Siria, Jolani: il Paese non sarà la base per attacchi contro Israele
Vatican News
La Siria "non verrà utilizzata" come base per attacchi contro Israele o qualsiasi altro Stato. In una intervista rilasciata al quotidiano britannico Times, Abu Mohammad al-Jolani, il capo della coalizione islamista che ha preso il potere a Damasco, torna a chiedere la fine agli attacchi aerei israeliani sul territorio siriano e il ritiro delle truppe dalle aree del Golan siriano, occupato dopo la caduta di Bashar al-Assad. "La giustificazione di Israele era la presenza di Hezbollah e delle milizie iraniane - ha detto al Jolani - e quella giustificazione è venuta meno".
Ripresa delle relazioni internazionali
Ormai da una decina di giorni le ambasciate di diversi Paesi sono tornate operative a Damasco, ultima in ordine di tempo quella libanese. Nella capitale siriana sono arrivate diverse missioni diplomatiche per incontrare le nuove autorità, impegnate a rassicurare le capitali straniere sulla loro capacità di pacificare la Siria, devastata da 13 anni di guerra civile. Oggi anche i diplomatici tedeschi incontreranno i rappresentanti del governo di transizione, mentre ieri era arrivata una delegazione britannica e l'Unione europea ha annunciato l'invio di un rappresentante e gli Stati Uniti hanno stabilito contatti con Hayat Tahrir al-Sham (Hts). Anche la Francia ha inviato a Damasco una missione diplomatica, la prima in 12 anni, per issare la bandiera sull'ambasciata, chiusa dal 2012.
Verso la normalizzazione
Il leader della coalizione che ha preso il potere in Siria l'8 dicembre si è impegnato a sciogliere e integrare nell'esercito le fazioni che hanno contribuito alla caduta dell'ex presidente Bashar al-Assad e ha chiesto la revoca delle sanzioni internazionali. I gruppi combattenti "saranno sciolti e i loro membri si uniranno ai ranghi del Ministero della Difesa, e tutti saranno soggetti alla legge".
Aperture e cautele
Mentre Bashar al-Assad si atteggiava a protettore delle minoranze in un Paese a maggioranza sunnita, diversi governi e organizzazioni, pur accogliendo con favore la sua caduta, sono in attesa di vedere come le nuove autorità tratteranno le minoranze. "La Siria deve restare unita e deve esserci un contratto sociale tra lo Stato e tutte le fedi per garantire la giustizia sociale", ha detto Ahmad al-Chareh incontrando i membri della comunità drusa. Davanti a una delegazione di diplomatici britannici, il nuovo uomo forte siriano "ha ricordato l'importanza di ristabilire le relazioni" con Londra e "ha sottolineato la necessità di revocare tutte le sanzioni imposte alla Siria per consentire il ritorno dei profughi".
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