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La presidente Focsiv Ivana Borsotto La presidente Focsiv Ivana Borsotto 

Focsiv, nel 2025 rilanciare la cooperazione allo sviluppo

Per la presidente Ivana Borsotto, anche in un periodo di tagli ai bilanci pubblici, le istituzioni devono investire in politiche di crescita. A livello globale aumentano le disuguaglianze e non ci sono iniziative per promuovere il processo di pace in Ucraina e in Medio Oriente

Alessandro Guarasci - Città del Vaticano 

La cooperazione allo sviluppo rimane una Cenerentola nelle politiche di tanti Paesi europei. E l’Italia non fa eccezione. L’agenda 2030 prevede che le nazioni del cosiddetto 'Occidente industrializzato' destinino lo 0,7% del proprio Prodotto interno lordo proprio alla cooperazione, ma ad oggi la maggior parte non arriva nemmeno allo 0,30%. Ecco perché Focsiv ha rilancia per il 2025 la campagna 0,70, e questo perché “le risorse dell’Italia per la cooperazione internazionale allo sviluppo sono assolutamente insufficienti per raggiungere gli obiettivi prefissati e inadatte a fronteggiare la crisi pandemica COVID-19 e climatico-ambientale che rischiano di allontanarci dalla realizzazione degli obiettivi di sviluppo sostenibile”.

La cooperazione allo sviluppo dialoghi con le istituzioni

Ivana Borsotto, presidente della Focsiv, chiede un cambio di passo al mondo della politica europea. “Serve innanzitutto continuare a cercare il dialogo con le istituzioni e continuare a seminare fiducia – dice - io penso che un compito che la cooperazione internazionale ha è raccontare e dar voce al bene del mondo e fidarci del fatto che si può dialogare con le istituzioni, perché possano fermare questa corsa al riarmo. E la fiducia è fondamentale, perché dobbiamo continuare a pensare che la politica possa in qualche modo rispondere a quanto il mondo chiede. Perché chi fa cooperazione internazionale lavora per la pace, lavora per la giustizia, lavora per la libertà, per il riconoscimento dei diritti umani come Focsiv, lo facciamo in ottanta Paesi del mondo attraverso i nostri novantaquattro soci”.

Ascolta l'intervista a Ivana Borsotto

In aumento le disuguaglianze

Borsotto riconosce che ormai il mondo è profondamente interconnesso, dunque intervenire nei Paesi in via di sviluppo ha riflessi anche nei Paesi donatori. Le migrazioni ne sono un esempio lampante. Secondo il World Migration Report dell’International Organization for Migration (IOM) passiamo dagli stimati circa 84 milioni di migranti internazionali nel 1970, a 153 milioni nel 1990, agli attuali 281 milioni, circa tre volte tanto. Inoltre, i numeri sono in progressivo aumento: dal 2,3% della popolazione mondiale nel 1970 al 2,9% nel 1990, fino all’attuale 3,6% della popolazione mondiale. E sempre più spesso si lascia il proprio Paese per fuggire a fame e sottosviluppo. Il 50% più povero della popolazione detiene solo il 2% della ricchezza totale, mentre il 10% più ricco detiene il 76%. In termini di reddito il 10% più ricco della popolazione mondiale attualmente si accaparra il 52% del reddito globale, mentre la metà più povera della popolazione ne guadagna l’8,5%

Sussidi ambientali dannosi e corsa al riarmo

Spesso i Paesi europei, come scusa per non incrementare i fondi per la cooperazione allo sviluppo, adducono motivazioni legate all’alto debito pubblico, e alle necessità di contenere le spese. Ma per la presidente di Focsiv, ci sono molte spese che potrebbero essere tagliate. “Pensiamo ai sussidi ambientalmente dannosi che quest'anno valgono venti miliardi di euro – sottolinea Borsotto - Pensiamo a questa corsa, al riarmo che ci spaventa tantissimo e per i quali le risorse comunque si trovano. Noi invece pensiamo che la cooperazione internazionale sia un grande investimento e che i problemi di ciascuno sono i problemi di tutti, e che se non riusciamo in qualche modo a sentire i problemi dell'Africa e del sud del mondo come profondamente connessi al nostro futuro, vuol dire che non stiamo capendo in che mondo viviamo e soprattutto non ci stiamo attrezzando per i problemi che si potrebbero realizzare in futuro”.

Nuove iniziative pacifiste

Altro tema fondamentale è la pace, con una guerra in Ucraina che non accenna a finire, e col conflitto in Medio Oriente, che ha visto 45.581 palestinesi morti nella Striscia di Gaza dal 7 ottobre 2023 a causa dei raid israeliani. Sempre meno si parla di pace e sempre più e di corsa agli armamenti, fatto sta che la Nato chiede che i Paesi aderenti raggiungano una spesa di almeno il 2% in armi. Per Borsotto, quindi, “sicuramente la spinta pacifista deve fare un grande esercizio per unire ancora di più le forze per fare sistema, perché è come si facesse fatica a dar voce al bene. Io di questo ne sono veramente convinta, perché dall'osservatorio della Focsiv noi vediamo continuamente esperienze di pace, di costruzione di pace, di dialogo tra parti che sono in contrasto. E questo però non avviene perché non riusciamo a far sentire la nostra voce, ma perché evidentemente non riusciamo a unire le forze. Però io sono molto fiduciosa circa il fatto che c'è una consapevolezza dei cittadini su quanto  irrazionale la guerra sia, ma soprattutto di quanto bisogno di cooperazione ci sia nel mondo per affrontare le diseguaglianze, per affrontare il cambiamento climatico, il rischio di nuove pandemie e soprattutto il tema del riconoscimento dei diritti essenziali”.

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02 gennaio 2025, 12:47