Venezuela, tensioni in vista dell’insediamento di Maduro
Stefano Leszczynski - Città del Vaticano
L’insediamento di Nicolás Maduro previsto per il 10 gennaio è ormai palesemente una questione internazionale, oltre che interna al Venezuela. Edmundo González Urrutia, candidato alla presidenza per la coalizione dell’opposizione, è da sabato scorso in viaggio per raccogliere adesioni a sostegno della sua rivendicata vittoria nelle elezioni dello scorso 28 luglio.
Internazionalizzazione della crisi
Dopo l’Argentina e l’Uruguay, González Urrutia è stato accolto alla Casa Bianca dal presidente Joe Biden e, in seguito, ha incontrato Mike Waltz, prossimo consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Trump. A livello internazionale, sono in molti a disconoscere la vittoria elettorale di Nicolás Maduro e a chiedere per il Venezuela un pacifico ritorno alla democrazia. La coalizione di opposizione venezuelana, guidata da Maria Corina Machado, dopo essere entrata in possesso dell’80% dei dati relativi al voto di luglio li ha pubblicati con l’intento di impedire a Maduro di venire investito per un terzo mandato presidenziale. La commissione elettorale nazionale invece si è sempre rifiutata di pubblicare i risultati dettagliati del voto.
Le forze armate con Maduro
A sostegno di Maduro ci sono i vertici dell’apparato istituzionale e amministrativo del Paese e gli alti comandi militari. A loro viene attribuita la dura repressione delle proteste post-elettorali che hanno portato all’arresto di oltre 2.000 persone. Il ministro della Difesa, Vladimir Padrino, ha assicurato che le forze armate riconoscono Maduro come presidente. Inoltre, il ministero dell’Interno di Caracas ha diffuso una taglia di 100.000 dollari per chiunque fornisca informazioni utili all’arresto di González Urrutia, attualmente in esilio in Spagna.
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