Siria, oltre 115mila sfollati per l'offensiva dei ribelli. L’Onu chiede il cessate il fuoco
Paola Simonetti – Città del Vaticano
Si estende rapidamente il controllo dei jihadisti nella parte nord occidentale della Siria. Dopo la presa dell’area di Aleppo, ora i ribelli, secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, sono alle porte di un’altra città cruciale, Hama di cui avrebbero bombardato alcuni quartieri. Le forze governative cercano di frenare l’avanzata, sostenute da Russia, Turchia e Iran, e hanno lanciato un'intensa controffensiva. teheran ha fatto sapere di essere pronta a inviare rinforzi, qualora il governo locale lo dovesse chiedere. Intanto, l'ambasciatore russo all'Onu, Vasilij Alekseevič Nebenzja, ha accusato l'Ucraina di sostenere militarmente i combattenti del gruppo islamista radicale Hayat Tahrir al-Sham che conducono l'offensiva contro le forze siriane.
La negoziazione
Proprio dalle tre potenze che appoggiano il governo siriano - e cioé Russia, Iran e Turchia -, arriva il tentativo di aprire un dialogo. Il presidente russo, Vladimir Putin, ha chiesto al suo omologo turco, Recep Tayyip Erdogan di "fermare l'aggressione terroristica contro lo Stato siriano”. Dal canto suo, il presidente Erdogan ha affermato che il governo del presidente siriano, Bashar Al Assad, deve impegnarsi in un "genuino processo politico per impedire che la situazione peggiori". Le condizioni del presidente turco avanzate ad Assad sono quelle relative ad una normalizzazione dei rapporti con Damasco, mentre il governo siriano chiede il ritiro delle truppe turche dal nord-ovest e dal nord-est del paese. Una presenza militare che Erdogan giustifica in funzione anti-curda.
L’appello dell’Onu
Sullo sfondo la fuga di decine di migliaia di civili, almeno 120 mila, stando a quanto riferito dalle Forze Democratiche siriane. Uno scenario allarmante per le Nazioni Unite che chiedono una urgente tregua. "Nell'ultima settimana – ha dichiarato l'inviato speciale dell'Onu, in Siria, Geir O. Pedersen durante la riunione del Consiglio di Sicurezza - abbiamo assistito a cambiamenti drammatici in prima linea. La situazione è estremamente fluida e pericolosa. Una vasta fascia di territorio è passata sotto il controllo di attori non statali e gruppi di opposizione armata e ora controllano di fatto un territorio con circa 7 milioni di persone, tra cui Aleppo". Un contesto, secondo Pedersen, nel quale il cessate il fuoco deve essere "accompagnato da un orizzonte politico credibile per il popolo siriano”.
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