Cisgiordania, centinaia di persone in fuga da Jenin
Roberto Paglialonga - Città del Vaticano
Crescono la tensione e le azioni violente da parte israeliana nei territori palestinesi della Cisgiordania, con il rischio che si arrivi a un’escalation e che si apra un nuovo fronte di guerra. Centinaia di abitanti di Jenin, la città del nord dove si sta concentrando l’operazione “Muro di ferro” lanciata tre giorni fa dalle Forze di difesa israeliane (Idf), sono già scappate dalle loro case, dopo essere stati raggiunti da ordini di sgombero. Nel frattempo, l’esercito ha iniziato la demolizione di diversi edifici. Secondo il governatore della città, le forze israeliane hanno anche interrotto l’elettricità in alcuni ospedali, mettendo a repentaglio gli interventi di emergenza.
Bulldozer israeliani in azione
Le azioni israeliane, che hanno coinvolto grandi colonne di veicoli supportati anche da elicotteri, sono partite nella prima settimana di cessate-il-fuoco a Gaza che ha visto il primo scambio di ostaggi israeliani con prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri israeliane. I funzionari israeliani hanno dichiarato che l’operazione ha come obiettivo quello di «sradicare il terrorismo» di gruppi di militanti sostenuti dall’Iran nel campo profughi adiacente alla stessa città di Jenin. I bulldozer blindati hanno scavato le strade, rendendo difficile la circolazione, ma centinaia di persone sono state comunque costrette a lasciare le loro abitazioni nel campo, portandosi dietro valigie o sacchetti di plastica con i loro averi. L’Idf, per parte sua, ha invece negato di aver dato l’ordine di evacuazione, sostenendo che stava «permettendo a qualsiasi residente intenzionato a uscire dall’area di farlo attraverso percorsi sicuri e organizzati con la protezione delle forze di sicurezza israeliane».
La condanna dei Paesi arabi
Diversi Paesi arabi hanno condannato in queste ore quanto sta avvenendo. Dopo l’Arabia Saudita, anche l’Egitto — uno dei principali mediatori per la tregua a Gaza, assieme al Qatar — ha messo in guardia circa le potenziali ripercussioni sulla sicurezza e la stabilità dell’area. Le autorità del Cairo hanno sottolineato che questa iniziativa militare «mina gli sforzi regionali e internazionali per ripristinare la calma nei Territori palestinesi occupati e nella regione». E proprio il Qatar ha parlato di «palese violazione del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani», mentre la Giordania, con il suo ministro degli Esteri, intervenuto al Forum economico di Davos, ha dichiarato che «non sarà possibile affrontare un’altra guerra in Cisgiordania, Amman non potrà permetterselo».
Preoccupazione a Gerusalemme
Intanto, le autorità israeliane hanno annunciato la decisione di sfollare anche centinaia di cittadini di Gerusalemme dalle loro case nelle zone di Batn al Hawa e Silwan, a sud della moschea di Al Aqsa. Lo ha riferito un comunicato del governatorato di Gerusalemme, secondo cui l’associazione di coloni israeliani “Ateret Cohanim” ha rivendicato terre di proprietà che sarebbero state degli ebrei prima del 1948.
Da Hamas oggi i nomi dei prossimi ostaggi da rilasciare
Da Gaza, dove continuano a entrare i camion degli aiuti (altri 653 nella giornata di giovedì, secondo l'Ufficio Onu per gli affari umanitari - Ocha), è arrivata da parte di Hamas la lista con i nomi dei quattro ostaggi israeliani che saranno liberati sabato: si tratta delle soldatesse Karina Ariev, Daniella Gilboa, Naama Levy e Liri Albag, che verranno scambiate con 200 prigionieri palestinesi detenuti in Israele.
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