio Franco Bomprezzi
Vatican News
“Siamo come l’aria: c’è ma non si vede”. Questa frase che nasce dall’ascolto di una mamma di un giovane disabile è risuonata nel corso della premiazione, lunedì 2 dicembre, a Palazzo Grazioli a Roma, del premio Bomprezzi – Capulli. Si tratta di un riconoscimento che ogni anno viene assegnato ad articoli, servizi ed interviste riguardanti il mondo della disabilità e le tematiche sociali. Sono parole, quelle della mamma, che fanno pensare alle difficoltà che ogni giorno tante famiglie affrontano perché costrette, dinanzi all’assenza o alla poca assistenza delle istituzioni, a diventare necessariamente care-giver dei loro figli e con il cuore appesantito pensando al “dopo di noi”. Il secondo posto del premio Bomprezzi, cronista scomparso 10 anni fa che amava definirsi giornalista “a rotelle”, e che viene riconosciuto come uno dei massimi esperti di comunicazione in materia di disabilità, è andato al podcast in 5 episodi: “Il talento di Giacomo, dalla disabilità all’ispirazione” di Radio Vaticana – Vatican News, realizzato da Benedetta Capelli, Fabio Colagrande e Amedeo Lomonaco. “Un racconto – si legge nella motivazione del premio – che parte dal singolo per aprire le porte alla comprensione e all’empatia con grazia e delicatezza”. Il primo premio è andato invece a Paola Vecchia e Lorenzo Maria Grighi per un servizio del programma Presa Diretta di Rai 3.
Il valore della comunità
Giacomo Mattivi ha 21 anni, vive a Baselga di Pinè, in provincia di Trento, è affetto dalla distrofia muscolare di Duchenne, si muove su una carrozzina e usa il respiratore. La sua storia è al centro di un film-documentario della regista Lia Beltrami – “Green Lava” – che uscirà prossimamente. E' una vicenda che si intreccia con quella di una comunità che i genitori Stefano e Lara hanno cucito intorno a Giacomo e al fratello Mattia, scomparso due anni fa a causa della sua stessa malattia. “Mi hanno fatto vivere – dice Giacomo in un episodio del podcast, pensando ai suoi, – come i ragazzi della mia età”. La comunità - un gruppo di cinquanta giovani, solido e dinamico - è cresciuta nel tempo diventando nel 2018 un’associazione di promozione sociale e di crescita spirituale che si chiama "Shemà". Oggi l’associazione “abita” a Casa Iride, una struttura che in passato era un convento delle Suore della Carità di Montagnaga di Pinè. Inaugurata lo scorso 13 luglio, Casa Iride è diventata un centro di accoglienza e accompagnamento dei giovani nei mesi estivi. Il padre di Giacomo, Stefano Mattivi, in un'intervista alla Radio Vaticana, ha raccontato che per la sua famiglia, abituata a convivere con le fatiche e le sofferenze della disabilità, il podcast ha rappresentato un incoraggiamento: “Fa sempre un po' strano sentir raccontare la storia della propria famiglia in un podcast o in un documentario, perché sembra che sia una storia straordinaria. Mentre noi che viviamo la disabilità assieme a Giacomo sappiamo che è una cosa faticosa e ordinaria. Questo ci ha fatto pensare al senso del nostro cammino di fede e alla nostra associazione. Giacomo racconta, interpreta quello che ci è successo e gli dà un significato. E questo penso sia il significato della nostra fede. In fondo anche il Vangelo è una buona novella, è un racconto, è un trovare nelle pieghe della vita questa cosa bella che è il rapporto con Dio e può dare energia e significato”.
O supereroe o supersfortunato
Stefano ha espresso al meglio il rischio nel quale il giornalismo oggi può scivolare: raccontare o un supereroe o un supersfortunato. È in fondo la battaglia culturale che l’informazione è chiamata a fare. Le storie infatti parlano da sé e come ha spiegato Iacopo Melio, premiato con la menzione speciale dedicata ad Antonio Giuseppe Malafarina, citando Franco Bomprezzi, “le parole sono un contenitore di storie, persone e dignità per questo si ha il dovere di comunicarle bene”. Sul suo profilo Instagram Iacopo, attivista per i diritti umani, giornalista e divulgatore affetto dalla sindrome di Escobar, ha voluto ringraziare chi racconta la disabilità “senza pietismo, compassione e sensazionalismo, usando termini corretti”. Ha spiegato che non intende parlare dell’odierna Giornata Internazionale delle persone con Disabilità perché non gli piace che le istituzioni dedichino solo un giorno agli “invisibili”. Ha espresso però una speranza, rivolgendosi soprattutto ad Irene, giovane tiktoker con la sindrome di down, protagonista di un servizio del Tg2 che ha vinto il Premio Capulli, giornalista scomparsa nel 2015 e che aveva condotto “Tutto il bello che c’è”, la rubrica dedicata al sociale e alle buone notizie. Iacopo ha chiesto che le istituzioni e la società imparino a non vedere più differenze, fornendo a chiunque gli strumenti necessari per coltivare i propri sogni e per essere, nella piena parità, delle persone libere.
Gli italiani sanno che sulla disabilità c'è molto da fare
C’è molto lavoro da fare se si guarda infatti ai dati, resi noti durante la premiazione, del quarto rapporto dell'Osservatorio Cittadini e Disabilità con l’indagine Swg incentrata sulla percezione dell'opinione pubblica riguardo la disabilità. Per 7 italiani su 10 sia i cittadini che lo Stato dovrebbero fare di più per garantire la partecipazione paritaria delle persone con disabilità. C’è un'aggravante poi rispetto al 2021: cresce lo spostamento dalla voce “fare poco” verso la voce “fare nulla” per l'inclusione. Permangono, rispetto a tre anni fa, la tendenza al pregiudizio (da 66 a 62) e all'indifferenza (61) e quella alla discriminazione (da 44 a 40), anche se cresce l’atteggiamento sensibile e solidaristico al tema. Molto hanno fatto le Paralimpiadi sugli italiani con un giudizio positivo pari al 47%. Molto c’è ancora da costruire anche in un giornalismo di prossimità. Si potrebbe partire proprio da quello che ha più volte detto Papa Francesco che ha spiegato di non amare la parola “disabilità” e ha invitato ad usare i termini: “abilità differenti”. “Le parole sono importanti”: diceva Nanni Moretti e infatti raccontare il mondo vuol dire in qualche modo anche cambiarlo.
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