Gaza di nuovo sotto le bombe, oltre 300 i morti
Roberta Barbi – Città del Vaticano
Domani avrebbe compiuto due mesi l’accordo per la tregua a Gaza firmato da Israele e Hamas il 19 gennaio, ma stanotte le forze di difesa israeliane l’hanno rotta con un massiccio attacco aereo condotto su tutta la Striscia che, secondo le ultime stime, avrebbe causato almeno 350 morti – per la maggior parte donne, anziani e bambini - ma il bilancio è destinato a crescere. Le forze di difesa israeliane in mattinata hanno ordinato l'evacuazione dei residenti della Striscia di Gaza che si trovano nelle zone confinanti con Israele.
Il nodo della restituzione degli ostaggi
Un attacco preventivo per evitare il riarmo e la riorganizzazione offensiva di Hamas, di cui gli Stati Uniti erano stati informati, lo ha definito Israele, motivato dalla resistenza di Hamas a liberare i 59 ostaggi che ha ancora in mano, di cui si stima che 22 siano ancora vivi. “A Gaza si apriranno le porte dell’inferno, verrà colpita con una forza mai vista prima”, ha annunciato il ministro israeliano della Difesa Katz, che ha aggiunto: “Combatteremo fino alla restituzione di tutti gli ostaggi e al raggiungimento di tutti gli obiettivi di guerra”, gli attacchi quindi proseguiranno, fanno sapere gli israeliano "finché sarà necessario", insistendo soprattutto sulle scuole e sui campi che ospitano gli sfollati. Hamas, che accusa Israele "di sacrificare gli ostaggi e imporre loro una condanna a morte", sarebbe intanto "al lavoro" con i mediatori dei negoziati con gli israeliani sul cessate il fuoco a Gaza per"frenare l'aggressione" sulla Striscia. Lo ha dichiarato il portavoce del gruppo che ritiene che Israele, opponendosi "all'accordo di cessate il fuoco", abbia attaccato per "imporre nuove condizioni negoziali".
Il fallimento dei negoziati
A Doha erano ripresi i colloqui con la mediazione del Qatar, che si sono poi conclusi con un nulla di fatto: mentre, infatti, Hamas premeva per l'avvio della seconda fase dei negoziati, Israele puntava a un proseguimento della prima, con l'ulteriore liberazione di ostaggi, ma senza la conclusione del conflitto o il ritiro dei soldati, e per fare pressioni aveva interrotto anche l'ingresso degli aiuti e la corrente elettrica nella Striscia.
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