Siria, una road map per la transizione
Silvia Giovanrosa -Città del Vaticano
Ci vorranno almeno tre anni per scrivere la Costituzione e uno in più per andare al voto. Il leader siriano Al Jolani, che ha deciso lasciare il suo nome di battaglia per riprendere quello di nascita, Aḥmad Ḥusayn al-Shara, parlando ad alla televisione saudita Al Arabiya, ha voluto consegnare all’opinione pubblica la sua roadmap per traghettare la Siria verso un futuro stabile ed inclusivo. Nel lungo cammino che dovrà condurre alla democrazia, il nuovo leader siriano deve convincere la comunità internazionale sull'affidabilità del governo di transizione, che comprende la componente islamica del movimento Hayat Tahrir al-Sham. Per prima cosa, ha dichiarato Al Shara, dovrà essere fatto un censimento della popolazione per arrivare, tra circa quattro anni, alle elezioni.
I rapporti con l’Iran e Russia e le trattative con i curdi
Durante la stessa intervista , Aḥmad Ḥusayn al-Shara, ha chiesto che tra Iran e Siria siano mantenuti buoni rapporti e rispetto reciproco. "La Siria non può andare avanti senza relazioni con un importante attore regionale come l'Iran ma queste devono essere basate sul rispetto per la sovranità di entrambi i Paesi e sulla reciproca non interferenza negli affari interni", ha detto il leader siriano che ha poi invitato la Russia, storica alleata del governo di Bashar Al–Assad, a non lasciare la Siria, dove Mosca ha importanti istallazioni militari. Tra le molte dichiarazioni Al – Shara, ha anche fatto riferimento ai rapporti con le Forze siriane democratiche (Sdf), guidate dai curdi e sostenute degli Stati Uniti. Secondo quanto affermato, sarebbero in corso delle trattative per integrare le Sdf con le forze militari nazionali: “Non ci sarà nessuna divisione della Siria” ha assicurato il leader.
Nuovo attacco israeliano a Damasco
Intanto, le forze armate israeliane continuano a colpire la Siria, con l’intento di distruggere le capacità militari a disposizione del nuovo governo. Una potente esplosione si è registrata ieri, domenica 29 dicembre in un deposito di armi appartenente al regime di Assad, vicino alla città industriale di Adra, alla periferia di Damasco. L'Osservatorio siriano per i diritti umani rende noto che nel raid hanno perso la vita almeno undici persone, di cui la maggior parte civili.
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