RD Congo, riprendono gli scontri armati nel Sud Kivu
Valerio Palombaro e Linda Bordoni - Città del Vaticano
Nuovi scontri armati sono scoppiati da stamattina all’alba tra i ribelli del gruppo armato M23 e l’esercito della Repubblica Democratica del Congo, nella regione orientale del Sud Kivu, interrompendo due giorni di una fragile tregua.
L’avanzata nel Sud Kivu
Le agenzie, citando fonti locali, riferiscono di scontri particolarmente intensi vicino a Ihusi, a circa 70 chilometri dal capoluogo del Sud Kivu Bukavu. L’esercito congolese ha intanto inviato rinforzi nell’area di Kavumu, dove si trova un aeroporto e una base militare. La città di Bukavu si sta preparando all’offensiva dei ribelli di M23 da diversi giorni e venerdì scorso le scuole e i negozi sono stati chiusi, con gli abitanti che hanno iniziato la loro fuga dalla città per paura di un attacco imminente. Dopo la conquista del capoluogo del nord Kivu, Goma, il gruppo M23 procede l’avanzata verso sud.
La crisi umanitaria a Goma
Ma a Goma la situazione è ancora critica, con una grave crisi umanitaria che sta mettendo in ginocchio la popolazione. “La città di Goma è ancora in uno stato di conflitto tra l'esercito congolese e l'M23”, afferma Padre Marcelo Oliveira, missionario comboniano portoghese, in un messaggio inviato ad Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs). Sono state uccise circa 3000 persone e ci sono migliaia di feriti. “Gli ospedali sono affollati e anche i campi profughi sono stati attaccati", aggiunge.
Il vertice in Tanzania
Nel fine settimana, in Tanzania, i capi di Stato e di governo dell’Africa orientale e meridionale si sono riuniti in un summit durante il quale hanno chiesto un “immediato e incondizionato” cessate il fuoco entro cinque giorni, temendo la diffusione nei Paesi circostanti del conflitto che ha già causato troppi morti e decine di migliaia di sfollati. “Già prima della guerra, c’erano oltre 400.000 sfollati nei campi attorno Goma”, ricorda Bernard Balibuno, in un’intervista ai media vaticani, il direttore in Repubblica Democratica del Congo del Cafod, l’Agenzia cattolica per lo sviluppo d'oltremare. I ribelli avanzano, spiega Balibuno, «e questi campi sono stati smantellati: ora stimiamo che ci sono almeno 600.000 persone sfollate in condizioni disperate”. Una situazione aggravata dal fatto che ci troviamo nella stagione delle piogge, per cui per le persone diventa particolarmente duro non avere un tetto sotto cui vivere. “Solitamente sarebbero stati ospitati dalle famiglie locali, ma ora anche queste famiglie sono dovute fuggire per tutelare la propria incolumità”, spiega il direttore del Cafod. Anche gli ospedali sono sotto pressione, sopraffatti dai flussi di civili feriti e dalle richieste di medicinali. “E anche l’obitorio è pieno”, dichiara Balibuno, che si dice molto preoccupato dal rischio di diffusione del colera. Ma nonostante tutto, la Chiesa continua ad aiutare. “Questa guerra – conclude - è stata oscurata dai conflitti in Medio Oriente e Ucraina, ma abbiamo perso 10 milioni di persone” in anni di violenze, di cui 3000 solo negli ultimi giorni.
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