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Il manifesto dell'edizione 2025 di LibriCome Il manifesto dell'edizione 2025 di LibriCome

Si parla di “pace” a LibriCome 2025, il festival romano sulla lettura

Scrittori, intellettuali, giornalisti, politici, artisti, italiani e internazionali sono protagonisti dal 21 al 23 marzo all’Auditorium Parco della Musica, di più di cento eventi, tra lezioni, dialoghi, reading e mostre. "Pace è la parola più fraintesa, strattonata, lacerata dal dibattito pubblico e politico - spiega Rosa Polacco, tra i curatori del festival - ma non si può scindere da libertà e giustizia"

Fabio Colagrande – Città del Vaticano

“Dobbiamo disarmare le parole, per disarmare le menti e disarmare la Terra” ha scritto il 14 marzo Papa Francesco in una lettera rivolta al direttore del quotidiano “Corriere della sera”. Sembra paradossale che uno dei vocaboli da disarmare sia - a volte - proprio il termine “pace”, un lemma dietro al quale, sin dal tempo del motto latino “Si vis pacem, para bellum”, possono celarsi piani, tutt’altro che pacifici, di riarmo, guerre ritenute “giuste”, di legittima difesa o addirittura preventive.

Una parola "strattonata"

E proprio alle diverse sfumature e alle diverse prospettive che può assumere la parola pace è dedicata la sedicesima edizione di “LibriCome”, la festa del libro e della lettura, prodotta dalla Fondazione Musica per Roma, che si svolge all'Auditorium Parco della Musica della Capitale dal 21 al 23 marzo. “Quando l'abbiamo pensata, come parola chiave di questa edizione sembrava una speranza, oggi diventa una forte necessità”, spiega Rosa Polacco, autrice e conduttrice radiofonica di Rai Radio Tre, curatrice della rassegna con Marino Sinibaldi e Michele De Mieri. “È una parola forse la più difficile tra tutte quelle che abbiamo usato in questi anni, perché è la più fraintesa, strattonata, lacerata dal dibattito pubblico e politico, ed è una parola che non si può scindere da libertà e giustizia”.

Attorno alla parola pace, ruotano tutti i 116 eventi della Festa di quest’anno: lezioni, dialoghi, reading e mostre, che coinvolgono oltre trecento tra scrittori, intellettuali, giornalisti, politici, artisti, italiani e internazionali. “Molti degli ospiti che abbiamo chiamato a intervenire su questo tema anche dalle loro prospettive diverse, geografiche, professionali, autoriali, - spiega ancora la curatrice dell’evento - si interrogheranno su cosa significa oggi la parola pace, la parola difesa, se sono in contraddizione o meno, nei loro paesi, ma guardando ai grandi equilibri internazionali”. Tra gli ospiti stranieri che si soffermeranno sul tema c'è il premio Nobel per la pace, Shirin Ebadi, avvocata iraniana, che ha vinto il premio nel 2017, la prima persona del suo Paese e la prima donna musulmana a ottenere il prestigioso riconoscimento.

I curatori della manifestazione Marino Sinibaldi, Rosa Polacco e Michele Di Mieri con l'Assessore alla cultura di Roma, Massimiliano Smeriglio, e l'Amministratore Delegato della Fondazione Musica per Roma, Raffaele Ranucci
I curatori della manifestazione Marino Sinibaldi, Rosa Polacco e Michele Di Mieri con l'Assessore alla cultura di Roma, Massimiliano Smeriglio, e l'Amministratore Delegato della Fondazione Musica per Roma, Raffaele Ranucci   (Dmitri N. Smirnov)

Scrittori da tutto il mondo

Il festival romano del libro è da sempre, infatti, molto attento alla letteratura di altri paesi, non guarda solo all'Italia. “La parola pace naturalmente domina il campo della geopolitica e degli equilibri internazionali, ma ci dà la possibilità di riflettere anche su altri aspetti - spiega ancora Rosa Polacco - come quello delle relazioni tra individui e società, tra uomo e donna, o per esempio il discorso sul clima, tanti aspetti che hanno posto questioni conflittuali e controverse in questi anni”. Temi sui quali rifletteranno autori stranieri come il premio Pulitzer Nathan Thrall, ebreo statunitense, e l'altro premio Pulitzer, lo scrittore e blogger vietnamita Viet Thanh Nguyen, oppure lo scrittore israeliano Eskhol Nevo, il giornalista palestinese Sami al-Ajrami, lo scrittore russo di origine georgiana Boris Akunin e il brasiliano Marcelo Rubens Paiva, autore del libro “Sono ancora qui”, dal quale è stato tratto il film di Walter Salles, fresco vincitore dell'Oscar come miglior film internazionale.

Pace, segno di speranza

“Il primo segno di speranza si traduca in pace per il mondo, che ancora una volta si trova immerso nella tragedia della guerra”, ha scritto Papa Francesco nella Bolla di indizione dell’Anno santo del 2025. E anche il nesso tra Giubileo, pace e speranza sarà affrontato a “Libri come”. “Un altro incontro molto importante per noi - aggiunge la giornalista di Radio Tre - in un anno come questo, 2025, l'anno del Giubileo, è quello con l’arcivescovo Paglia, che sarà in dialogo con lo scrittore, giornalista Corrado Augias, prendendo spunto dal suo libro “Il primo giorno di un mondo nuovo, il libro del Giubileo”.

"Non fermarsi al primo significato"

Ma qual è può essere il ruolo degli scrittori in uno scenario geopolitico così complesso? I libri sono uno strumento per capire ma anche per dialogare? “I libri sono innanzitutto lo specchio, che amiamo di più, della realtà, perché nei libri c'è il mondo”, riflette Rosa Polacco. “E quello che fanno gli scrittori, il bene più prezioso che ci regalano è proprio quello a cui fa riferimento Papa Francesco, ricordarci l'importanza delle parole, la necessità di non fermarsi mai ai significati più ovvi delle parole e delle questioni che le parole stesse agitano intorno a noi. Distinguerle sempre, scinderle, analizzarle nei contesti della storia, del romanzo, della saggistica”.

I giornalisti che raccontano la guerra

La festa del libro e della lettura darà spazio anche ai giornalisti che in questi anni hanno vissuto dal vivo la guerra. “Ce ne saranno molti - spiega la curatrice dell’evento - a partire da Francesca Mannocchi, che parteciperà a due incontri: uno sul suo documentario “Lirica Ucraina” e poi un dialogo con il premio Pulitzer Nathan Thrall, dedicato al suo romanzo ‘Un giorno nella vita di Abed Salama’ che racconta il conflitto in Medio Oriente sulla base di interviste e vicende realmente accadute in tempi recenti a Gerusalemme”. Tra i partecipanti, anche altri giornalisti impegnati sul fronte, come Lucas Steinmann, reporter e docente universitario italo-svizzero, che presenta il suo libro “Vite al fronte. Donbass, Libano, Siria, Nagorno-Karabakh”, il grande intreccio delle guerre del nostro tempo che si alimentano a vicenda, narrato attraverso le testimonianze di soldati e civili che, travolti dai conflitti, non riescono più a liberarsene, nemmeno fuggendo all’estero.

Leggere ci mette in discussione

Quando leggiamo una storia, ha spiegato Papa Francesco nella sua ‘Lettera sul ruolo della Letteratura nella formazione’, “diventiamo più sensibili di fronte alle esperienze degli altri, usciamo da noi stessi per entrare nelle loro profondità, possiamo capire un po’ di più le loro fatiche e desideri, vediamo la realtà con i loro occhi”. “Leggere - commenta Rosa Polacco - ci mette in discussione, è la prima attività critica che impariamo, o dovremmo imparare, sin da quando siamo piccoli. Perché i libri, la scrittura altrui ci pone davanti all'altri mondi e necessariamente fa sorgere in noi delle domande. Se sappiamo seguirle, se sappiamo ascoltarle, ecco che leggere diventa soprattutto un'azione quotidiana di esercizio critico”.

Ascolta l'intervista a Rosa Polacco, tra i curatori del festival LibriCome

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20 marzo 2025, 14:42
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