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L'esito dei bombardamenti israeliani sulla Striscia di Gaza L'esito dei bombardamenti israeliani sulla Striscia di Gaza

Gaza, intensi attacchi su tutta la Striscia. Tensione alta anche in Cisgiordania

In attesa di una possibile tregua tra Hamas e Israele, continuano a cadere le bombe e a morire innocenti. In Siria forti scontri tra le forze filo-turche dell’Esercito libero siriano e i curdi dell’Ypg

Vatican News

Mentre si attendono ancora sviluppi dalle trattative in corso a Doha per il cessate-il-fuoco tra Israele e Hamas e la liberazione degli ostaggi detenuti nella Striscia, a Gaza i combattimenti e le bombe continuano a uccidere. Almeno nove persone, tra cui un bambino e un neonato di appena quindici giorni, rivela Al Jazeera, sono morti prima dell’alba di oggi a causa di attacchi delle Forze di difesa israeliane (Idf). I raid, aggiunge l’emittente del Qatar, sono stati lanciati poche ore dopo un intenso bombardamento nella zona umanitaria di Al Mawasi — vicino alla città meridionale di Khan Yunis — costato la vita a 20 persone, inclusi cinque bambini. Altre otto sono morte nei quartieri di Al-Shaghaf e Al-Tuffah a est di Gaza City.
L’Unwra ha denunciato su x la devastazione degli ospedali di Gaza, diventati «trappole mortali». E della catastrofica situazione umanitaria nell’enclave palestinese e degli sforzi di mediazione in corso per raggiungere una tregua hanno parlato i ministri degli Esteri degli Emirati Arabi Uniti (Uae), Abdullah bin Zayed, e di Israele, Gideon Sa’ar, incontratisi ad Abu Dhabi. L’agenzia di stampa emiratina Wam ha riferito che durante il summit — significativo perché le relazioni tra i due Paesi si sono normalizzate solo nel 2020 con la firma del cosiddetti “accordi di Abramo” e perché l’Uae ha spesso avuto una posizione critica nei confronti di Israele dall’inizio della guerra — si è discusso anche degli «sviluppi regionali e internazionali» che si sono verificati per raggiungere «un cessate-il-fuoco sostenibile» tra le parti a Gaza e una «sicurezza sostenibile» in tutto il Medio Oriente.

La proposta israeliana

Intanto, la tv pubblica israeliana Kan ha rivelato quella che sarebbe la proposta del governo di Benjamin Netanyahu come base per i negoziati in Qatar. Il documento è stato presentato al gabinetto ristretto e prevederebbe, tra l’altro, il ritiro dell’Idf dal corridoio Netzarim nel centro di Gaza; lo smantellamento totale degli avamposti militari nella Striscia; l’istituzione di un meccanismo per prevenire il ritorno di gruppi armati nel nord; l’ingresso di aiuti umanitari, incluso carburante, nell’enclave, a partire dal primo giorno dell’implementazione dell’accordo.Il documento stabilisce inoltre che Hamas rilascerebbe i rapiti in step successivi durante la fase umanitaria dell’intesa, ma Israele pretenderebbe la lista dei detenuti prima di procedere alla sua attuazione. Il presidente Usa eletto, Donald Trump, in una conferenza stampa di ieri ha minacciato che «se l’accordo non sarà concluso» e gli ostaggi liberati «prima che io assuma l’incarico, scoppierà l’inferno in Medio Oriente».
Un fronte già in bilico e che rischia di allargarsi è quello della Cisgiordania. Lunedì alcuni miliziani hanno ucciso tre cittadini israeliani, due donne e un agente fuori servizio, nel villaggio di al-Funduq, e il ministro della Difesa israeliano, Israel Katz, ha parlato di «atto di guerra» promettendo «un’azione potente contro i terroristi». Stamattina l’Idf ha comunicato l’uccisione di tre miliziani palestinesi a Nablus.

I combattimenti in Siria

La tensione rimane altissima anche in Siria, soprattutto Rimane alta la tensione nel nord-est, dove le forze filo-turche dell’Esercito libero siriano stanno preparando carri armati e artiglieria intorno alla città di Kobane per sottrarla all’organizzazione curda Ypg. Ancora scontri anche nella provincia di Manbij, dove i morti tra le due fazioni sono più di 100, secondo l’agenzia di stampa turca Anadolu. Il ministro degli Esteri di Ankara, Hakan Fidan, ha minacciato un’«operazione militare» contro i curdi «se l’Ypg non soddisferà le richieste della Turchia». Per fare il punto della situazione a Damasco a un mese dalla caduta di Bashar al-Assad si riuniranno domani a Roma i ministri degli Esteri delQuintetto formato da Usa, Francia, Germania, Regno Unito e Italia.

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08 gennaio 2025, 12:50