Gaza. Francia, Germania e Regno Unito chiedono ad Israele di fermarsi
Andrea De Angelis - Città del Vaticano
Ancora bombardamenti israeliani su Gaza, nella notte tra venerdì 21 e sabato 22 marzo, in particolare su Rafah e Khan Younis. Da quando si è interrotto il cessate il fuoco, secondo i media locali, sono stati uccisi centinaia di persone, tra loro almeno 200 minori, come denunciato dall'Unicef. In uno degli attacchi, come riportato dall'esercito israeliano, sarebbe rimasto ucciso anche il capo dell'intelligence militare di Hamas nella Striscia, Osama Tabash, figura di rilievo nel gruppo fondamentalista. Colpito anche un ospedale costruito dalla Turchia nei pressi del Corridoio Netzarim. Ankara ha condannato l'accaduto, denunciando "un attacco deliberato" contro una struttura in quel momento priva di pazienti, ma ritenuta l'unica in grado di fornire cure oncologiche. Proseguono intanto le proteste a Tel Aviv e Gerusalemme per chiedere lo stop alla guerra, mentre il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha licenziato Ronen Bar, il capo dello Shin Bet, l'agenzia di intelligence interna israeliana, provvedimento poi congelato dall'Alta Corte.
L'appello congiunto
Francia, Germania e Regno Unito hanno chiesto un "ritorno immediato al cessate il fuoco", definendosi "indignati" per il numero di vittime tra i civili da quando Israele ha violato la tregua. In una dichiarazione congiunta, i ministri degli Esteri Jean-Noël Barrot, Annalena Baerbock e David Lammy hanno denunciato nella serata di venerdì "una drammatica battuta d'arresto per la popolazione di Gaza, gli ostaggi, le loro famiglie e l'intera regione" chiedendo con "urgenza il ritorno immediato al cessate il fuoco".
La smentita dell'Egitto
L'Egitto ha intanto smentito "categoricamente" le notizie di stampa secondo cui sarebbe pronto ad accogliere in maniera temporanea mezzo milione di residenti di Gaza in una città designata nel Sinai settentrionale, nell'ambito della ricostruzione della Striscia.
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