Usa, Trump cancella miliardi di aiuti internazionali
Francesco Citterich - Città del Vaticano
Nella prima riunione, ieri, della nuova amministrazione statunitense, il presidente, Donald Trump, ha calato la scure sui finanziamenti internazionali gestiti ed erogati dall’UsAid, l’Agenzia americana per lo sviluppo internazionale, tagliandoli del 92 per cento. Nel motivare il drastico provvedimento, Trump ha evidenziando diverse criticità nella gestione dei fondi dell’Agenzia — istituita nel 1961, per volere del presidente John Kennedy, da una legge del Congresso —, che gestisce un bilancio annuale di 42,8 miliardi di dollari, pari al 42% degli aiuti umanitari mondiali.
I tagli sulle attività di UsAid
Secondo Washington, molti finanziamenti venivano erogati senza un adeguato controllo sugli effettivi risultati, portando a sprechi e inefficienze. Inoltre, si è ritenuto che parte dei fondi sostenesse programmi «non in linea» con la politica dell’amministrazione, come quelli legati alla salute riproduttiva, all’inclusione delle minoranze, alle politiche della comunità Lgbtq+ e alla lotta al cambiamento climatico, tematiche spesso criticate dai repubblicani. A ciò si aggiungono le accuse di sprechi e cattiva gestione. La Casa Bianca di Trump ha infatti denunciato che milioni di dollari sono stati destinati a progetti giudicati inutili, come quelli per «la promozione della diversità e l’inclusione nei luoghi di lavoro e nelle comunità imprenditoriali della Serbia, un’opera teatrale transgender in Colombia e il finanziamento di veicoli elettrici in Vietnam».
Le ripercussioni sui Paesi fragili
Con questa massiccia sforbiciata, l’ UsAid rischia ora di perdere la sua storica influenza nella cooperazione internazionale. Organizzazioni umanitarie e diversi governi stranieri hanno espresso «profonda preoccupazione», sottolineando l’impatto devastante sui progetti di sviluppo, salute e istruzione nei Paesi più fragili. Negli anni, i principali beneficiari degli aiuti sono stati Ucraina, Somalia, Yemen, Afghanistan, Nigeria, Sud Sudan, Siria, Etiopia, Giordania e Repubblica Democratica del Congo.
I dazi a Ue, Canada e Messico
Nella stessa riunione, il presidente Trump ha annunciato dazi del 25% ai Paesi dell’Unione europea «su auto e altre cose» I dettagli non sono ancora chiari. «Saranno annunciati a breve», ha precisato Trump, avvertendo anche Canada e Messico che sui dazi «non intende fermarsi». Per i due Paesi vicini degli Stati Uniti scatteranno il 2 aprile. La replica di Bruxelles non si è fatta attendere: «Reagiremo immediatamente e fermamente», ha fatto sapere un portavoce della Commissione europea. In una nota odierna, intanto, il Cremlino ha dichiarato che «le guerre commerciali danneggiano tutti».
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