Il premier libanese Najib Mikati con l'inviato speciale Usa a Beirut Amos Hochstein Il premier libanese Najib Mikati con l'inviato speciale Usa a Beirut Amos Hochstein  (AFP or licensors)

In Libano il Parlamento riunito per eleggere il presidente

Prosegue il ritiro delle truppe israeliane dal sud del Paese mentre emerge la sfida della ricostruzione, secondo stime governative le macerie sono dieci volte più ingenti di quelle causate della guerra del 2006. Il 9 gennaio iniziano le votazioni per il nuovo capo dello Stato che manca dal 2022. Favorito il cristiano Aoun. Toninelli (Ispi): serve un accordo tra tutte le componenti religiose ed etniche

Marco Guerra – Città del Vaticano

All’indomani dell’inizio del ritiro delle truppe israeliane dal sud del Libano, l'inviato speciale Usa, Amos Hochstein, citato oggi dal quotidiano libanese al Akhbar, riferisce che Israele non si ritirerà del tutto dal sud del Paese dei Cedri ma manterrà una presenza militare su tre colline in territorio libanese a ridosso della linea blu di demarcazione tra i due Paesi.   Secondo il giornale, il piano israeliano sostenuto dagli Stati Uniti prevede un ritiro israeliano entro il 27 gennaio, come previsto dagli accordi di cessate il fuoco dello scorso 27 novembre.

Volume macerie 10 volte più alto del 2006

Intanto con il mantenimento della tregua emerge l’urgenza della sfida per la ricostruzione. Il Libano si prepara a rimuovere milioni di metri cubi di macerie degli edifici distrutti o danneggiati dalla guerra tra Israele ed Hezbollah, andata avanti dall'ottobre 2024 al novembre scorso. Secondo le stime del governo libanese, il volume totale varia tra 50 e 100 milioni di metri cubi, ovvero da 5 a 10 volte il volume delle macerie risultanti dalla guerra 2006, durata un mese. Il governo libanese ha stanziato circa 44 milioni di dollari per operazioni di rimozione delle macerie, intanto, in un rapporto dello scorso novembre, la Banca Mondiale ha calcolato le perdite dell'economia libanese a causa della guerra in circa 8,5 miliardi di dollari.

L’elezione del presidente

In questa cornice il Parlamento del Libano si riunisce domani, 9 gennaio per eleggere il presidente della Repubblica, dopo più di due anni di assenza di un capo dello Stato. Nabih Berri, presidente del Parlamento, lo aveva annunciato il giorno dell’inizio delle votazioni dopo il cessate il fuoco siglato tra Israele e Hezbollah. Berri è deciso a dare un nuovo presidente al Libano durante la sessione che si apre domani, evitando un nuovo rinvio. Tuttavia va considerato che per l'elezione di Michel Aoun, ultimo presidente in carica, ci vollero 46 sessioni di voto. Dalla fine del suo mandato, il 31 ottobre 2022, il Libano è senza un presidente. Da allora il Parlamento è profondamente diviso e ha tenuto 12 sessioni per eleggere il capo dello Stato, tutte fallite.

Toninelli (Ispi): il favorito è il generale Aoun

Luigi Toninelli, ricercatore dell’Ispi esperto di Medio Oriente, intervistato dai media vaticani, ricorda che la tregua tra Israele e Libano è molto fragile e che da novembre ci sono state 400 violazioni e 26 morti libanesi a causa di bombardamenti e combattimenti. Oltretutto l’esercito libanese fatica a dispiegarsi nel sud a causa della sua debolezza strutturale. “Per una pace duratura, bisognerà poi stabilire una volta per tutte le linea di confine tra Libano e Israele” aggiunge l’analista che poi sottolinea che sono stati distrutti oltre 40 ospedali e 6 scuole in tutto il Paese. Toninelli resta cauto anche riguardo alla possibilità di una scelta rapita riguardo al nuovo presidente del Libano. Secondo l’analista dell’Ispi alla votazione di giovedì si presenta come favorito il capo delle forze armate libanesi, il generale Joseph Aoun, il quale ha il sostegno di diverse potenze internazionali e regionali. La partita sarà decisa da un accordo tra le componenti della comunità cristiana, afferma Toninelli che ricorda che il presidente del Libano, per convenzione, è sempre un cristiano maronita. Dopo di che bisognerà anche far convergere la volontà delle comunità sciita e sunnita che restano molto divise.

Ascolta l'intervista a Luigi Toninelli

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08 gennaio 2025, 12:31